I test made in Trieste su “AstroLuca” incassano il plauso dei big dello spazio

Concluso il progetto Nutriss che ha analizzato gli effetti dell’assenza di gravità sulla massa muscolare di Parmitano
Member of the International Space Station (ISS) expedition 60/61 Italian astronaut Luca Parmitano of ESA (European Space Agency) reacts after his space suits was tested prior to the launch of the Soyuz MS-13 spacecraft at the Russian-leased Baikonur cosmodrome in Kazakhstan on July 20, 2019. (Photo by Kirill KUDRYAVTSEV / AFP)
Member of the International Space Station (ISS) expedition 60/61 Italian astronaut Luca Parmitano of ESA (European Space Agency) reacts after his space suits was tested prior to the launch of the Soyuz MS-13 spacecraft at the Russian-leased Baikonur cosmodrome in Kazakhstan on July 20, 2019. (Photo by Kirill KUDRYAVTSEV / AFP)

TRIESTE. In giornate febbrili e piene di stress per gli operatori degli ospedali regionali a causa dell’emergenza coronavirus, arriva da Cattinara una notizia che indirettamente premia tutto il personale medico-sanitario. Stiamo parlando del successo del progetto NUTRISS, che ha avuto come “cavia” nientemeno che l’astronauta italiano Luca Parmitano. Si tratta di una serie di esperimenti prescritti dall'equipe di medici triestini e destinati ad essere svolti dallo stesso astronauta siciliano in assenza di gravità, volti a testare le dinamiche di vita utilizzate dall'essere umano nel vuoto e a raccogliere dati da utilizzare poi per trattare pazienti acuti ospedalizzati, oppure persone costrette a letto per molti giorni a causa di una malattia.

Un test a distanza che ha sortito risultati estremamente soddisfacenti a detta del direttore del progetto, Gianni Biolo. A coadiuvarlo nelle analisi Filippo Giorgio Di Girolamo, il medico dietologo Roberta Situlin e il responsabile dell’ambulatorio per l’obesità Pierandrea Vinci. Tutti e quattro medici specializzati in attività inerenti la nutrizione, la diabetologia e il metabolismo.

«Lo studio effettuato a distanza – spiega Biolo – prevedeva la misurazione mensile delle variazioni di massa corporea totale e di quella muscolare, del tessuto adiposo e il volume dei fluidi intra ed extracellulari nel corso dei sei mesi di durata della missione». Biolo parla con un certo imbarazzo dei risultati del progetto, a causa dell’impatto che il coronavirus sta avendo in questi giorni su tutto il sistema sanitario nazionale e regionale.

Parlare dell’emergenza, però, non esclude la possibilità di menzionare i successi della sanità, in questo caso triestina. «Tecnicamente lo studio è andato perfettamente - prosegue il professor Biolo - i risultati sono scientificamente ottimi, perciò siamo molto contenti. Lo stesso Parmitano è rimasto soddisfatto da questa sperimentazione. I dati che abbiamo ottenuto sono così importanti che la stessa Agenzia Spaziale Europea ci ha proposto di proseguire gli esperimenti con un altro astronauta, perciò a breve, emergenza permettendo, dovremmo iniziare a lavorare per realizzare un nuovo protocollo per il secondo astronauta da coinvolgere nel progetto».

Come se non bastasse, la squadra formata da Biolo, Di Girolamo, Situlin e Vinci è stata candidata dall’Asi – l’Agenzia Spaziale Italiana che ha coordinato gli esperimenti tramite uno specifico accordo stipulato con la Nasa – ai prossimi ISS awards, che costituiscono il riconoscimento di più alto livello per chi ha prodotto risultati utili nella ricerca spaziale e medica. «Nonostante la situazione – spiega amaramente lo stesso Biolo – possiamo dirci orgogliosi di rappresentare l’Italia a questo prestigioso evento medico organizzato dall’International Space Station».

Fra le speranze dell’equipe medica di Cattinara c’è quella di portare Luca Parmitano qui a Trieste per fargli vedere “dal vivo” dove sono state analizzate le sue attività fisiche e metaboliche e per organizzare un incontro pubblico con la cittadinanza. Eventualità che, se fino a poche settimane fa era qualcosa di più di una semplice speranza, allo stato attuale è una delle tante ipotesi legate al dopo emergenza coronavirus. Intanto rimane la soddisfazione per aver studiato in modo empirico e in poco tempo, grazie all’aiuto fornito da un paziente come Luca Parmitano, gli effetti medici dovuti a una prolungata inattività fisica unita a un metabolismo errato. 


 

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