Icgeb, il mondo della ricerca è di casa a Trieste

Il suo quartier generale è a Trieste, ma i suoi laboratori si trovano anche a New Delhi, in India, e a Cape Town, in Sudafrica. È un network di più di 500 ricercatori, un centro di eccellenza che consente ai giovani scienziati dei Paesi in via di sviluppo di confrontarsi e crescere assieme ai migliori esperti nel campo delle scienze della vita. È un fiore all’occhiello del cosiddetto Sistema Trieste.
Il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) è stato fondato nel 1987 (in India e Trieste) come progetto dell’Unido, per sostenere la cooperazione scientifica internazionale, e nel 1994 è diventata un'organizzazione intergovernativa autonoma, impegnata nella formazione e nella ricerca di frontiera in biomedicina.
L’edificio di 10mila metri quadrati nel campus di Padriciano di Area Science Park è un eccezionale melting pot: l’attività dei 19 gruppi di ricerca coinvolge circa 200 persone di ben 25 diverse nazionalità.
La lotta contro le malattia infettive, come la dengue o l'encefalite virale, è al centro del lavoro quotidiano di alcuni ricercatori. Altri invece cercano di trovare terapie innovative per mettere all’angolo tumori, malattie cardiovascolari, come l’infarto del miocardio e lo scompenso cardiaco, e neurodegenerative, come per esempio le demenze e la sclerosi laterale amiotrofica (sla). Altri ancora esplorano la biologia dei batteri, per sconfiggere quelli che causano ingenti danni alle colture di riso o alle piante di ulivo. E infine c’è chi pensa a nuove applicazioni della terapia genica alle malattie ereditarie e alle vaccinazioni.
Attività che hanno prodotto risultati importanti, come l’identificazione della proteina il cui malfunzionamento è alla base della sla, scoperta che potrà aiutare a capire come ritardare o bloccare la malattia. O quelli raggiunti sul fronte dello sviluppo di nuove terapie sperimentali per riparare i cuori infranti, grazie ai progressi della medicina rigenerativa. O ai più recenti su Hiv: i ricercatori dell’Icgeb hanno individuato ciò che permette al virus di nascondersi all’interno delle cellule che infetta, diventando di conseguenza invisibili per il sistema immunitario e per i farmaci antivirali.
Il Centro è finanziato direttamente dai governi di più di 60 Paesi. Ma la fetta più grossa dei finanziamenti è quella erogata dal nostro Ministero degli Affari Esteri, e a seguire da quello dell’India e del Sudafrica, i tre Paesi che ospitano le sedi dell’Icgeb. Nel 2013 il budget ammontava a circa 15,5 milioni di euro. Alle entrate ministeriali, però, bisogna sommare i finanziamenti che gli scienziati riescono ad aggiudicarsi per specifici progetti di ricerca. Dall’European Research Council della Commissione Europea alla Bill & Melinda Gates Foundation, da Telethon all’AIRC, sono diverse infatti le agenzie governative, le industrie e le fondazioni in ambito medico che sostengono il lavoro dei ricercatori “triestini” e dei loro colleghi in India e Sud Africa. Proprio grazie al sostegno della Bill & Melinda Gates Foundation, per esempio, nei laboratori indiani sono riusciti a sviluppare un vaccino contro la malaria.

L’Icgeb, del resto, è molto attivo anche sul fronte del trasferimento tecnologico. Risale a poco fa, per esempio, il lancio in India di un nuovo kit per diagnosticare in modo veloce e sicuro la celiachia, e poter dire addio alle complicate analisi di laboratorio necessarie per la diagnosi precoce. Questo kit si aggiunge a una lunga lista di kit, prodotti in India sulla base di tecnologie sviluppate dall'Icgeb, per diagnosticare diverse malattie, tra cui Hiv, Epatite B, Epatite C, e già commercializzati in oltre 40 paesi in via di sviluppo, anche attraverso l'Organizzazione Mondiale della Sanità: una dimostrazione concreta dell'impatto dei programmi di ricerca dell'Icgeb sulla salute mondiale.
Il Centro di ingegneria genetica e biotecnologie è considerato una creatura del genetista Arturo Falaschi, pioniere in Italia negli studi del Dna. Scomparso a giugno 2010, ha avuto un ruolo fondamentale nello stabilire la sede del Centro a Trieste, creare i laboratori qui e a Nuova Delhi e promuoverne lo sviluppo e la reputazione a livello internazionale. Falaschi è stato il primo direttore della componente triestina e dal 1989 direttore generale. Nel 2004, poi, alla direzione generale del Centro c’è stato il passaggio di testimone. A Falaschi è succeduto Francisco Baralle che a sua volta, lo scorso anno ha lasciato il timone a Mauro Giacca.
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