I segni sul volto, l’orologio e le mani: le altre domande sulla morte di Liliana Resinovich

Il legale del fratello della donna non esclude l’ipotesi

che sia stata soffocata. La frattura al naso era datata?

Gianpaolo Sarti Laura Tonero
Una foto tratta dal profilo Facebook di Liliana Resinovich, 63 anni, scomparsa dalla sua abitazione a Trieste lo scorso 14 dicembre, 5 Gennaio 2022. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Una foto tratta dal profilo Facebook di Liliana Resinovich, 63 anni, scomparsa dalla sua abitazione a Trieste lo scorso 14 dicembre, 5 Gennaio 2022. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

TRIESTE La piccole emorragie alla testa e alla lingua. Il sangue alla narice. La tumefazione a una palpebra. La morte di Liliana Resinovich è un suicidio, secondo la relazione del medico legale Fulvio Costantinides e del radiologo Fabio Cavalli. Un suicidio con i due sacchetti di nylon infilati in testa. Una conclusione a cui sono approdati i due specialisti in mancanza di traumi o ferite letali, capaci dunque di provocare un decesso: l’autopsia e la Tac non li hanno rilevati.

Ma in questo mistero sempre più intricato vari dettagli contenuti in quello stesso documento non convincono l’avvocato Nicodemo Gentile, il legale a cui si è affidato il fratello di Liliana, che ritiene possibile «un soffocamento» con un indumento o anche con un cuscino. Le emorragie e la tumefazione raccontano altro? Una possibile colluttazione, culminata con un soffocamento?

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Di più. Nelle immagini della Tac Lilly indossa l’orologio – fermo alle 9.17 (o alle 21.17, visto che è analogico) – al polso sinistro. Ma in tutte le foto che ritraggono Liliana nella sua quotidianità, pubblicate dal marito Sebastiano Visintin sulla sua pagina Facebook, la sessantatreenne tiene l’orologio sempre al polso destro. Qualcuno potrebbe aver manomesso il cadavere? Che verità nasconde l’orologio?

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L’ipotesi del raffreddamento

Lilly è scomparsa il 14 dicembre ed è stata trovata morta il 5 gennaio. Costantinides e Cavalli non hanno rilevato segni di decomposizione, quindi ritengono che la donna sia deceduta «al massimo» entro le quarantott’ore prima del rinvenimento della salma. Ci sono tre settimane tra la sparizione e il decesso: cosa è successo in tutto quel periodo? La relazione dei due specialisti accenna alla possibilità (ritenuta «remota») del congelamento del corpo, sebbene non siano state individuate tracce a livello cellulare. Ma più che un «congelamento» è ipotizzabile, piuttosto, un raffreddamento? Cioè che la donna sia stata nascosta in un frigo e tenuta a uno o due gradi?

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I segni al volto

La palpebra destra è «apparentemente tumefatta», annota la relazione, e vengono individuate tracce ematiche alla narice destra. La lingua presenta una «apprezzabile piccola infiltrazione emorragica muscolare anteriore». Così la testa: «Si nota infiltrazione emorragica a livello di muscolo temporale sinistro e la presenza di piccole petecchie emorragiche». Il documento non spiega se tutte queste sono conseguenze di un decorso fisiologico post mortem o di una possibile colluttazione. A ciò si aggiunge una «possibile antica frattura» del naso. Ma alla famiglia di Lilly non risulta nulla del genere, sottolinea l’avvocato Gentile dopo aver consultato il fratello della donna. Un’indicazione condivisa dal marito Visintin: «Lilly non me ne ha mai parlato e nel corso degli anni passati insieme non ricordo abbia subito fratture al naso».

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L’ipotesi soffocamento

L’avvocato batte questa pista, sebbene nella relazione il tema sia scartato. Nei polmoni «non si rilevano segni macroscopici di soffocamento. In tal caso la sofferenza interstizio-alveolare sarebbe stata molto più evidente».

Le mani

«Le mani afferrano la cerniera del giubbotto». I due medici descrivono così la posizione in cui è stata trovata Lilly all’interno dei sacchi. Se si fosse tolta la vita, sopravvenuta la morte, le mani non avrebbero dovuto rilassarsi, staccandosi dal torace?

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Il giallo della colazione

Il test tossicologico aveva evidenziato resti di una colazione nel corpo: caffè e uvette, forse di un panettone. Le uvette nel succo gastrico erano recenti, altrimenti gli enzimi digestivi le avrebbero digerite. Quindi possono risalire o al giorno della scomparsa, oppure al giorno prima della morte. Un congelamento o raffreddamento del cadavere avrebbero potuto bloccare il processo digestivo. Le uvette quindi potrebbero anche risalire al giorno della sparizione.

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