I tre forzisti alla cena romana dei “ribelli”: «Ma la fedeltà a Berlusconi non si discute»
Dal Mas, Novelli e Stabile presenti all'incontro organizzato da Mara Carfagna
ROMA «Un’iniziativa non contro qualcuno, ma per l’orgoglio di Forza Italia, che sarà sicuramente accolta nei prossimi giorni attraverso il rilancio di uno spirito unitario nella dialettica delle posizioni che oggi si confrontano». Franco Dal Mas pesca a piene mani dal manuale del politichese per spiegare perché, a quell’iniziativa, una cena romana organizzata da Mara Carfagna con alcuni parlamentari azzurri (ma non tutti hanno ricevuto la chiamata), lui c’era. Assieme ad altri due eletti forzisti del Friuli Venezia Giulia, la triestina Laura Stabile e il cividalese Roberto Novelli.
Secondo alcuni, al ristorante Gina ai Parioli, la scorsa settimana, nello stesso giorno dello strappo di Matteo Renzi dal Pd, nonostante decine di telefonate dai piani alti avessero consigliato di non accettare l’invito di Carfagna, si sono presentati in 53, secondo altri in 55, i più coraggiosi osano un 56. Comunque tanti, uno su tre dei parlamentari di Fi. Tanti in un momento delicato per il partito, in cui anche solo una «cena tra amici» può alimentare sospetti. La deputata campana, non a caso, ha assicurato a stretto giro che nell’incontro non c’era alcuna intenzione “scissionistica”. Assenti, per il Fvg, Sandra Savino e Guido Germano Pettarin. Facile comprendere che la coordinatrice regionale non abbia trovato opportuno assecondare quello che comunque poteva sembrare un ritrovo di “ribelli”, mentre il deputato goriziano fa sapere di non essere stato invitato. Ma di non provare, per questo, alcun «particolare dispiacere».
I presenti chiariscono peraltro che non si sarebbe trattato di prove di fuga. Né in direzione di Giovanni Toti, il governatore della Liguria che ha fondato il suo partito, “Cambiamo”, né verso Matteo Salvini, nonostante le recenti ipotesi di ricostruzione di un centrodestra unito, tanto meno da Renzi, in una riedizione estrema del patto del Nazareno. «A Toti manca una “t” per essere un campione e una stampella per fare da patriota – ironizza Dal Mas –. Noi non siamo nemmeno con Renzi o con Salvini, noi siamo con Berlusconi». L’avvocato pordenonese insiste sul tema dell’orgoglio: «Apparteniamo a Fi, forza trainante, cuore pulsante e motore del centrodestra. Se esiste ancora il centrodestra…».
In ogni caso, conclude, «non esistono alternative a Fi e a Berlusconi e adesioni ad altre formazioni centriste». Da Gina, con Renato Brunetta a fare da mattatore, «non c’era nulla di carbonaro, niente di sovversivo», dice poi Novelli. Anzi, «Berlusconi era stato avvertito». E poi «partecipare non è mai sbagliato, specie se alla luce del sole e non contro». Insomma, il Grande Capo rimane il punto di riferimento. Ma quello che non convince della gestione recente è lo stallo di un movimento che non reagisce, non si rinnova. «Dobbiamo ritrovare una nostra collocazione – è il commento di Novelli –, cercando di tornare a trasmettere contenuti utili alla politica e al Paese. Un’operazione, però, da fare dentro il partito». Una linea che è stata discussa a cena. Con posizioni nette di un gruppo contrario a Salvini e alle politiche sovraniste e fortemente ancorato all’Europa. Nessun dubbio anche sulla continuità della legislatura: meglio fare un’opposizione seria che non spingere per un ritorno anticipato alle urne. Quello che serve adesso, è stata la sintesi dei forzisti che non hanno intenzione di sposarsi né con Renzi né con Salvini, è di provare a costruire un fronte moderato. Come farlo dentro la forza Fi di questi tempi è però ancora tutto da capire. —
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