Icgeb, un farmaco per stoppare il virus
TRIESTE Per vincere la battaglia contro il Covid-19 e trovare al più presto una terapia in grado di sconfiggerlo le alleanze sono indispensabili: nasce in quest’ottica il progetto Farmacovid, che riunisce le competenze del laboratorio di Virologia molecolare dell’Icgeb di Trieste e quelle dell’Istituto di Biofisica (Ibf) del Consiglio nazionale delle ricerche. Alessandro Marcello dell’Icgeb ed Eloise Mastrangelo e Mario Milani dell’Ibf di Milano sono al lavoro incessantemente per la ricerca di un farmaco in grado di eliminare il coronavirus e hanno lanciato una campagna di raccolta fondi a livello nazionale per sostenere il progetto. Ne abbiamo discusso con il virologo dell’Icgeb parte della task force triestina che lo scorso 15 marzo ha isolato e sequenziato il genoma del virus che circola in Friuli Venezia Giulia: un passo fondamentale per capire le caratteristiche del nuovo Coronavirus e testare farmaci e vaccini per contrastarlo.
«Per avere un vaccino efficace dovremo attendere almeno l’inizio del prossimo anno. Ma di intoppi ce ne possono essere, basti pensare ai tanti tentativi per trovare un vaccino contro l’Hiv. Perciò intanto miriamo a testare gli antivirali», spiega Marcello. Nell’immediato la ricerca prevede di riproporre alcuni farmaci già in uso sull’uomo, sul lungo termine invece l’obiettivo è quello di “disegnare” un farmaco specifico per sconfiggere il nuovo Coronavirus.
Quali sono gli antivirali attualmente in uso per la cura del Covid-19?
La Clorochina e il Remdesivir, che sono già stati usati per altri virus e hanno dimostrato una certa efficacia anche per il Sars-CoV-2. Ma c’è un ampio dibattito in corso sui loro effetti collaterali.
Ne avete individuati altri?
Abbiamo identificato un farmaco già ampiamente usato per il trattamento di alcune malattie genetiche molto rare, il Miglustat. In laboratorio abbiamo dimostrato che questa molecola è in grado di inibire l’infezione da Sars-Cov-2. Adesso stiamo per pubblicare il lavoro e proseguiremo su questa strada per tentare di avviare dei trial clinici su questo farmaco.
Com’è strutturata la collaborazione con il Cnr-Ibf?
In passato abbiamo lavorato insieme su altri virus: loro si occupano di identificare alcune molecole che possono essere valide candidate antivirali attraverso metodi computazionali di screening, applicati direttamente su bersagli proteici di Sars-CoV-2. Noi invece eseguiamo i test virologici: studiamo l’attività virale su cellule umane infettate.
Qual è la novità del progetto Farmacovid?
Tenteremo di identificare nuove molecole da utilizzare per la terapia. All’Ibf si lavorerà su grandi database di molecole: verrà effettuata una prima valutazione sulla loro efficacia con tecniche di simulazione e modellistica computazionale. Agli screening virtuali seguirà la nostra valutazione virologica: se in laboratorio verrà riscontrata un’attività delle molecole identificate si potrà lavorare modificandone la struttura chimica per renderle più attive. Il meccanismo è lo stesso che si utilizza per aprire una serratura di cui non si possiede la chiave: prima si prova a disegnare una chiave che possa funzionare, quindi si testa e si modella finché non s’inserisce a perfezione nella serratura.
Perché avete deciso di avviare un crowdfunding?
In questo momento sono ancora pochi i finanziamenti per la ricerca sul Covid-19, ma è importante attivare subito questo tipo di sperimentazione: perciò abbiamo deciso di rivolgerci al pubblico per poter finanziare questo tipo di ricerca. —
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