I testimoni: «Barricati nel negozio dietro ai muri più spessi con l’incubo proiettili»

TRIESTE «Mi son barricato dentro assieme ai clienti». Lorenzo Devetak lavora nel locale all’angolo davanti alla Questura, in via del Teatro romano e ha assistito in diretta alla sparatoria. È uno dei tanti triestini che ieri si sono trovati nel mezzo di un pomeriggio di ordinaria follia.
Da dietro alla serranda semi abbassata, il barista racconta quel che ha visto: «Ho sentito dei botti provenire dalla strada. Mi sono affacciato alla porta chiedendomi chi è il tizio che tira petardi in ottobre. Poi ho visto dei poliziotti con le pistole puntate e mi son chiuso dentro al locale assieme agli avventori».
Ciò a cui ha assistito Devetak sono i momenti finali del fatto, quando gli uomini della polizia fermano davanti alla questura l'aggressore, che resta ferito nello scontro a fuoco.
Riavvolgiamo il nastro di un minuto. In quel momento Raffaele Sabadin è al lavoro al banco della piadineria di via del Ponte. Racconta: «Stavo servendo dei clienti seduti ai tavolini all’esterno, sono uscito e ho sentito una serie di colpi secchi, cinque o sei. All’inizio non si capiva bene cosa fosse. Poi abbiamo visto un poliziotto correre verso di qua e abbiamo capito che si trattava di una sparatoria». Secondo le testimonianze i primi spari provengono dall’interno della Questura, poi si concludono all’esterno.
Negli stessi istanti e a pochi metri di distanza il signor Vittorio, storico venditore di libri nelle bancarelle di piazza Vecchia, vive la stessa scena da una prospettiva leggermente diversa: «Ho sentito degli spari ma all’inizio non avevo capito di cosa si trattasse. Pensavo che qualcuno stesse battendo sui miei banchi dei libri». Prosegue ancora: «Poi ho visto un giovane scuro carnagione che scappava e un poliziotto con la pistola in mano».
I due librai della vicina libreria antiquaria dicono: «Abbiamo sentito gli spari e siamo rimasti dentro. Dopo un po’ abbiamo visto arrivare un mezzo della polizia e scendere degli agenti con il mitragliatore». Non sono i soli a venire soltanto sfiorati dai fatti. Massimo Giannella in quel momento è ai fornelli della Taverna del ghetto, e anche lui di primo acchito non capisce cosa stia accadendo: «Ero in cucina e ho sentito gli spari, ma mica mi ero reso conto della sparatoria. Poi ho sentito le sirene e si è chiarito tutto». Le testimonianze in questo senso si somigliano un po’ tutte: raccontano di aver sentito gli spari dei ragazzi che vivono ai piani alti del palazzo di mattoni di Largo Riborgo, così come una lavoratrice di un negozio nei pressi: «Sembravano petardi», racconta anche lei.
Ma c’è anche chi, come la giovane che lavora nell’erboristeria di via Tor Bandena, si ritrova al centro degli eventi: «Ho sentito il rumore degli spari, mi sono affacciata per capire cosa stava succedendo, e appena è stato chiaro che si trattava di una sparatoria mi sono rifugiata dentro al negozio, nel punto in cui i muri sono doppi, per non rischiare di venire colpita da un proiettile».
Tra i passanti si scatena il panico, si vede correre in mezzo alla strada e perfino inciampare cadendo. Di lì a poco, in ogni caso, lo scontro a fuoco si conclude. Il video girato da un passante mostra l’uomo a terra sul marciapiede davanti alla Questura mentre urla e chiede un’ambulanza, che presto arriva. Raccontano le due lavoratrici del negozio di giocattoli di Largo Riborgo: «Noi eravamo dentro con i clienti e non abbiamo sentito gli spari, ma abbiamo sentito passare l’ambulanza» che portava l’aggressore in ospedale.
Non si conclude però la concitazione, perché per un certo periodo di tempo pare che il secondo uomo non sia ancora stato catturato. Agenti con le pistole in mano girano sul retro della Questura, andando verso il colonnato e piazza della Borsa, controllando tutte le finestre. Intimano all’erborista, a una cliente e ai cronisti sopraggiunti sul posto di restare al coperto. Similmente vengono fatti allontanare diversi passanti ignari di tutto.
Poi le acque si calmano. Tutta l’area si riempie di agenti delle forze dell’ordine, poliziotti e carabinieri, che iniziano a perimetrare l’area con i nastri bianchi e rossi. La gente si assiepa attorno ai giornalisti di stampa, tv e agenzie, chiedendo informazioni.
L’area antistante la Questura viene blindata a causa dei rilievi e il traffico si accumula in breve tempo in via del Teatro Romano, fino a quando le forze dell’ordine riescono a deviare il flusso delle automobili e a consentire ai clienti del Park San Giusto di uscire percorrendo la via in senso inverso (vedi articolo in basso).
Il sole cala, via del Teatro romano resta illuminata dalle luci blu delle volanti, dell’ambulanza e dai fari delle telecamere in diretta. Un passante osserva gli agenti della scientifica numerare i reperti, la pistola al suolo e i bossoli. Scuote la testa: «Come si può sparare così a due giovani uomini? Due famiglie devastate». —
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