I sanitari-testimonial esortano alla fiducia: «Se lo faremo tutti sconfiggeremo il Covid»

TRIESTE Fiducia, speranza e l’invito a fidarsi della scienza. Il V-Day ha messo in fila una lunga lista di uomini e donne di medicina, che da Palmanova hanno mandato ai cittadini un messaggio rassicurante sull’importanza della vaccinazione anti Covid.
«Visto quello che il mondo sta vivendo, ci sono speranza e aspettativa», dice Fabio Barbone, capo dell’equipe che affianca la Regione da inizio pandemia. Secondo l’epidemiologo, «è chiaro che ci siano tante domande, ma l’investimento scientifico di questi mesi è stato straordinario ed è la base del successo di poter cominciare la campagna vaccinale prima della fine dell’anno. I monitoraggi continueranno, ma conosco l’attenzione alla sicurezza dell’Ema: ci sono le premesse scientifiche per essere ottimisti». Barbone non nasconde le incognite: «Sul vaccino molto dipenderà dalle mutazioni del virus, ma per ora le varianti non sembrano capaci di sfuggire ai suoi effetti. Potremo così far circolare il Covid molto meno e circoscrivere subito i focolai che rimarranno».
La direttrice dei servizi sociosanitari dell’Asugi pensa alle case di riposo. «È una giornata epocale – dice Maria Chiara Corti – che speriamo possa cambiare direzione agli eventi. Stiamo cercando di partire nelle residenze, organizzando le modalità per raggiungere al più presto familiari e amministratori di sostegno delle persone più fragili. La vaccinazione avverrà nelle strutture, dove praticamente tutti gli ospiti in grado di esprimersi sono favorevoli». Resta il problema degli operatori che non intendono sottoporsi alla profilassi: «Non sappiamo quanti saranno, ma dovremo fare un’opera di convincimento. Al di là della necessità di proteggere gli anziani, è in gioco la possibilità per loro di tornare a uscire e avere contatti con i propri cari».
Per il cardiologo Gianfranco Sinagra, «l’opinione pubblica va rassicurata: parliamo di un vaccino di ultima generazione, che non inocula il virus ma stimola la produzione di anticorpi. L’immunizzazione dovrebbe durare almeno nove mesi ed è l’unica possibilità che abbiamo per sperare che, quando alcune decine di milioni di italiani si saranno vaccinati, si ottenga l’effetto di far proliferare meno il virus, che comincerà a contagiare meno fino a spegnersi». Sinagra è ottimista: «L’emergere di mutanti non inficia necessariamente l’efficacia del vaccino. Quanto alla sicurezza, il vaccino è stato testato su 30 mila soggetti per un tempo sufficiente a verificare effetti collaterali nel breve periodo. Il lungo periodo? Capisco le preoccupazioni, ma le premesse sono rassicuranti e il vaccino è l’unica arma sicura per sperare che il virus perda potenza entro 24 mesi. L’alternativa è conviverci per un tempo indeterminato, che massacrerà economia, istruzione, libertà, psicologia delle persone e salute di chi ha altre patologie, perché lavorare negli ospedali in tempi di pandemia è difficile».
«Mi sono vaccinata perché penso che, per finire questo periodo di crisi, debbano farlo tutti», dice l’operatrice sociosanitaria dell’Itis di Trieste Gisella Caiafa. Per lei, «non c’è solo il Covid, ma una crisi emotiva che allontana le persone, in una situazione in cui siamo tutti chiusi in casa, molti da soli. Verso di loro e verso i nostri ospiti provo molta empatia. Io stessa voglio vedere la mia famiglia in tranquillità e sono molto positiva sulla sicurezza del vaccino: ho fiducia nella scienza, ma sento troppa propaganda negativa».
Il pediatra Vincenzo Forleo affida ai social le sue sensazioni: «Un privilegio e un onore essere tra i primi nella mia regione a ricevere il vaccino contro il Covid. Soprattutto però fiero di dare l’esempio. Esorto tutti coloro che mi conoscono a farsi vaccinare quando sarà il loro turno. Mai come in questo momento dobbiamo fidarci della scienza. Una flebile luce di speranza si è accesa oggi». —
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