I tesori di Punta Sottile svelati dagli “archeosub”

Chiuso il corso pilota per sommozzatori in collaborazione con la Soprintendenza. Nei fondali di Muggia tracce di una riviera di epoca romana con scale e moletti
Gli archeo-sub in azione
Gli archeo-sub in azione

MUGGIA. Alla scoperta dei tesori nascosti e custoditi al di sotto del livello del mare. Un vero e proprio patrimonio sommerso presente anche sui fondali del nostro golfo. La riprova arriva dal primo corso regionale di archeologia subacquea che si è concluso nei giorni scorsi, promosso dalla Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee) e dal Circolo Sommozzatori Trieste, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Fvg e dell'Università degli Studi di Udine.

Sono stati 24 i partecipanti in possesso del brevetto di subacqueo almeno di secondo grado che si sono cimentati con il fascino della ricerca archeologica, tra lezioni teoriche alla sala Millo del Comune di Muggia e immersioni nello specchio d’acqua di Punta Sottile.

Una “location” dove, in recenti studi e indagini, erano già stati rilevati piccoli manufatti portuali di epoca romana. E proprio durante il corso di archeologia subacquea sono state rinvenute ulteriori tracce riconducibili al medesimo periodo, probabilmente corrispondenti a una riviera, oltre che a scale e moletti con caratteristiche costruttive e di impostazione funzionale simili a quelli già riscontrati.

«L'idea del corso è proprio quella di formare una squadra di operatori tecnici che possa affiancare su nostre indicazioni il lavoro degli archeologi soprattutto in situazioni di particolare urgenza e supportarli in eventi e attività collegate - afferma Domenico Marino, della Soprintendenza Archeologia Fvg -. Una collaborazione che potrà poi essere ulteriormente affinata in futuro».

I tesori di Punta Sottile svelati dagli archeosub

Il corso - come spiegano il coordinatore Riccardo Visintin ed Enrico Torlo, uno degli istruttori, nonché vicepresidente e direttore didattico del Circolo Sommozzatori Trieste - si è sviluppato nell'arco di un mese, attraverso la formazione di una serie di squadre di sub che hanno lavorato in team: nelle lezioni teoriche sono stati approfonditi i temi della storia dell'archeologia e dei relitti, mentre le prove pratiche sono state precedute da esercitazioni a terra. I sopralluoghi sono stati effettuati a poca distanza dalla costa e a una profondità di circa due metri. Al termine di ogni sessione si è proceduto alla compilazione di schede tecniche che hanno tenuto conto sia dei dati archeologici che di quelli delle immersioni subacquee.

«Con questa iniziativa è stato di fatto siglato un importante cambio di passo nella direzione dei rapporti tra bene pubblico e comunità - evidenzia Pietro Spirito, giornalista de Il Piccolo e appassionato di archeologia subacquea -. Anche sui fondali del nostro golfo, pur sabbiosi e apparentemente poco attraenti, si cela infatti uno scrigno pieno di tesori che attendono solo di essere trovati e valorizzati: tesori proprietà dello Stato ma che appartengono a tutti noi».

E ora, è già in cantiere la seconda edizione che si terrà a primavera e che sarà aperta anche a subacquei provenienti da fuori regione. L'obiettivo - è stato rimarcato in sede di conferenza stampa - è quello di dare vita in futuro a una sorta di Parco archeologico subacqueo che potrebbe diventare un vero e proprio catalizzatore sia in chiave didattica che turistica.

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