I triestini si trasferiscono oltreconfine e nuovi "rioni" nascono da Sesana ad Ancarano

Sempre più persone lasciano il capoluogo regionale e vanno a vivere in Slovenia attratte da prezzi bassi delle case e burocrazia snella. «Tornare in Italia? Mai più»

TRIESTE Ci sono pensionati, impiegati, piccoli imprenditori e liberi professionisti. È ampia e variegata la schiera dei triestini che negli ultimi anni ha scelto di andare a vivere in Slovenia, appena oltre il confine. Una presenza discreta che si è progressivamente allargata, fino a dar vita ad un vero e proprio “esercito” di pendolari. Sì, perché chi vive “di là”, in realtà continua a gravitare su Trieste, raggiunta ogni giorno per lavoro, studio, shopping o semplicemente affetti e amicizie.

Sesana, Cosina, Lokev, Divaccia, per citare le zone dell’altipiano a maggiore densità d’italiani, con presenze sparute nei paesini del Carso più interno come Veliki Dol, Storje e San Daniele (Stanjel). E poi Bertocchi, Skofije, Crevatini, Ancarano per quanto riguarda le zone della riviera scelte dai nuovi residenti italiani, in questo caso di ritorno, fino alle stesse Capodistria e Isola. Un fenomeno iniziato nel 2004, data che ha sancito l’ingresso nell’Ue della Slovenia, e che ha subìto un’impennata a partire dal 2008, anno di entrata della stessa nell’area Schengen.

Il censimento impossibile dell’esercito dei pendolari fra Trieste e Slovenia


Maggior convenienza nell’acquisto delle case, ma anche maggiori spazi verdi e aria più pulita, sono i motivi principali che hanno spinto molti dei nostri concittadini a trasferirsi lì, oltreconfine. Com’è stato per Alessandra, consulente del lavoro, trasferitasi dal centro cittadino a Bertocchi. «Una casa di 150 mq con giardino nella zona intorno a Trieste costerebbe una follia, mentre qui il prezzo è molto più accessibile». Un cambio di vita che per lei e la sua famiglia è stato molto ponderato: «All’inizio eravamo titubanti a trasferirci in Slovenia, anche perché non avevamo troppa voglia di fare i pendolari». Più difficile per Alessandra si è rivelato vincere la diffidenza degli istituti di credito locali. «La casa l’abbiamo avuta dapprima in affitto e solo successivamente l’abbiamo potuta acquistare, venendo monitorati per un anno in modo da verificare se eravamo dei buoni pagatori come affittuari – continua Alessandra –. Ma se le banche hanno diffidenza nei riguardi degli italiani un motivo c’è: nel passato molti hanno aperto mutui in Slovenia per poi darsi alla macchia». Una diffidenza, però, che non riguarda gli abitanti. «Noi a Bertocchi abbiamo dei vicini meravigliosi – premette Alessandra –. La gente qui all’inizio è riservata ma una volta guadagnata la tua fiducia si apre. D’altronde se penso che nel condominio dove vivevo a Trieste a malapena ci si parlava fra vicini, il concetto di diffidenza diventa molto relativo».

Quindi è tutta rose e fiori la vita nel litorale? «Per certe dinamiche a volte mi sembra di tornare nell’Italia di 30 anni fa. Spiego meglio: uno degli aspetti che più mi hanno colpito riguarda l’acqua: costa cara e a volte d’estate capita che l’erogazione venga razionalizzata. Per quanto riguarda la burocrazia, invece, sono avanti anni luce, in Slovenia è molto più snella e semplificata».

Antonella, impiegata, vive da tre anni a Skofije con il marito e i due bambini. «A Muggia una casa con terrazzo, giardino e garage ci sarebbe costata almeno un terzo in più. Certo, ci siamo dovuti adattare a fare qualche sacrificio, tipo portare in macchina i bambini in asilo a Muggia ogni mattina anziché portarceli a piedi, ma per me e mio marito le cose sono cambiate poco dovendoci recare entrambi a Trieste per lavoro».

Paolo invece ha fatto una scelta d’amore, ritornando nella terra dei genitori per sposare Irina. «Con tutto quello che abbiamo fatto noi per andarcene via, tu ci torni così allegramente, mi hanno detto scherzosamente i miei quando nel 2012 ho deciso di trasferirmi da Sistiana a Capodistria. Io però – continua Paolo – non tornerei più indietro. Quello che mi ha colpito di più è la qualità della vita e dei servizi: la pulizia della città, dei parchi e la cura nelle manutenzioni delle strade noi ce la sognamo».

Chi ha avuto difficoltà nel trovare un’abitazione in Slovenia è stato Claudio, trentenne salernitano che lavora come impiegato commerciale in una società di Opicina, presupposto che ha innescato in lui l’idea di cercare un affitto a Sesana. «Mi sono messo a cercare casa spulciando gli annunci in sloveno e traducendoli con Google translate. Ogni volta che chiamavo per un appartamento però mi veniva risposto che non l’affittavano a italiani. Ma io non mi sono perso d’animo, perché risposte del genere me le sentivo dare anche durante la ricerca di appartamenti a Trieste, quindi iniziai a fissare appuntamenti per le case attraverso il mio titolare che parla anche sloveno e solo allora, di fronte alla garanzia offerta dalle sue parole, abbiamo potuto iniziare a contrattare». Ma le sorprese per Claudio non finiscono con il farsi accettare come affittuario. «A quel punto il padrone di casa pretendeva che metà del pagamento avvenisse in nero e che mantenessi la co-residenza con il figlio del proprietario. A quel punto mi sono messo a ridere pensando a quanto dicono di noi meridionali...».

Sandro e Viviana sono da poco andati in pensione e anche loro hanno deciso di ampliare i propri orizzonti trasferendosi in una zona di Sesana da dove, per l‘appunto, godono di un panorama mozzafiato. «Qui un italiano vive bene e può permettersi una vita di maggior agio rispetto all’Italia. All’inizio cercavamo casa nella zona appena oltre Rabuiese, ma le ville che ci ha proposto l’agenzia immobiliare (a proposito: qui si trattengono il 2% di commissione rispetto al 4% dell’Italia) non ci convincevano. A quel punto abbiamo pensato di provare a Sesana. Alla terza casa visionata abbiamo capito di aver trovato quella che faceva al caso nostro».

Tra i vantaggi di vivere sull’altipiano sloveno c’è il fatto di trovare cibo a chilometro zero. «Il biologico qui costa molto meno rispetto all’Italia anche se, va detto, manca tutta una serie di prelibatezze alle quali siamo abituati». E il rapporto con la comunità locale com’è? «Sono sicuramente più diffidenti e chiusi rispetto agli abitanti del litorale – ci spiega Viviana –, ma se si conosce un po’di sloveno tutto diventa più semplice». Sandro e Viviana sono due ex dipendenti statali, che hanno dovuto attendere il pensionamento per poter “emigrare” oltre confine, potendo così spostare la residenza in un Paese estero. Non tutti i dipendenti pubblici però sono ligi alle regole dell’obbligo di residenza in Italia. Molti sono infatti i dipendenti pubblici, perfino appartenenti alle forze dell’ordine – ci spiega un agente immobiliare operante nel litorale – che negli ultimi anni si sono trasferiti in Slovenia. I più accorti passano il confine attraverso gli ex valichi di seconda categoria, in modo da evitare i non rari presìdi di Polizia e Carabinieri, a Rabuiese come a Fernetti o a Pese. –




 

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