I Vigili del fuoco: «Mezzi vecchi e guasti a rischio la sicurezza»

Chittaro (Cgil): «Non ci sono soldi per la manutenzione che a causa dell’elettronica deve essere fatta all’esterno»
Di Stefano Bizzi

Vigili del fuoco con l’acqua alla gola. Sembra un paradosso, eppure è la realtà. I mezzi di soccorso hanno bisogno di manutenzione, ma mancano i soldi per sistemarli e molti sono fermi nelle officine da mesi. In questo modo viene messa in discussione la sicurezza dei cittadini, ma anche quella degli stessi operatori che devono arrangiarsi utilizzando veicoli non efficienti al 100%. La denuncia arriva dal coordinatore regionale Funzione pubblica Cgil-Vvf Renato Chittaro. I mezzi in servizio nella provincia di Gorizia sono vetusti e richiedono una manutenzione costante. L’età media ha superato abbondantemente i 10 anni di vita e le riparazioni sono sempre più complesse a causa dell’elettronica presente a bordo. Il campionario è vario, ma è sufficiente un blocchetto dell’avviamento fuori uso per fermare a tempo indeterminato un camion. Gli addetti alla minuta manutenzione potrebbero sostituirlo con un pezzo di riserva presente in officina, però non possono farlo perché esiste il rischio reale che quello vada in conflitto con l’intero sistema elettronico. Per una chiave, dunque, è necessario ricorrere a un’officina esterna in grado di eseguire il reset al termine dell’intervento di riparazione e questo comporta ovviamente dei costi insostenibili per il comando di via Paolo Diacono. «Anche a Gorizia siamo arrivati al punto critico. Ci siamo arrivati più tardi, ma ci siamo arrivati anche noi – è la magra constatazione del rappresentante sindacale - . Abbiamo problemi per il mantenimento dei mezzi e delle attrezzature. Da sempre della minuta manutenzione ce ne siamo occupati noi, ma con la tecnologia non si può più fare perché, una volta effettuata la riparazione, il meccanico deve eseguire l’azzeramento del sistema elettronico e non è in grado di farlo. A questo punto possiamo solo cambiare le lampadine e l’olio, lavare i mezzi e poco altro. Per tutto il resto ci dobbiamo rivolgere a officine esterne e queste hanno giustamente un costo. Peccato non ci siano i soldi. Le cose andavano meglio quando si lavorava solo sulla meccanica e non c’era l’elettronica». Il risultato è che molti veicoli restano fermi e, anziché uscire con un unico camion grande, pronto per ogni tipo di evenienza, le squadre sono costrette a dividersi e utilizzare due mezzi più piccoli che si completano l’un con l’altro. La conseguenza è che il gruppo viene spezzato. Da quattro mesi, i vigili del fuoco di Gorizia devono fare a meno di un Eurofire. Il camion è fermo perché mancano i 7.500 euro necessari alla sua sistemazione. L’Eurofire è un mezzo chiave per il personale perché è un veicolo Aps (autopompa-serbatoio) pluri-soccorso. A bordo è stivato tutto ciò di cui una squadra potrebbe avere bisogno per eseguire in pochi minuti un intervento tecnico di qualsiasi natura in qualsiasi luogo o situazione. Nei suoi vani si possono trovare tanto il rotolo di fil di ferro, quanto le strumentazioni tecnologiche più all’avanguardia come il “naso elettronico” necessario per fiutare le eventuali fughe di gas. In officina si trova anche il mezzo anfibio. Un’autoscala è invece al 50% dell’efficienza perché priva del cestello, ma la lista potrebbe continuare. «Abbiamo caricato la tecnologia sull’obsoleto ed è giusto che la gente lo sappia. Purtroppo la nostra buona volontà non può supplire a tutto. Ha un limite e oltre ad un certo punto non può andare», osserva Chittaro, aggiungendo: «In caso di emergenza, non possiamo permetterci di avere dubbi e chiederci se riusciremmo ad arrivare a destinazione oppure no. Dobbiamo arrivare e basta, ma questo mette in pericolo chi lavora. Potrebbe capitare che a rimanere a piedi saremo proprio noi. Allora cosa succederà? La situazione è critica e alla politica chiediamo di prestare attenzione ai nostri problemi perché quello dei vigili del fuoco è un servizio fondamentale come quello prestato dal 118, dai carabinieri e dalla polizia». A ottobre, diversi mezzi dovranno essere collaudati, ma per superare l’esame dovranno prima essere resi efficienti. Ma ci vuole il denaro.

In questo quadro, a rischio c’è anche l’attività dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari dove alcuni sistemi di sicurezza, anziché essere utilizzati in modalità elettronica, vengono utilizzati in modalità manuale. «Se dovessimo andare sotto al livello minimo di materiale estinguente previsto dalle norme Icao, lo scalo regionale dovrà essere declassato», è l’avvertimento finale.

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