I TRE PRESIDENTI A TRIESTEFrattini: «Finalmente ci siamo. La città scrive una pagina di storia»

"Quello di martedì per Italia, Slovenia, Croazia e per Trieste è un atto di riconciliazione storico". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini sulla visita dei tre presidenti all’ex Balkan e al monumento all’Esodo, corollario del concerto ”Le vie dell’amicizia” diretto in piazza Unità da Riccardo Muti
Il ministro Frattini
Il ministro Frattini
TRIESTE Un atto di riconciliazione storico, che mette fine ad anni di polemiche, riuscito grazie alla sensibilità del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini non ha dubbi, domani si scriverà una pagina importante delle relazioni tra Italia, Slovenia e Croazia, un atto che avrà anche un’ineccepibile valenza europea. Qual è l’importanza per Trieste dell’omaggio che i tre presidenti di Italia, Slovenia e Croazia renderanno al Narodni dom e al monumento degli esuli istriani, fiumani e dalmati? Credo che sia quel gesto importante di amicizia tra tre Paesi e tre popoli che in fondo il Presidente Napolitano aveva sempre auspicato. È maturata questa occasione. È maturato questo invito e il Presidente Napolitano ha personalmente concordato con il presidente sloveno Türk perché nella visita si possa concretizzare qualche cosa che sicuramente consoliderà quest’amicizia tra i tre Paesi. Mi rendo conto che nel passato c’erano state difficoltà per iniziative del genere, ma ora finalmente ci siamo.


Ci sono state però difficoltà anche questa volta perché inizialmente non era previsto l’omaggio al monumento dell’esodo..
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No, non era previsto, ma evidentemente il Presidente Napolitano ha voluto essere molto chiaro. Noi possiamo non cogliere l’occasione per rievocare un momento triste, difficile della storia degli sloveni, ma altrettanto ci sono momenti tristi degli esuli italiani e quindi il giusto equilibrio è stato trovato. D’altronde non è un mistero, il Presidente Napolitano non avrebbe potuto accettare qualcosa che non fosse così, cioè un segnale di vera riconciliazione, qua non ci sono diritti di serie A e diritti di serie B. Credo che come al solito il nostro Presidente abbia dimostrato grande saggezza e grande equilibrio. Credo che gli abbia giovato anche la stima e la reputazione di cui lui gode in Europa e quindi con i suoi colleghi della Slovenia e della Croazia.


Prima parlavamo di divisioni. Il sottosegeratrio all’Ambiente, Roberto Menia ha deciso di non partecipare al Concerto dell’amicizia perché i tre presidenti non si recheranno a rendere omaggio alla Foiba di Basovizza...

Recarsi alle foibe resta comunque un principio e un segnale che si può e si potrà dare in molte occasioni. Questa era l’occasione di celebrare due momenti: il momento che ricorda un dolore particolare per gli sloveni e un dolore particolare per gli esuli italiani e il tema delle foibe non va cancellato dalla memoria, ma non possiamo immaginare che una visita così importante venga in qualche modo condizionata. Chi ha a cuore il ricordo di quella tragedia lo deve avere non per rinfocolare l’odio, ma per fa sì che quella tragedia della storia del mondo non si ripeta mai più. Credo che Menia sbagli a protestare e che il presidente Napolitano faccia benissimo a seguire il programma che ha deciso.


Trieste però sembra avere conficcato nel suo Dna il dramma dei 40 giorni dell’occupazione titina e quello delle foibe. Si potrà superare?

Credo che i giovani e i giovanissimi lo supereranno sempre meglio nel nome dell’Europa. Una cosa però è importante: che non si dimentichi che cosa è successo. Non credo che il passato tragico debba essere rimosso. Non credo che queste ferite debbano semplicemente essere cancellate dalla storia. Devono essere superate in nome dell’Europa, del mondo che cambia, ma è evidente che la memoria condivisa è qualche cosa che non si può negare, noi lo abbiamo detto mille volte per le vittime dell’Olocausto, lo diciamo per le vittime di ogni tirannia, per le vittime di ogni azione violenta come quella ovviamente delle milizie di Tito.


Ma Trieste continua a soffrire anche di una certa marginalità, nonostante tutto...

Purtroppo bisogna fare di più. Credo che l’allargamento a Est dell’Unione europea offrirà a Trieste nuove possibilità. Prima Trieste era la porta del Patto di Varsavia, della grande Cortina di ferro. Oggi è diventata il centro dell’Europa perché nel frattempo a Est l’Europa si è allargata e quindi paradossalmente crescono le opportunità. Vi è purtroppo qualche conseguenza che l’allargamento si è portato dietro. Basti pensare che i Paesi oramai europei ad Est di Trieste, primo fra tutti la Slovenia, hanno condizioni anche di attrattitivtà per gli investimenti, penso a un differenziale fiscale medio che è molto attraente per gli investimenti in Slovenia, che rischia di far delocalizzare dal Friuli Venezia Giulia in favore dei Paesi vicini.


Qual è la contromossa?

Noi stiamo lavorando con forza per l’Euroregione. Ecco perché abbiamo già come governo dato via libera alla norma di attuazione di questa struttura, di questo sistema euroregionale che dovrà comprendere certamente la Carinzia, ma certamente anche la Slovenia con cui bisognerà negoziare e io mi auguro che una volta entrata nell’Ue ne faccia parte anche la Croazia. Quindi paradossalmente dagli inconvenienti che questo allargamentosi si è portato dietro per Trieste e per tutta la regione si aprono buone prospettive. Ecco perché ho deciso di potenziare il segretariato di Trieste dell’Ince. L’Iniziativa centroeuropea proprio da Trieste verrà consolidata e rafforzata. Abbiamo affidato all’onorevole Antonione un importante ruolo di propulsione e di coordinamento. Ecco credo che l’Iniziativa centroeuropea come quella ionico-adriatica porteranno su Trieste una nuova prospettiva.


Ci sono all’orizzonte alcuni segnali in questo senso?

Vedrò tra breve alcuni grandissimi imprenditori del trasporto dei containers che hanno rotte in tutto il mondo che mi vogliono incontrare per parlare delle prospettive di sviluppo dell’area triestina, mi riferisco a quel sistema della portualità che fa capo alla piattaforma logistica che si vuole realizzare tra Monfalcone e lo scalo giuliano e che comincia a destare l’interesse di potenziali investitori.


La storia del rigassificatore avrà finalmente una fine?

Mi auguro che abbia la fine che vuole il buonsenso e che vogliono i rapporti di buon vicinato. Abbiamo detto con grande chiarezza che il rigassificatore di Zaule ha superato, a nostro avviso, tutti i test di impatto ambientale, abbiamo detto con grande chiarezza che la Commissione Ue ha opportunamente respinto tentativi di aprire una procedura nei confronti dell’Italia sul rigassificatore a terra. Abbiamo detto che il gasdotto che unirà Zaule alle foci dell’Isonzo è in corso di valutazione di impatto ambientale e poi c’è la seconda opera, il rigassificatore off-shore, ma di quello evidentemente si parla con una procedura del tutto diversa. Noi ne affrontiamo una per una. Oggi siamo alla fase conclusiva del rigassificatore di Zaule e io credo che il governo sloveno abbia compreso che noi siamo molto trasparenti e mettiamo a disposizione tutta la documentazione, come promesso, della procedura di impatto ambientale, evidentemente ci troveremo al vertice intergovernativo annuale in cui i due colleghi dell’ambiente ne parleranno ancora. Mi auguro che lo spirito sia quello dell’ultimo incontro di Trieste, un incontro molto più positivo di quelli che si tennero con il predecessore dell’attuale ministro dell’Ambiente sloveno che aveva un atteggiamento pregiudizialmente contrario. Il nuovo ministro dell’Ambiente sloveno ha un atteggiamento di comprensione delle ragioni di entrambi i Paesi. Siamo quindi convinti che andremo avanti come previsto.

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