I supermercati per Pasqua non sfideranno più la legge
Per Pasqua e Pasquetta la grande distribuzione goriziana non sembra intenzionata a sfidare di nuovo la legge regionale sul commercio. A differenza di quanto era avvenuto in occasione del primo novembre, le serrande dovrebbero rimanere abbassate per tutti. Il condizionale è però d'obbligo perché martedì prossimo è prevista la sentenza della Corte costituzionale che si esprimerà in merito alla legittimità o illegittimità della norma che impone, per il commercio al dettaglio in sede fissa, l'obbligo di chiusura in corrispondenza di dieci festività: Capodanno, Pasqua, Lunedì dell'Angelo, 25 aprile, Primo maggio, Festa della Repubblica, Ferragosto, Ognissanti, Natale e Santo Stefano. Nel caso in cui la Consulta dovesse bocciare la legge regionale, potrebbero esserci alcuni supermercati che sceglieranno di aprire, se non proprio domenica, almeno lunedì. Tutto è in ogni caso in sospeso e il fronte non è certamente compatto.
Nel settore non mancano i diversi punti di vista. Di certo c'è che a novembre, nel primo giorno di applicazione della nuova norma, la polizia locale di Gorizia aveva notificato cinque verbali ispettivi e un sesto era stato strappato per un caso di recidiva nella giornata di Santo Stefano. Dal comando di Corte Sant'Ilario erano poi partite le notifiche di sanzione da 5mila euro e in cinque casi su sei era stato presentato ricorso. L'unico a non aver impugnato la multa era stato il titolare del magazzino H&S di via Trieste. Come spiegato dal comandante della Polizia locale Marco Muzzatti proprio oggi verranno sentiti i legali dei ricorrenti. «Martedì - dice il dirigente comunale - vedremo cosa dirà la Corte Costituzionale e ci adegueremo». Su Pasqua e Pasquetta, come su Natale, Santo Stefano e Capodanno, non sembrano esserci molte discussioni. Queste festività vengono considerate sacre (quasi) da tutti. Per quelle più "laiche" o "istituzionali" c'è invece discussione. Il 25 aprile, il primo maggio, il 2 giugno, Ferragosto e Ognissanti possono essere sacrificate anche se Gorizia non ha quello status di "Città turistica" che le permetterebbe di derogare alle limitazioni dettate dalla legge sul commercio. «Noi siamo convinti che nelle giornate di festa dovremmo rimanere tutti chiusi», sostiene Guido Komauli senza fare distinzioni. Il titolare del supermercato Despar di via Don Bosco aggiunge che le sanzioni previste dalla normativa non sono congrue. «Paragonano un negozio con una superficie di 100 metri quadrati con uno di 1.500. C'è una sproporzione importante. Uno da 1.500 metri quadrati in una giornata di festa può fare un incasso che è dieci volte la sanzione. È ovvio che gli conviene tenere aperto. Non altrettanto succede per un negozio da 100 metri quadrati. In quei giorni i grandi fanno più dell'incasso normale proprio perché intercettano anche i clienti di chi non può permettersi di tenere aperto». A dovere rimanere chiusi non sono soltanto i piccoli, sono anche i grandissimi perché se la superficie di vendita eccede i 1.500 metri quadrati, cambia lo scaglione. Dai 1.500 ai 5.000 metri quadrati la sanzione amministrativa oscilla tra i 10mila e i 24 mila euro: se poi a non osservare la chiusura è un esercizio con una superficie di vendita superiore ai 5.000 metri quadrati si passa da un minimo di 15mila a un massimo di 36mila euro. Se però è vero che per chi ha una superficie compresa tra i mille e i 1.500 metri quadrati conviene tenere aperto, è anche vero che in caso di recidiva è prevista la chiusura del negozio per un periodo che oscilla tra i 7 e i 30 giorni. Tra chi aveva tenuto aperto a novembre e attende la decisione della consulta c'è Andrea Pallavicini, titolare della Conad di via Locchi. «Speriamo valga la legge nazionale, perché con la concorrenza slovena non possiamo permetterci di chiudere: è assurdo, anche se per Pasqua, Pasquetta, Natale, Santo Stefano e Capodanno credo sia giusto fermarsi».
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