I virus che uccidono i tumori
È l'inizio del Novecento. Il paziente ha un grosso tumore, inoperabile. È denutrito, emaciato e dolorante; il medico che lo assiste è del tutto impotente, la fine sembra ineluttabile. Improvvisamente il paziente ha la febbre altissima, suda, si lamenta, perde coscienza: è stato infettato da un virus, che ne segnerà la fine. Ma dopo diversi giorni di agonia, i familiari raccolti al capezzale notano improvvisamente un miglioramento: il paziente inizia a parlare, chiede di mangiare, si sente meglio. Il medico che lo visita rimane sbalordito: il tumore è completamente sparito, il paziente è guarito.
Questa è la storia aneddotica che si ritrova in alcuni articoli medici di un centinaio di anni fa: l'infezione da parte di un virus non meglio definito può portare, in casi rarissimi e casuali, alla guarigione di un tumore. Sulla base di queste osservazioni, negli anni '50 e '60 del secolo scorso si provò a infettare volutamente pazienti con tumori terminali con diversi tipi di virus; il risultato fu però disastroso.
L'idea di generare dei virus con proprietà oncolitiche, in grado di distruggere selettivamente le cellule tumorali, è stata poi ripresa utilizzando le tecniche dell'ingegneria genetica. A metà degli anni '90, fu costruito in laboratorio un adenovirus (della famiglia dei virus che infettano le vie respiratorie) in grado di replicarsi soltanto in alcuni tipi di cellule tumorali. Fu provato estesamente in Cina nel 2005 iniettandolo nei tumori della testa e del collo: si rivelò in grado soltanto di ridurre le masse tumorali ma non di allungare la vita. Troppo poco per avere l'approvazione delle autorità regolatorie occidentali, ma abbastanza per innescare un ricco turismo sanitario verso la Cina.
Ora finalmente la situazione è cambiata: alla fine dell'anno è entrato ufficialmente in commercio un virus oncolitico modificato che ha passato il vaglio di Fda statunitense e Ema europea. Ha il nome impronunciabile di talimogene laherparepvec, abbreviato T-Vec, ed è basato sul virus che causa l'herpes, modificato in maniera da non essere più virulento e ingegnerizzato per esprimere un fattore che stimola il sistema immunitario. Una volta iniettato nel melanoma, lentamente distrugge le cellule tumorali e allo stesso tempo attiva i linfociti del paziente a uccidere anche le metastasi in giro per il corpo. Siamo ancora lontani da una soluzione definitiva: una sperimentazione terminata lo scorso maggio ha dimostrato che il virus riduce la massa tumorale e aumenta la sopravvivenza, ma di soltanto 4,4 mesi. Ma è il segnale che su questo tipo di terapia, impensabile fino a 20 anni fa - virus che uccidono i tumori! -, vale la pena di investire.
Riproduzione riservata © Il Piccolo