I soci privati salgono al 17% di Autovie

Conclusa l’operazione concambio di azioni con la holding di banche e assicurazioni. Restano fuori solo Bnl e Montepaschi
Traffico sull'autostrada Trieste-Venezia
Traffico sull'autostrada Trieste-Venezia

 L’operazione concambio è conclusa. Banche e assicurazioni hanno concretizzato la loro uscita da Friulia per il 50% delle azioni possedute nella finanziaria regionale (dove avevano investito 120 milioni di euro) in favore di una partecipazione in Autovie Venete, come previsto nei patti parasociali sin dal battesimo della holding. A conti fatti la presenza privata nella concessionaria autostradale è del 17%.

Dopo mesi di trattative, la trasformazione delle azioni bancarie da Friulia ad Autovie è dunque cosa fatta. A dare il via libera sono stati i consigli di FriulAdria, Unicredit, Bcc Fvg, Generali, Popolare di Vicenza, Popolare di Cividale, Allianz, Veneto Banca, finanziarie Seaf e Sinloc. A tenersi fuori sono stati solo i francesi di Bnl e Montepaschi (ex Antonveneta).

Nel sito di Friulia compare ancora la situazione precedente. Vale a dire con la Regione (che in Finanziaria ha stanziato 17 milioni per la ricapitalizzazione della holding) al 77,8% delle quote di Friulia, il sistema del credito al 16,1% , le assicurazioni al 3,2%, le finanziarie allo 0,9% (il 2% sono azioni proprie della società).

Ma, dopo il concambio (tre azioni di Autovie per un’azione di Friulia, questo l’accordo in applicazione dei patti parasociali della holding), la Regione è salita attorno al 90% e i privati sono scesi a poco più del 9,9%. In Autovie, dove la presenza di Friulia era pari all’86,7%, la Regione possiede invece ora un pacchetto attorno al 73% (sempre attraverso la finanziaria), con banche e assicurazioni che hanno in mano il 17%. Il resto rimane a disposizione di oltre una trentina di soci (soprattutto enti locali) con in testa la Regione Veneto (4,8%) e Infrastrutture Cis (4,2).

Banche pronte alla fuga da Friulia verso Autovie

Il nuovo scenario è conseguenza degli accordi del dicembre 2005, con Riccardo Illy alla guida della Regione e Friulia impegnata a sottoscrivere un aumento di capitale di 120 milioni di euro (20 milioni in più di quanto auspicato inizialmente dal governo regionale, erano altri tempi) per diventare la “casa” delle partecipate del Friuli Venezia Giulia. Sotto la presidenza Friulia di Augusto Antonucci, già assessore della giunta Illy, furono coinvolti dieci partner privati tra banche e assicurazioni che, versando quei 120 milioni, aumentarono la loro presenza nel pacchetto dal 12% a oltre il 19%.

La finanziaria contò i contributi di Unicredit (quasi 10 milioni) e Banca Intesa (con Friuladria, circa 15 milioni), Antonveneta (5 milioni) e Bnl (10 milioni), San Paolo Imi (con Friulcassa, quasi 18 milioni) e Popolare di Vicenza (10 milioni), Generali (15 milioni) e Lloyd Adriatico (8 milioni), Banca di Cividale (10 milioni) e Federazione delle Bcc (19 milioni). Cifre che per metà, così fu appunto definito nei patti parasociali, avrebbero potuto essere convertite in azioni di Autovie, come è accaduto tra fine 2014 e inizio 2015.

A determinare l’opzione di uscita dal pacchetto azionario di Friulia è stato il crollo degli utili degli ultimi anni. Prima e dopo il recupero dell’esercizio 2011/12 (+2,5 milioni), la partecipata della Regione ha perso complessivamente 81,7 milioni di euro (10,4 milioni nel 2010/11, 36 milioni nel 2012/13, 35,3 milioni nel 2013/14). Un risultato, quello dell’ultimo bilancio, che deriva essenzialmente dall’ultima rettifica di valore, pari a 36,5 milioni di euro, operata sulla collegata Mediocredito Fvg

Una difficoltà strutturale che ha evidentemente convinto i privati che non si trattasse di un malessere passeggero. Ma banche e assicurazioni, molte delle quali detengono pure quote di Mediocredito, hanno anche risposto alla logica di diversificazione degli investimenti, la stessa che ha portato per esempio Generali a sottoscrivere titoli obbligazionari, per 50 milioni, collocati dall’istituto di credito della Regione. In prospettiva si guarda forse alla possibile quotazione di Autovie in Borsa, mentre è al momento accantonata la caccia ai dividendi della concessionaria, dato che gli utili verranno per molti anni ancora investiti nella realizzazione della terza corsia.

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