I rifiuti romani bruciati nell’inceneritore di Trieste

In via Errera trattati “speciali” provenienti dal Lazio per circa 500mila euro. Il gestore: «Abbattiamo così le tariffe»
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera

TRIESTE La crisi dei rifiuti di Roma alleggerisce le bollette dei triestini. Una percentuale compresa fra l’8 e il 9% dei rifiuti speciali bruciati nell’inceneritore di Trieste, via Errera, infatti, vengono dal Lazio. Parliamo di circa 5.800 tonnellate l’anno, al costo di 80, 90 euro l’una.

La macchina dei rifiuti romana, come riportano i quotidiani nazionali, è inceppata da tempo. Lo smaltimento ha costi molto superiori alle medie europee e finisce per essere assorbito dalle strutture presenti in altre regioni. Trieste è lontana: è difficile che la spazzatura della capitale diventi una fonte di approvigionamento primaria per l’inceneritore, poiché i trasporti aumentano i costi in misura eccessiva. Ciononostante è proprio laziale l’unica quota di rifiuti utilizzata proveniente da fuori Triveneto.

La provenienza Secondo le stime di Nestambiente, la società del gruppo Hera che gestisce i due inceneritori di Trieste e Padova, la struttura triestina brucia circa 164mila tonnellate di rifiuti in un anno. Di queste 106mila sono costituite da rifiuti urbani, di provenienza intraregionale, mentre circa 58mila sono rifiuti speciali.

I rifiuti urbani provengono in maggior parte dalla Provincia di Trieste: il 60%, pari a circa 65mila tonnellate. Seguono le masse provenienti da Gorizia (20%) e Udine (14%). Assente nella lista Pordenone: la provincia sulle sponde del Tagliamento è da anni in cima alla classifica regionale per il trattamento dei rifiuti e non ricorre quindi ai servigi dell’inceneritore triestino.

I rifuti speciali Arrivano per il 40% circa dal Friuli Venezia Giulia, per il 50% dal Veneto e in quota minoritaria dal Lazio, appunto 8-9%. Ma di che tipo di spazzatura stiamo parlando? In Italia vengono prodotti in media 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani annui, mentre quelli speciali sono tra i 120 e i 130 milioni di tonnellate. Gli speciali che di norma vengono utilizzati negli inceneritori provengono dal trattamento di altre tipologie di rifiuto.

Quelli che Trieste “importa” dal Lazio provengono da impianti di Trattamento meccanico-biologico (Tmb), nei quali il rifiuto urbano indifferenziato viene trattato e diviso in due ulteriori tipologie: un materiale più secco, privato dell’umido, che viene impiegato appunto per la «valorizzazione energetica» e una parte umida che può essere utilizzata, ad esempio, come copertura nelle discariche. A Trieste si utilizza quindi la versione “secca” del prodotto dei Tmb.

La funzione Spiega l’amministratore delegato di Nestambiente Paolo Cecchin: «Nella gestione di impianti come quello di Trieste è indispensabile siano inclusi anche i rifiuti speciali - afferma -. Ogni termovalorizzatore è sovradimensionato rispetto alla taglia di rifiuti urbani che impiega: ad esempio quello di Trieste ha tre linee, alcune delle quali vengono impiegate quando le altre sono ferme per manutenzione o per un guasto». In questo contesto il rifiuto speciale viene impiegato per mantenere la continuità di funzionamento dell’impianto.

L’aspetto economico Aggiunge Cecchin: «Esiste ovviamente un aspetto economico, che però non può essere scisso da quello ambientale: importare rifiuti dal Lazio comporta un trasporto di lunga percorrenza che incide sia sui costi che sull’impatto complessivo. Ecco perché il nostro ricorso agli speciali del Lazio è limitato». La tariffa applicata è quella standard per questo genere di trattamento, fra gli 80 e i 90 euro, e porta quindi a un guadagno di circa 500mila euro.

Questo importo viene utilizzato, dice l’amministratore delegato di Nestambiente, per ammortizzare i costi dello smaltimento dei rifiuti urbani prodotti sul territorio: «Utilizziamo gli speciali in luogo di quelli urbani e questo ci permette di ridurre la tariffa dei secondi. Se non lo facessimo i costi dell’impianto si applicherebbero soltanto ai rifiuti prodotti in Friuli Venezia Giulia».

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