I triestini in Turchia: «Un delirio di sirene e poi il caos totale»
TRIESTE In Turchia, a Erzurum, vive e lavora il triestino Francesco Comotti, team leader di un progetto della Comunità Europea per il marketing territoriale e il destination management. «La situazione dove sono è piuttosto tranquilla - racconta - nella serata quando le notizie hanno cominciato a circolare, c'è stata solo moltissima confusione, clacson, gente che gridava e scendeva in piazza, sventolando bandiere».
«Nessuno scontro tra polizia ed esercito, che tuttavia era con la armi imbracciate. C'è stato un rallentamento nei social network, senza interruzione. É stato un po' strano sentire all'improvviso un delirio di sirene, durate circa un'ora, seguito da un momento di black out fino a quando le persone sono uscite dalle case, in maniera rumorosa ma senza causare problemi».
«Ieri invece pareva tutto tornato alla normalità, i cittadini erano in giro tranquilli, al lavoro, senza alcun apparente cambiamento, tranne che per un sms spedito da Erdogan a tutti, in cui invitava il popolo turco a vigilare sulla democrazia. Ha scritto che è un giorno di festa e ha sollecitato la gente a scendere in piazza a festeggiare....».
Difficile capire invece se ci sia qualche triestino in zona per le vacanze, ma negli ultimi tempi la Turchia era tra i Paesi non più gettonati. «Dopo un boom di viaggi, che ha raggiunto l'apice un paio di anni fa, dal 2015 la Turchia non viene più richiesta e non è più meta scelta dalle persone - spiega Serena Cividin dell'omonima agenzia - è un peccato perché è una terra molto affascinante, che aveva avviato anche un'accoglienza turistica molto efficace, ma la situazione generale ha creato timori, che hanno causato di conseguenza un rapido calo nelle prenotazioni. I triestini, come altri turisti in generale, ormai da tempo non la scelgono più come destinazione».
Era in vacanza in Georgia e doveva rientrare a Trieste due giorni fa Barbara Belluzzo, bloccata invece al momento della partenza, per la mancata coincidenza. Su Facebook scriveva: «Dovremmo rientrare questa notte in Italia via Istanbul. La Turkish Airlines non risponde, uffici chiusi e centralini non disponibili. L'Ambasciata Italiana è chiusa anch'essa nel weekend e l'unico referente che siamo riusciti a contattare ci dice che non può fare niente. Siamo bloccati a Tbilisi».
Dopo quel messaggio la situazione è gradualmente migliorata. «I voli da e per Istanbul erano tutti cancellati - spiega ieri all'aeroporto - al contrario di quanto annunciato dalla Turkish in un comunicato. Non c'è stata agitazione, solo una fila al desktop della compagnia e per me stress da attesa di rientrate e il desiderio di non passare per la Turchia. L'aereo riuscirò a prenderlo appena questa mattina».
L'archeologo triestino Massimo Braini invece è a Trieste, ma lo lega alla Turchia una missione speciale, avviata ormai da tempo, che dovrebbe riprendere a breve. «Non ho ancora parlato con la direttrice - ricorda - sicuramente siamo preoccupati ma da qui a fine agosto, quando dovremmo ripartire, c'è tutto il tempo affinché la situazione si normalizzi. La mia opinione è che tutto tornerà come prima al 100% a brevissimo, almeno "di facciata". Quindi è possibile che il nostro programma venga rispettato. Certo che personalmente - conclude - sono un po' perplesso se andare o meno visto quello che è successo».
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