I sindacati della Ferriera: «Troppi silenzi»
TRIESTE Il confronto sull’Accordo di programma per la riconversione dell’area caldo della Ferriera è ripartito, ma i sindacati non si fidano e invocano chiarezza su tempi e contenuti. Dopo la spaccatura delle rappresentanze dei lavoratori in occasione del referendum di inizio anno sull’accordo stretto con l’azienda, le sigle si ricompattano e chiedono alla Prefettura di farsi garante dei livelli occupazionali davanti al silenzio delle istituzioni. La preoccupazione serpeggia tra i lavoratori, che nel tardo pomeriggio di oggi terranno un’inedita assemblea in teleconferenza, autorganizzata al di fuori della Rsu. Ma intanto dalla Regione, l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen annuncia che l’occupazione non solo sarà difesa, ma incrementata con nuove assunzioni.
Enti pubblici e imprese hanno ricominciato a discutere la scorsa settimana i termini dell’Adp, ma non tutti i nodi sono sciolti e i sindacati lamentano di non ricevere aggiornamenti ufficiali da tempo. Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm, Failms e Usb hanno così chiesto e ottenuto un confronto con il prefetto Valerio Valenti per esprimere al rappresentante del governo i timori rispetto a un’intesa che, causa anche il coronavirus, continua a slittare.
«Gli impianti dell’area a caldo – scrivono i cinque sindacati in una nota congiunta – sono fermi da quasi due mesi e la gran parte dei lavoratori in cassa integrazione. Mentre dell’Adp si sa ancora troppo poco». Le segreterie dei metalmeccanici lamentano il silenzio del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e del presidente della Regione Massimiliano Fedriga, entrambi destinatari di una richiesta di incontro urgente spedita ormai il 29 aprile. «Ma da parte loro non è arrivato nessun feedback – lamentano le sigle – e le uniche informazioni sono quelle apparse sul giornale: questo non va assolutamente bene».
A Valenti è stato così domandato di richiamare le istituzioni a riaprire un canale di comunicazione con le parti sociali, «per permetterci di informare i lavoratori, che attendono con ansia l’avvio della reindustrializzazione del sito e di riqualificazione delle maestranze». Per i sindacati vanno chiariti due punti: «I tempi di chiusura dell’Adp e le garanzie occupazionali che le istituzioni hanno più volte assicurato e che dovranno aggiungersi a quelle fissate nell’accordo sindacale». A discuterne saranno anche i lavoratori, che oggi si sono dati appuntamento su una piattaforma per teleconferenze, con un’iniziativa che non vede le segreterie provinciali come organizzatrici ma fra gli invitati.
Una prima rassicurazione arriva dall’assessore Rosolen, che prevede un incremento occupazionale come esito della riconversione dell’area a caldo in zona logistico-portuale: «L’iter dell’Adp sta andando avanti nel confronto fra tutti i soggetti sottoscrittori e la Regione ha sciolto ormai tutte le sue riserve».
Alla premessa segue l’impegno dell’esponente della giunta Fedriga: «Non mollerò nemmeno un metro sul fatto che i soldi pubblici messi sull’Accordo siano impiegati per il mantenimento dell’occupazione. L’accordo sindacale prevede 417 occupati futuri e, per quanto ci riguarda, è il numero minimo da cui partire. Chiederò di inserire espliciti riferimenti nell’intesa agli importanti soggetti che ne fanno parte» e cioè gruppo Arvedi e Piattaforma logistica Trieste. Secondo Rosolen, infatti, «417 è un numero prudenziale, perché il numero di lavoratori previsti nei piani industriali dei soggetti privati sottoscrittori è superiore e fa sperare che gli occupati saranno molti di più». —
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