Ial, contratti di solidarietà contro la crisi
Sindacalisti “contro” sindacalisti: la crisi mette in difficoltà anche lo Ial Fvg, la più importante raltà della formazione in Friuli Venezia Giulia, ponendo di fronte, attorno a un surreale tavolo di negoziato, gli esponenti della proprietà della Srl, la cui maggioranza è detenuta dalla Cisl, lo storico sindacato d’ispirazione cattolica, e i sindacalisti “veri e propri”, cioè i rappresentanti dei 217 dipendenti.
Al centro della vertenza i “tagli” da effettuare per fare fronte a una fase di particolare difficoltà economica: si è deciso d’introdurre contratti di solidarietà. La sofferenza finanziaria, per il presidente Elvio Di Lucente, è dettata principalmente dall’inaridirsi di quello che era e resta il maggiore flusso finanziario per lo Ial, il Fondo sociale europeo: dai 10 milioni di euro assegnati nel 2011 si è passati agli 8 del 2012 e ai poco meno di 5 del 2013. Un “deficit” di quasi 5 milioni. È infatti con il denaro europeo che vengono in gran parte finanziati gli innumerevoli corsi che Ial Fvg, il più importante per organico, volume e fatturato dei tanti centri regionali della catena sorta negli Anni 60, organizza ogni anno, con docenti interni ed esterni. Le attività vengono svolte in base a bandi della Regione, per legge il “gestore” della formazione. Anche l’ente locale, visti i tempi, ha stretto i cordoni della borsa: da qui la crisi che vedrà coinvolta anche la sede di Trieste, dove lavorano 15 persone. Ciò anche se la struttura in via Pondares è, tra le tante, forse troppe in affitto o di proprietà della società per azioni, quella che proporzionalmente da anni produce più redditività.
Lo Ial ha un piccolo “impero” immobiliare dai costi sempre più alti: tra uffici e scuole alberghiere, è presente oltre che nei capoluoghi di provincia anche a Monfalcone (insediato addirittura in un intero hotel, l’”Europalace”), a Maniago, Gemona, Latisana, Aviano e Magnano in Riviera. Ma il responsabile Ial è di diverso avviso, anzi punta a trovare nuove sedi da affittare, mentre Roberto Boni, sindacalista Cgil, sospende il giudizio sulla strategia: «L’intento è di offrire i servizi sul territorio. Difficile per noi valutare il rapporto costi-ricavi».
«Stiamo soffrendo - spiega Di Lucente - per una vacatio, una sorta d’interruzione nel ciclo del sistema formativo adottato dall’Unione europea, che si basa su settennati. La fine di un periodo e l’inizio di quello successivo, che in questo caso partirà col nuovo anno, è per noi sempre problematico». La crisi globale ha fatto il resto. In recenti trattative l’azienda ha ritirato la dichiarazione di 43 esuberi e quindi la messa in mobilità del personale, raggiungendo un accordo per i contratti di solidarietà. Ora il contendere è su come implementare il sistema: per Di Lucente facendo una selezione, come del resto prevedono le norme, che eviti di “tagliare” personale con posizioni che più “producono reddito”; per la sua controparte in maniera generalizzata. Probabilmente con una redistribuzione dei carichi di lavoro. Tutto in attesa della ripresa con i nuovi fondi Ue per i progetti 2014-2020.
Frattanto le 500 famiglie di minori impegnati in corsi di prima formazione e apprendistato, come chi frequenta altre attività, sono rassicurati: per gli utenti tutto procederà regolarmente anche nei sei, sette mesi nei quali lo Ial ritiene di dovere effettuare i contratti di solidarietà: meno ore di lavoro a fronte di cali di stipendio, fino al 20%. La norma esenta i dirigenti dalle decurtazioni: resta da vedere se i manager Ial, memori delle loro stesse “origini” sindacali e di quelle dell’azienda, riserveranno per se stessi lo stesso trattamento riservato ai lavoratori. (p.p.g.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo