I rifugi alpini in crisi: «Colpa della pazza estate»

I gestori: «Ci salvano solo gli stranieri. Tra gli italiani vige il mordi e fuggi»
Il rifugio Pellarini di Tarvisio
Il rifugio Pellarini di Tarvisio

Zavorrati dal maltempo. Rovinati dal “meteo”. Persino i rifugi alpini, emblema per definizione di un turismo “mordi e fuggi” o, viceversa, molto specializzato, lanciano al cielo le loro grida di dolore. Per gli incassi mancati, per la stagione balorda, per le stesse condizioni climatiche che rendono impossibile ogni programmazione. Nei fatti, alla fine di questa balorda estate 2014, i conti di quasi tutti saranno in profondo rosso. Non come sulla costa del Friuli Venezia Giulia, che ha vissuto un vero e proprio “annus horribilis” , ma abbastanza vicino, nelle cifre e nelle perdite, a quella delle strutture montane.

Al “Gilberti” di Chiusaforte, sul monte Canin, vanno subito al sodo. «Finora è stata abbastanza difficile, abbiamo ancora la neve! Gli avvicinamenti alle montagne necessitano di ramponi e piccozza, del resto è stato un anno eccezionale, abbiamo avuto 16 metri di neve. Risultato: la massa è spaventata. È il quarto anno - aggiunge il gestore - che il ghiacciaio è in espansione, nettamente in controtendenza. Mettiamoci sopra il weekend pervicacemente brutto e la perdita ci pare consistente, anche se i numeri li faremo più avanti. Anche chi ha aperto prima gli impianti non è stato aiutato dal tempo. Ora puntiamo sugli eventi carini, sulla musica in quota, e cerchiamo di non piangerci addosso...».

La “mala” estate ha fatto danni, insomma, non solo sulle spiagge ma anche sui rilievi? Fino a un certo punto. Al rifugio Pellarini di Tarvisio, ad esempio, ammettono che «il tempo è stato quello che è stato, ma nel Tarvisiano, grazie alla promozione degli ultimi anni, si tiene». Certo, il periodo è stato «climaticamente pesante» ma a dare man forte hanno provveduto i turisti provenienti dall’estero. La tipologia è nota: sloveni, gente dell’Est, tedeschi e austriaci, dichiaratamente molto affezionati alle Alpi Giulie». «In agosto non vengono - raccontano al “Pellarini” il turismo è decisamente più italiano». Annotazione quasi inquietante, il tempo sembra essere una variabile relativa. «Mi sono meravigliato - racconta il gestore - vengono a prescindere dal tempo, anche se ovviamente non affrontano un sesto grado con la pioggia... Non va bene neanche la ristorazione. La crisi, innegabile, e il discorso del clima, hanno influito tantissimo».

In lieve controtendenza va solo la Casa Alpina Julius Kugy di Malborghetto Valbruna, che peraltro non è in quota e ha un’offerta diversa. «Ho fatto una statistica larga - racconta il gestore - che prendeva in considerazione il periodo gennaio-luglio del 2013 e lo parametrava a quello dell’anno in corso. Bene, non posso che annotare 122 presenze in più. Attenzione, però, la nostra tipologia di rifugio porta la gente a sceglierci di più quando c’è brutto tempo! Per dire, abbiamo 26 posti letto, non tutti pieni, ma la ristorazione marcia. Di sicuro grazie a un certo “terrorismo” meteorologico, si vede girare meno gente, e quando arriva la pioggia ci sono in giro quattro gatti».
Anche al Flaiban Pacherini di Forni di Sopra luglio è stato tutt’altro che un mese indimenticabile. Brutto, anzi, decisamente brutto, «tanto che dobbiamo ringraziare i tedeschi, numerosi grazie all’«anello» tra i rifugi che è stato ampiamente reclamizzato in Germania. Contiamo su agosto che si sta mettendo al meglio». I problemi sono quelli di tutti. «C’è stata tanta neve fino a tardi, già a giugno eravamo in difficoltà, abbiamo perso un terzo delle presenze. Peggiorando anche sul turismo giornaliero dove siamo sotto del 50 %... Forse eravamo abituati troppo bene negli anni passati...».

Sentimenti negativi sul mese passato anche al Tolazzi di Forni Avoltri: «Non vogliamo fare i catastrofici ma luglio è stato un mese difficile. E le previsioni meteorologiche, spesso sbagliate, hanno inciso. Per dire: ci sono state giornate belle senza neanche una persona. Purtroppo una percentuale ancora troppo bassa guarda le web cam. Lo avessero fatto, si sarebbero resi conti che il maltempo non c’era proprio. Nel nostro futuro bisogna guardare all’estero, a Germania, Slovenia, Austria».

I rifugi che hanno investito sugli stranieri si sono tenuti a galla, anche se è presto per fare un bilancio. In Alta Carnia segnaliamo molto turismo italiano, friulano e spesso di giornata. Non vanno giù per il sottile al Rifugio Marinelli di Paluzza. «Le previsioni del tempo ci hanno rovinato, vorrei che alcuni facessero bene il loro lavoro. Il problema è solo il tempo. Nel primo giorno di sole, eravamo al completo. Chiude il Tita Piaz di Ampezzo. Possibilista. «Finora il tempo non è stato molto proficuo, ora forse qualcosa si muoverà. Viste le previsioni meteo, magari le correnti d’aria cambiano...».
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