I tesori del Maresciallo scomparsi nel nulla

Continua la diatriba legale sull’eredità tra Jovanka, i figli e i nipoti del presidente ma all’appello mancano i beni più pregiati, dai dipinti d’autore ai fucili da caccia

di Azra Nuhefendic

BELGRADO

Dopo più di tre decenni dalla morte dell'ex presidente jugoslavo Josip Broz Tito, i suoi eredi stanno cercando di spartirsi il patrimonio rimasto. A quanto pare, il problema più grande non è tuttavia la spartizione, ma la ricerca della maggior parte dell’eredità di Tito che, nel corso degli anni, è sparita. «Penso che sarà molto difficile determinare il patrimonio complessivo da spartire e trovare tutti gli oggetti preziosi che mancano. Ci sono state un sacco di macchinazioni sulla proprietà di Tito ed è per questo che la procedura è stata tenuta nel cassetto per più di due decenni. Nel frattempo, gran parte degli eredi di Tito vive in condizioni piuttosto modeste, mentre altri godono delle cose che appartenevano a Broz», ha detto Goran Petronijevic, legale del nipote di Tito, Josko Broz. Varie commissioni statali hanno evidenziato un totale di quattro elenchi dei beni lasciati da Tito. I più preziosi erano inclusi nella quarta lista, rimasta segreta per tre decenni, e custodita negli archivi della Sicurezza Nazionale (DB) prima di essere trasferita negli Archivi della Serbia. La lista “quattro” conteneva tutti gli oggetti che gli ex politici jugoslavi non volevano consegnare alla vedova di Tito, Jovanka - gioielli e quadri, la collezione di costumi nazionali, la flotta delle macchine di Tito, decorazioni e medaglie, le carrozze d'oro e 40 cavalli - per un valore precedentemente stimato intorno ai 50-60 milioni di dollari. Oltre alle tante collane di perle e altri gioielli, sono elencate sculture, quadri, vasi, tappeti, libri, cinque auto della residenza di Belgrado e tre veicoli del garage nell’isola di Brioni, una Rolls Roys, una Cadillac bianca e una limousine Lincoln. Oggi dall’elenco mancano i dipinti di Oscar Kokoska e Francisco Goya ed è decimata la preziosa collezione di fucili da caccia. La collezione del Maresciallo, secondo la vedova Jovanka Broz, consisteva di 167 copie, e di sicuro sono spariti almeno tre fucili. Si sospetta che il numero dei pezzi mancanti sia di gran lunga maggiore, visto che nell'ultima esposizione di fucili del Maresciallo sono stati esposti solo 67 pezzi. Secondo l’avvocato Toma Fila, mancano alcuni orologi preziosissimi del presidente. Venti sono stati rubati durante una mostra a Belgrado sei anni fa, ma si sospetta che ne manchino anche altri tra i più pregiati. Broz era conosciuto come un grande appassionato di orologi e la sua collezione contava alcuni rari esemplari di Rolex, Philippe Patek, Longines. Sulle liste con l'eredità di Tito sono elencati mobili intarsiati, collezioni filateliche, monete antiche, monete d'oro, spille con diamanti, rubini e altre pietre preziose, vasi di porcellana e ceramica, pepite d'oro, portasigarette. Tito ha lasciato anche la famosa Sciabola di Suvorov, onorificenza attribuita solo a Stalin e al maresciallo russo Zhukov, poi un frammento di roccia lunare donato dagli astronauti americani. Sulla seconda lista sono elencati circa 1.000 oggetti. Jovanka Broz sostiene che su quella lista ci siano i beni comuni acquisiti nel matrimonio. La vedova, attraverso il suo legale, afferma che la maggior parte delle cose che si trovavano nella residenza presidenziale a Belgrado erano sue in quanto regali del marito e degli amici, e non omaggi ricevuti come moglie del presidente. Per quanto riguarda beni immobili Tito non ne possedeva, a eccezione di un piccolo vigneto che era stato acquistato e donato al figlio Zarko. La vedova di Tito ha saputo un mese dopo la morte (1980) del marito che doveva lasciare la residenza. Non le hanno permesso di portare via praticamente nulla, neanche i documenti personali, le fotografie, il vestiario. Tutti i suoi effetti personali le furono sequestrati per ordine del generale Ivan Dolnicar, e tenuti in un garage per tre anni, durante i quali molte cose si sono rovinate. Il primo tentativo di spartizione del patrimonio rimasto dopo la morte di Tito risale al 1983 quando, secondo la testimonianza della nipote Joska Broz, agli eredi furono offerte oggetti senza valore - stoffe e vestiti, un paio di accendini e pipe, la macchina fotografica e un anello spezzato. Il figlio Zarko all’epoca aveva chiesto quattro uniformi di Tito senza mai riceverle. Fino ad oggi, gli eredi sono riusciti a raccogliere solo i diritti d'autore dei libri del Maresciallo – 4000 marchi tedeschi di allora per ciascuno.

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