«I vaccini antinfluenzali non accorciano la vita, anzi»

Il rieletto presidente dell’Ordine dei medici di Trieste, Claudio Pandullo: «Ho tranquillizzato anche mia madre, qui non c’è il Fluad. Il caso Burlo? Risposta brusca di Melato»
Claudio Pandullo
Claudio Pandullo

«Un dramma per i familiari, non si discute, ma lo è anche per i medici. Certo, non è minimamente paragonabile». Sul decesso di quella bimba, al Burlo, di qualche giorno fa non trova ancora le parole adatte Claudio Pandullo, cardiologo, “quasi” riconfermato - per il terzo mandato - alla guida dell’Ordine dei medici della provincia di Trieste. Alla vigilia infatti del direttivo, quando verranno distribuite le cariche («non dovrei avere problemi a una riconferma», si schernisce), Pandullo parla dell’oggi, della bambina morta all’ospedale infantile e del caos vaccini, e del domani, degli obiettivi dei prossimi tre anni.

Iniziamo dalla domanda più scomoda: la tragedia di quella famiglia che ha perso una figlia di appena due anni.

«Guardi, mi è capitato personalmente di perdere dei pazienti: quando il sintomo non è chiaro è terribile. Purtroppo siamo abituati ai successi clamorosi della medicina, ma l’incertezza, la variabilità della malattia, rimane. Fa parte, purtroppo, dell’imponderabilità stessa della medicina. La magistratura farà il suo corso, ma se ci fosse stato qualche errore evidente si sarebbero presi altri provvedimenti».

Alla tragedia però si è aggiunto il dolore per quel comunicato del direttore generale del Burlo, Mauro Melato. Scarno come pochi.

«La mancanza di comunicazione c’è nella nostra categoria, e parlo in generale. Dobbiamo imparare a “curare” anche il “come” parliamo. Quando studiamo, all’università, non ci sono corsi che ce lo insegnino. È un errore. Ad esempio: ci troviamo di fronte a una diagnosi infausta, che facciamo? Mica siamo a Grey’s Anatomy, mica possiamo dire al nostro paziente “Morirai tra sei mesi”. Eppure nessuno ce lo insegna, non è un argomento da università. Facciamo il test d’ingresso, viene valutato tutto, ci fanno le domande persino sulla Rivoluzione francese, ma non ce n’è una creata apposta per comprendere se uno abbia o meno l’attitudine a fare il dottore. Così, invece, si potrebbe identificare immediatamente chi è tagliato per questo mestiere non è. Non si diventa medici solo con una crocetta. E certo la risposta di Melato sì, è stata brusca. E laconica».

Altra domanda di rigore: il caos vaccini.

«Dobbiamo essere cauti quando affermiamo che queste persone, peraltro tutte anziane, sono morte per l’antinfluenzale. Sicuramente può verificarsi una reazione, ma i vaccini salvano le vite, non le “accorciano”. È pure vero che viene vaccinato chi spesso accumula più criticità a livello di salute, e molte malattie verrebbero aggravate senza quella puntura. Ad ogni modo, a Trieste possiamo stare tranquilli: la Regione Friuli Venezia Giulia non utilizza, né ha utilizzato, il vaccino antinfluenzale “Fluad” di cui l’Aifa ha predisposto il sequestro per gli accertamenti».

Ma qualche telefonata sospettosa l’avrà ricevuta.

«Altro che. La prima è stata mia mamma. E le ho detto di farsi vaccinare tranquillamente...».

Qualcosa di più “leggero”. Certificati sportivi: le società sono in subbuglio, sostengono che il nuovo decreto che traccia le linee guida in materia di certificati medici per i non agonisti è altra burocrazia da inghiottire.

«Qualche complicazione esiste. Vede: quando uno sport diventa agonistico? Quando c’è una graduatoria. Solo che anche il torneo di freccette ha la sua graduatoria... In generale, si tratta di norme di buon senso: l’elettrocardiogramma a riposo, l’esame completo di misurazione della pressione, quello del sangue, sono altamente consigliati. Comunque. Ad ogni modo adesso le Medicine dello sport delle diverse Regioni italiane si sono unite in un coordinamento e si faranno sentire con il ministero. Le correzioni arriveranno con le nuove circolari».

Ultima domanda, la sua rielezione-plebiscito: ha ottenuto il 90% delle preferenze, un maggioranza a dir poco bulgara. E ora?

«Ma no, non dica così. Beh, innanzitutto mi fa piacere che sia stato riconosciuto il lavoro svolto nei precedenti due mandati. Adesso? Proseguiremo a puntare sulla formazione continua dei medici, tutelare l’immissione dei giovani nella professione, privilegiare il rapporto con gli Ordini degli altri Paesi, e in particolare - dopo la Slovenia - siamo impegnati con la Croazia, e punteremo infine e come sempre al rispetto e alla dignità della professione. Ma è chiaro che l’occhio di riguardo cade sui giovani: non si può iniziare a lavorare ad appena 35 anni. E non è nemmeno possibile che si investa tanto e poi i nostri talenti ce li facciamo scappare all’estero. Dobbiamo assicurare loro un concreto progetto di vita».

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