I tagli romani toccano quota 700 milioni

L’ultima batosta con il decreto Irpef. Trento e Bolzano minacciano il ricorso ma Serracchiani punta sulla trattativa politica
Di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Lo Stato non dà tregua e presenta il conto. Con l’ultimo decreto Irpef del governo Renzi, che toglie altri 37 milioni di compartecipazione erariale e altrettanti negli spazi di spesa, il Friuli Venezia Giulia si trova azzoppato di 700 milioni di euro sulle entrate e con un miliardo in meno sulla possibilità di utilizzo delle risorse in cassa. Numeri che spingono la giunta Serracchiani a pretendere la convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi. Ma nel frattempo le Province Autonome di Trento e Bolzano già minacciano ricorsi contro il potere centrale. Il Friuli Venezia Giulia non si butta nella mischia, non ora almeno, perché aspetta di giocare sicuro: «Impugnare subito non avrebbe senso – dichiara l’assessore Francesco Peroni – prima di farlo dobbiamo avere in mano chance certe di vincere. Né va della nostra credibilità». Serracchiani, tirata per la giacca dai governatori delle due Province, risponde richiamandosi «alla sostenibilità» dei sacrifici richiesti e rilancia sull’apertura del confronto con lo Stato «per rivalutare assieme tutta la partita finanziaria». Più che una partita, un duello in casa Pd.

Il conto Il decreto Irpef di Renzi aggiorna, aggravandole, le cifre finora annunciate dalla legge di Stabilità per il 2014 varate dal governo Letta. Le trattenute sulle compartecipazioni erariali ora toccano i 37 milioni di euro, passando da 44 a 81 milioni. Parallelamente diminuiscono di altri 37 milioni gli spazi finanziari legati al Patto di Stabilità, passando dai 56, già tolti, agli attuali 93 milioni. È solo l’ultima goccia: l’accordo per il federalismo fiscale stipulato tra Tondo e Tremonti (che arriverà a pesare fino a 350 milioni), sommato alle leggi di stabilità e alle leggi di emergenza di questi anni, costano complessivamente 700 milioni in minori entrate e oltre un miliardo in minori spazi di spesa. «Il panorama che stiamo descrivendo rende evidente che siamo dinanzi a qualcosa che è figlio di interventi scollegati l’uno dall’altro - commenta Peroni – occorre riaprire il negoziato».

La battaglia Bolzano e Trento bocciano il decreto sull’Irpef che, per le due Province autonome, comporterebbe un ulteriore taglio (tra minor gettito e nuovi accantonamenti) di circa 120 milioni di euro ciascuna per il 2015. «Un errore macroscopico», è la denuncia del governatore altoatesino Arno Kompatscher. «Se il decreto è così noi rispondiamo no», rincara il collega trentino Ugo Rossi. Quest’ultimo vede nell’operazione del governo «aspetti di incostituzionalità», tanto che Kompatscher ha già contattato Serracchiani per fare in modo di «correggere l’errore in Senato, altrimenti voteremo contro e impugneremo il provvedimento». La presidente, vicesegretaria nazionale Pd, si è attivata sollecitando un incontro con il sottosegretario Delrio, mentre Peroni sta valutando l’ipotesi del ricorso anche per il Fvg. Una mossa che, tuttavia, per l’immediato si sente di escludere: «Per noi è prematuro – chiarisce il responsabile delle Finanze – perché per intraprendere un contenzioso con lo Stato è necessario avere chance di successo, sennò c’è il pericolo di essere sconfessati dalla Corte Costituzionale. Ciò ci farebbe perdere prestigio come Regione. Non mi sento di annunciare azioni di questo tipo prima di avere un’adeguata certezza di poter sostenere la posizione».

L’opposizione Per la deputata di Fi Sandra Savino Renzi è un “Robin Hood”. «Adesso è chiaro a tutti – sostiene la coordinatrice regionale, ex assessore alla Finanze – che la manovra del bonus degli 80 euro promossa dal premier, che arriva a ridosso delle elezioni, oltre ad escludere i pensionati e le categorie che creano lavoro, andrà a ricadere sui conti della nostra Regione. Con la conseguenza che quello che è dato da una parte viene tolto dall’altra». Savino, che fa pressing per un incontro tra Serracchiani e Renzi con al cento i rapporti finanziari Stato-Regione, è certa di trovarsi davanti a una beffa soprattutto «per partite Iva, commercianti e artigiani che già combattono gli effetti della crisi e contro un fisco asfissiante».

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