I trasferimenti dei migranti si inceppano: si valuta di aprire la cappella in stazione a Trieste
«C’è un significativo problema in questo momento: abbiamo la possibilità di fare trasferimenti di persone migranti, che però non riusciamo a completare, perché quando è il momento di partire molti non si fanno trovare, altri si rifiutano di lasciare Trieste».
Il prefetto Pietro Signoriello evidenzia questo fenomeno – che si inserisce a gamba tesa nella gestione della persone che arrivano dalla rotta balcanica – a margine del tavolo sull’Ordine e la Sicurezza pubblica, che aveva come oggetto la situazione di piazza della Libertà e ha visto anche la partecipazione delle associazioni che si occupano dell’accoglienza dei migranti.
Pullman mezzi vuoti
Signoriello fa l’esempio di martedì mattina, quando «avevamo programmato il trasferimento di 50 persone, ma ne sono partite 14». E aggiunge: «Nelle ultime due settimane abbiamo trasferito 122 persone, dall’inizio dell’anno dal Friuli Venezia Giulia 1.678, di queste 1.223 da Trieste».
Ma il fatto che alla fine, alla partenza dei pullman, i posti disponibili siano mezzi vuoti, «è diventato un problema», osserva il prefetto. «Chi si rifiuta di partire – spiega – ha dieci giorni di tempo per darci delle ragioni: se non sono meritevoli di considerazione, la persona esce dal sistema di accoglienza. Chi non si fa trovare perde l’accoglienza sul circuito nazionale».
I transitanti
Una situazione dalla quale, secondo il rappresentante del governo, emerge «il tema che crea anche la difficoltà su piazza della Libertà, dove abbiamo una prevalenza transitanti, che non hanno nel proprio progetto migratorio né Trieste né l’Italia, che non vogliono essere inseriti nel circuito dell’accoglienza, che possibilmente non vogliono neppure essere identificati perché puntano ad andare altrove». Persone che «reclamerebbero dei servizi – così Signoriello – che però il sistema pubblico non può dare loro, perché è come se il pubblico dovesse accettare l’idea di garantire un’accoglienza a clandestini disinteressandosi di questa loro condizione».
Piccoli punti
Da qui la richiesta avanzata in sede di Comitato alle associazioni, ovvero di «organizzare piccoli punti, da pochi posti, per dare modo a queste persone, che probabilmente al mattino dopo partiranno, di riposare o di mangiare qualcosa. L’interrogativo posto la tavolo è stato: c’è qualche cosa di ulteriore che il sistema sociale può dare ai transitanti?».
Giovanni La Manna, direttore della Caritas – che dallo scorso anno a questa esigenza ha riposto aprendo il dormitorio di via Sant’Anastasio – al tavolo ha anticipato che la Diocesi si confronterà subito con Ferrovie dello Stato per mantenere aperte durante la notte le porte della cappella di San Raffaele Arcangelo, quella interna alla stazione.
Funzione di deterrenza
In termini di sicurezza e di prevenzione, il prefetto assicura come in piazza della Libertà sia «presente un apparato potentissimo», anticipando come ora i servizi già attivi delle forze dell’ordine e dell’Esercito «si svolgeranno non solo nel perimetro esterno, ma anche nel vivo della piazza, così da garantire una deterrenza e una percezione di sicurezza maggiore: vedremo che effetto sortirà».
Le alternative al Silos
Dopo lo sgombero dei Silos, per dare una risposta ai migranti in attesa di un posto nel sistema di accoglienza, le direzioni prese erano due: un’accelerazione sui trasferimenti e l’aumento della capienza a 150 nell’ex ostello scout di Campo sacro. In quel contesto, a Prosecco, però restano dei limiti, da un lato per l’intervento necessario a adeguare il sistema fognario e dall’altro perché qualcosa è andato storto con i moduli abitativi che si prevede di istallare in quegli spazi. Non era stata tenuta in considerazione la variante bora.
Il problema bora
Evidenziando il supporto formidabile Unhcr, il prefetto racconta infatti che l’agenzia per i rifugiati «ci ha mandato subito i moduli abitativi che loro comunemente usano in altri scenari di accoglienza, ma nel momento in cui ci stavamo apprestando a montarli, abbiamo avuto indicazioni dai Vigili del fuoco che fosse cosa opportuna creare un sistema di tirantaggio, per garantire una maggiore tenuta quando soffia il vento di bora».
Da lì l’affannosa ricerca di ditte «specializzate, in grado di fare gli ancoraggi e di certificare la resistenza al vento». Successivi approfondimenti hanno però evidenziato che per la leggerezza dei moduli, in caso di forte Bora «il sistema di tirantaggio resta – illustra il prefetto – il resto del modulo vola. Quindi si sarebbe creata una situazione di insicurezza per gli ospiti e per gli operatori». La prefettura ora ha avviato la ricognizione per «trovare una soluzione con moduli abitativi di maggiore resistenza – anticipa Signoriello – o con l’ allestimento di una tensostruttura idonea, capace di ospitare in modo dignitoso 50 persone».
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