I veleni degli esuli fra fondi da spartire e lotte di potere
La danza ai vertici dell’Università popolare che gestirà i soldi Dubbi nel mondo istriano. Federesuli: «Sistema più razionale»
Lasorte Trieste 04/04/08 - Piazza Ponterosso 6
C’è chi grida al golpe. C’è chi accoglie con favore la ventata di novità. Di certo c’è che nel mondo dell’Università popolare, e nel sistema di fondi sempre più ampio che si trova a gestire, è in corso una rivoluzione. L’ente d’ispirazione liberalnazionale fondato nel 1899 avrà infatti un ruolo nodale nella gestione dei fondi dati alle associazioni degli esuli, proprio mentre alcune sigle dell’esodo assumono sempre più peso nei vertici della struttura. Ma andiamo con ordine.
Gli emendamenti
Nella primavera scorsa la parlamentare laziale del Pd Marietta Tidei ha presentato, nell’ambito del ddl 50 del 24 aprile, degli emendamenti alle leggi 72 e 73 del 2001. Sono i testi che regolano la gestione di fondi dati alle associazioni degli esuli fiumani, istriani e dalmati (72) e alle comunità italiane di Slovenia e Croazia (73). Con quelle modifiche, poi approvate, l’Upt diventa lo snodo per l’erogazione dei fondi agli esuli, finora gestita attraverso il ministero. Vengono poi modificate, e ampliate al Montenegro, le regole con cui la stessa Upt conferisce i fondi alle comunità italiane dell’Adriatico orientale.
Primavera calda
Nel frattempo l’Università attraversa un periodo convulso. La morte del vicepresidente Manuele Braico, autorevole guida delle Comunità istriane, la priva di una figura fondamentale. A fine luglio assume il suo incarico Renzo Codarin, delegato di Federsuli all’interno del cda dell’Upt e presidente nazionale di Anvgd. Il passaggio suscita delle reazioni. In agosto il presidente della Fondazione Rustia Traine, Renzo de’ Vidovich, tiene una conferenza stampa assieme al presidente della Lega nazionale Paolo Sardos Albertini. Per de’ Vidovich l’ascesa nell’Upt di Codarin prefigura una stretta ulteriore di Federesuli e Anvgd sui fondi erogati dal ministero (vedi articolo in basso). La tirata dell’ex parlamentare missino, familiare a questo genere di crociate, viene accolta con scrollate di spalle.
Con il passare delle settimane, però, le manovre in corso nell’Upt generano perplessità più ampie, anche all’interno del cda dell’ente. Il presidente Fabrizio Somma, delegato dalla Regione a guida Pd, si dimette e punta a ottenere l’incarico di direttore generale dopo aver licenziato (febbraio 2017) il precedente dg, Alessandro Rossit. Per individuare il nuovo dirigente l’Upt emette un bando piuttosto discusso (vedi articolo a destra).
Il giro dei fondi
Perché tanto accanirsi? I fondi degli esuli, circa due milioni nel 2017, vengono ripartiti da una commissione di sei membri: due rappresentanti ognuno per il ministero Affari esteri e Attività culturali, e due per Federesuli. Una volta stabiliti gli importi da dare a ogni progetto (Federesuli si fa portavoce delle proposte di una ventina di associazioni), la proposta attraversa una lunga trafila fra ministeri e Corte dei conti. L’ultimo passaggio, finora, era un delegato del Ministero economia e finanze, che distribuiva “concretamente” i fondi. Un incarico a cui, nel corso degli anni, i dipendenti pubblici hanno mostrato d’essere piuttosto recalcitranti, anche perché l’approvazione dei rendiconti comporta responsabilità legali. Dopo l’emendamento alla legge 72, sarà l’Università popolare a farsi carico di questo compito, togliendo dall’imbarazzo i dirigenti. Erogherà i fondi, e controllerà poi i rendiconti sul loro impiego.
Il parere di Federesuli
Il presidente del sodalizio Antonio Ballarin commenta: «Così si snellisce un procedimento farraginoso. Finora il ministero finanziava solo il 50% di ogni progetto, per poi rimborsare il restante. Ora attraverso l’Upt potrà passare subito il 100%». Aggiunge: «Ma a decidere a chi vanno i fondi sarà sempre la commissione, l’Upt si limiterà a erogarli». Quanto al ruolo di Codarin, Ballarin precisa: «Sono stato io con una lettera all’Upt a chiedere che ci fosse un ruolo di rilievo per i rappresentanti degli esuli. È giusto che abbiano voce in capitolo».
I dubbi
C’è chi la vede diversamente, e pensa che i cambi al vertice e le modifiche alle leggi rispondano a un disegno coerente. Commenta un addetto ai lavori: «Chi riceve i fondi avrà voce in capitolo sia nella loro ripartizione, che nella loro erogazione. Quantomeno inusuale». Nell’ambito della legge 73, anche l’estensione delle attività al Montenegro suscita perplessità: la comunità italiana c’è, ma non ha mai fatto parte del Regno d’Italia.
Il futuro
Cosa succederà ora? La Regione ha appena nominato Cristina Benussi (già delegata Units) nel direttivo Upt, a sostituire Somma.
Per le regole dell’ente, solo il delegato della Regione o quello del Mae (ora il ministro plenipotenziario Francesco Saverio De Luigi) possono essere presidenti. Benussi pare sia il nome designato. Reggente, nel frattempo, resta Codarin.
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