I volontari triestini ad Amatrice: «Lavoro incessante per il campo»

Dopo il lungo viaggio il gruppo dei sei subito in azione. Ieri si è aggiunto un settimo operatore giuliano. «Vediamo tanta dignità da parte della gente del posto in quello che è un dramma davvero terribile»
I volontari della protezione civile
I volontari della protezione civile
TRIESTE  «Sono colpita dalla dignità e dalla compostezza di questa gente, anche perché la situazione è davvero drammatica, molto più di quanto mi aspettassi». Milvia Chersi, 56 anni, dipendente del Comune di Trieste, sta lavorando ininterrottamente da oltre 12 ore nella zona di Amatrice quando la contattiamo al telefono. Assieme agli altri cinque volontari triestini della Protezione civile - il coordinatore Bruno Tribuson, il caposquadra Piero Giacomelli, Martina Zonta, Shaula Martinolli e Stefano Rismondo - Chersi fa parte della Prima colonna del Friuli Venezia Giulia giunta in soccorso della popolazione colpita dal sisma che ha praticamente raso al suolo la cittadina reatina. «Siamo arrivati all’1.30 della prima notte dopo il disastro, al termine di oltre 11 ore di viaggio. Abbiamo dormito all’interno dei furgoni (la scorsa notte la temperatura esterna è scesa sino agli 11 gradi, ndr), poi ci siamo svegliati all’alba e abbiamo iniziato a montare la tendopoli che sarà disponibile a partire da domani (oggi, ndr)», racconta Chersi in uno dei pochissimi momenti di pausa della prima giornata di lavoro nell’area colpita dal sisma. 
 
 
 
 
La squadra triestina della Protezione civile si trova a circa un chilometro e mezzo di distanza dal centro di Amatrice, vicino al villaggio agrituristico “Lo Scoiattolo”. «Ci sono tantissime persone che stanno dando una mano, che offrono il loro aiuto in questi momenti così difficili. Siamo andati in centro perché anche lì abbiamo allestito delle tende. Ho visto con i miei occhi ciò che avevo visto alla televisione e letto sui giornali e sui social. È davvero terribile, non trovo altre parole per descrivere quello che è successo a questo povere paese e a questa povera gente. Però vedo tanta dignità e tanta compostezza, sono persone encomiabili». Chersi, associata alla Protezione civile dal lontano 1989, è stata già operativa sul campo in due terremoti: nel 2002 in Molise e nel 2009 a L’Aquila. «Sono posti così belli, io vi sono stata in ferie alcune volte. È inconcepibile come basta che la terra tremi anche per pochi secondi, per poi ritrovarsi senza più niente».
 
E la terra ha continuato a tremare ancora, anche ad Amatrice. Una scossa avvertita chiaramente da tutti i soccorritori. La struttura che la Protezione civile regionale sta allestendo - il cosiddetto Campo Friuli Venezia Giulia - si compone di 50 moduli, come richiesto dal coordinamento centrale dei soccorsi. Il Campo andrà ad ospitare 240 abitanti della località reatina rimasti senza casa e i soccorritori provenienti dal Friuli Venezia Giulia e da alcune altre Regioni e Province, tra le quali l’Emilia Romagna e Bolzano, oltre ad alcuni volontari della Croce Rossa Italiana. «Per ora solo il Campo Lazio è pronto (vista la vicinanza della regione laziale ai luoghi colpiti dal sisma, ndr). Noi stiamo continuando ad allestire la struttura. Tutti stiamo facendo il possibile».
 
 
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Il programma dei volontari triestini è ben chiaro, come racconta l’esperto coordinatore del Gruppo comunale volontari della Protezione civile di Trieste Bruno Tribuson: «Il Campo deve essere pronto ad ospitare le persone nella giornata di venerdì. Intanto abbiamo allestito la cucina, i bagni, la mensa e gran parte delle tende. Qui è un continuo divenire, si lavora incessantemente, ma direi che siamo a buon punto per la conclusione dell’allestimento del Campo». Al gruppo dei sei triestini si è aggiunto nella serata di ieri un altro volontario giuliano, Mauro Martini, arrivato da Palmanova assieme ad altri membri del Fvg a bordo di un camion che ha portato ad Amatrice dell’attrezzatura elettrica necessaria per gli ultimi accorgimenti della struttura allestita dai corregionali. «Domenica torneremo a Trieste - conclude Milvia Chersi - perché da prassi la Prima colonna rimane all’opera cinque giorni, essendoci tanto lavoro iniziale da fare. Poi le successive colonne rimarranno di più. Conto di tornare a dare una mano più avanti: la situazione di emergenza qui durerà diversi mesi».
 
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