I servizi Usa spiano il Centro di Miramare
Le telefonate, il traffico internet, le e-mail che passano attraverso il Centro di fisica teorica di Miramare sono “succhiati” dalla National security agency (Nsa), la più grande agenzia di intelligence degli Stati Uniti. Perlomeno in passato questo è avvenuto nell’ambito di “Upstream”, uno dei molti programmi di sorveglianza di massa dell’agenzia che sono emersi dai documenti segreti rivelati dall’ex tecnico della Cia, portato a galla qualche giorno fa dal quotidiano francese Le Monde e ripreso anche dal settimanale L’Espresso. Conferme a supposizioni estremamente fondate che vengono avanzate da oltre vent’anni, innescate dai sospetti statunitensi su passaggi a Miramare di fisici coinvolti nei programmi nucleari di Paesi mediorientali. Il primo a lanciare un allarme è il giornalista Steve Coll che in un articolo sul Washington Post del 24 dicembre 1992 sostiene che scienziati del Terzo mondo, che provengono da Paesi che non hanno nemmeno firmato il trattato di non proliferazione del nucleare, conducono a Miramare una ricerca relativa ad armi nucleari, sistemi di missili ed altre tecnologie militari. Il giornale statunitense tratteggia anche una sorta di do ut des: sarebbe stato un prestito di tre milioni di dollari dato dall’Iran a salvare nel ’91 il Centro da crisi finanziaria certa. E proprio in quell’anno, sempre secondo il giornale di Washington, il governo di Teheran avrebbe mandato a Miramare 77 scienziati nucleari.
Smentendo molte accuse, il vicedirettore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (da cui dipende il Centro) Maurizio Zifferero deve però riconoscere che «in precedenza il Centro di Trieste è stato usato almeno una volta da un fisico nucleare del Terzo mondo coinvolto nella costruzione di armi segrete.» Gli investigatori dell’Aiea che monitorano il proliferare di armi nucleari dopo la prima guerra del Golfo (1990-1991) scoprono infatti che il direttore del programma nucleare di Baghdad, Jaffar Dhai Jaffar, scienziato nucleare addestrato all’Ovest è stato brevemente a Miramare durante gli Anni Settanta per condurre una ricerca avanzata prima di svolgere ricerche anche al Cern di Ginevra. Ma Zifferero è anche un componente del gruppo che sta investigando sul programma nucleare iracheno e in questa veste, secondo l’allora vicedirettore del Centro di fisica Luciano Bertocchi si sarebbe attirato le ire degli Stati Uniti che avrebbero allestito una campagna di stampa per screditare l’Aiea. Zifferero infatti aveva guidato una missione Onu incaricata di scoprire gli impianti nucleari di Saddam Hussein. Zifferero esclude l’esistenza di un reattore nucleare proprio mentre i servizi Usa ipotizzano sulla base di una foto satellitare scattata nei pressi della cittadina di Dibis, la presenza di un impianto nucleare segreto. La rete televisiva americana Cbs accusa Zifferero di connivenza con gli iracheni e di aver addirittura lavorato come consulente al programma nucleare di Baghdad prima di diventare ispettore dell’Onu.
Nell’aprile 2003 Jaffar Dhai Jaffar, braccato, si consegna agli americani che lo mettono sotto custodia in un Paese arabo dove funzionari governativi e uomini della Cia lo torchiano a dovere. «È lo scienziato - scrive ancora il Washington Post - che ha fondato e guidato il programma nucleare clandestino dell’Irak» e riferisce che sarebbe a conoscenza non solo dei siti dove sono nascoste le armi nucleari, chimiche, batteriologiche e missilistiche, ma anche dei nomi dei Paesi e delle industrie che hanno fornito componenti e conoscenze nucleari a Saddam Hussein. Le armi nucleari o chimiche di cui secondo il Pentagono il dittatore Hussein destituito dopo la seconda Guerra del golfo e giustiziato per impiccagione nel 2006, sarebbe stato in possesso, in realtà non verranno mai trovate. Secondo alcune fonti, sarebbero state un bluff della stessa Cia per scatenare gli attacchi.
Considerando questa cornice è chiaro come il Centro di Miramare sia costantemente monitorato dalla più grande potenza militare del mondo. Il programma Upstream, applicato anche per Trieste, «opera - racconta Le Monde - sui cavi sottomarini: le grandi autostrade delle comunicazioni che trasportano immensi flussi di dati». «Oltre il 99 per cento delle comunicazioni intercontinentali in tutto il mondo avviene grazie ai cavi sottomarini in fibra ottica», spiega Alan Mauldin di Telegeography, azienda leader nel settore delle consulenze e della ricerca per il mercato delle telecomunicazioni». Accedendo a questi cavi, la Nsa riesce a “succhiare” indiscriminatamente telefonate, traffico internet, email, siti visitati, video postati su You tube e commenti pubblicati su social network come Facebook e Twitter.» A Miramare probabilmente ancora oggi, nulla passa inosservato.
Silvio Maranzana
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