I sindacati: serve un piano per attrarre investimenti
MARCO BALLICO. I sindacati promuovono la politica economica della Regione. In particolare, la bozza di ddl di riforma dell’industria. «Risponde alle richieste che la Cgil avanza sin dalla precedente legislatura. Traduce in particolare l’esigenza di un intervento pubblico a orientamento e sostegno delle politiche industriali delle imprese», dice Franco Belci. Certo, aggiunge il segretario Fvg, esistono margini di miglioramento. «Riguardano soprattutto i criteri di accesso agli incentivi – spiega –. Servirebbero norme più rigide a imporre la restituzione dei contributi in caso di delocalizzazione al di fuori dell’Europa». La Cgil sollecita inoltre l’esigenza di un maggiore raccordo tra le politiche industriali e quelle per il lavoro, oltre al varo di un ddl sulla formazione professionale. Indispensabile inoltre accelerare il processo di riforma della pubblica amministrazione, a partire dall’apparato regionale, per favorire la sburocratizzazione del sistema. Non convince, infine, la versione finale della riforma dei Consorzi industriali: «Il compromesso che si è scelto rischia di partorire un topolino con cambiamenti minimi e tempi ingiustificatamente lunghi. Da parte nostra avremmo voluto un Consorzio unico in tempi celeri». Alla Regione viene infine chiesto di fare pressing sul governo Renzi per sostenere, a livello di Ue, una diversa disciplina dei casi di delocalizzazione intracomunitaria, con l’obiettivo di arginare nuovi casi Electrolux. «Il fatto che il semestre italiano non abbia prodotto nulla su questo versante – dice Belci – rappresenta una grande occasione persa». Giudizio positivo anche della Cisl. «É apprezzabile che ci sia un’idea generale e complessiva su come ridisegnare l’intero sistema industriale e del terziario e che lo stesso disegno non focalizzi solo uno strumento, anche se importante, come quello dei Consorzi – rileva la segreteria regionale –. Tuttavia resta la preoccupazione, malgrado le rassicurazioni dell’assessore Bolzonello, sui tempi di realizzazione del piano, proprio alla luce del fatto che alcune attività dovranno passare attraverso la nuova struttura dei Consorzi». Più in generale la Cisl promuove le azioni della Regione per l’attrazione di nuovi investimenti, lo sviluppo del sistema produttivo con misure fiscali e anti-burocrazia, la semplificazione e riduzione dei vincoli a favore della continuità aziendale e a salvaguardia dell’occupazione. Temi cruciali aperti? «Piano energetico e rete delle infrastrutture, che devono necessariamente trovare uno spazio di discussione, anche creando gruppi di lavoro mirati. L’industria non si rilancia solo con misure di incentivazione fiscale». Da parte del segretario regionale Giovanni Fania, come già in passato, anche il richiamo alle responsabilità di tutti. Con la Regione che si è messa in gioco con il ddl, gli imprenditori «devono ricominciare ad investire, e quindi rischiare, capitali propri». E il sindacato, superando alcune «rigidità ideologiche», può creare condizioni competitive, anche con modelli partecipativi alla governance d'impresa. «Occorre inoltre sostenere il sistema con un welfare aziendale e politiche attive del lavoro».
«Il Friuli Venezia Giulia è la terza regione in Italia quanto a incidenza del manifatturiero, ma è anche tra quelle in cui la crisi continua a mordere maggiormente», interviene pure Giacinto Menis. Il segretario della Uil Fvg promuove quindi l'adozione di un impianto organico di politiche industriali «che punti alla competitività del sistema e al recupero dei valori produttivi e occupazionali attraverso un forte sostegno all'industria, al marketing territoriale, alla semplificazione burocratica, alla rivisitazione dei distretti in chiave di filiera e al riordino dei consorzi industriali». Azioni «che vanno però completate con ulteriori interventi capaci di dare continuità e far ripartire il nostro sistema economico». Anche la Uil insiste su energia e infrastrutture e considera infine «condivisibile l'abbattimento dell'Irap per le imprese che investono in ricerca e sviluppo. Riteniamo anche utile l'abbattimento, o comunque una significativa riduzione, dell'addizionale regionale Irpef per i lavoratori dipendenti e per i pensionati».
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