I resti sono di suor Crocifissa: sarà la prima beata di Fiume
FIUME Fugati i residui dubbi legati all'identità delle spoglie riesumate nel 2012 al cimitero monumentale di Cosala, a Fiume e che si credeva appartenessero a Maria Crocifissa Cosulich, fondatrice dell'Istituto fiumano delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù. La prova del Dna, compiuta all'Istituto di medicina legale di Spalato, ha fugato ogni incertezza: i resti mortali sono proprio quelli della suora fiumana, nata nel 1852 nel capoluogo quarnerino e personaggio leggendario per la sua bontà e per l'immane opera caritatevole, che ha salvato centinaia di giovani, poveri e abbandonati. La prova provata dell'identità della suora di origine lussignane (nata da famiglia di armatori dell'isola altoadriatica) è destinata a facilitare il processo di beatificazione di una donna conosciuta e apprezzata per la sua vasta cultura, una poliglotta, che dapprima insegnò musica per iscriversi nel 1879, all'età di 27 anni, all'Associazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesu' a Trieste.
«Dieci anni dopo – racconta suor Dobroslava Mlakic, Superiora della Comunità del Sacro Cuore a Fiume e Postulatrice del procedimento di beatificazione della Madre – diventò la responsabile della sezione fiumana, istituendo diversi anni più tardi l'Istituto fiumano del Sacro Cuore di Gesù, l'unico ordine religioso autoctono della città di San Vito». Suor Dobroslava ha reso noto che nel 121esimo anniversario di fondazione dell'istituto, è stato il medico legale spalatino, Dragan Primorac, a comunicarle ufficialmente che si trattava dei resti mortali di madre Maria Crocificca Cosulich. «L'identificazione non è stato un lavoro facile. Gli esami del Penn State College, negli Stati Uniti, hanno sciolto gli ultimi dubbi. Ora potremo esporre le reliquie nella nostra sede, in via Pomerio a Fiume, dove la nostra sorella restò attiva fino al 1922, anno della sua morte.
A cavallo dei due secoli l'Istituto del Sacro Cuore di Gesù ospitò e diede una speranza e un futuro, a centinaia di ragazze e ragazzi indigenti e abbandonati, senza che mai fosse fatta una distinzione di nazionalità e religione. Come detto, l'opera di riconoscimento non è stata facile: dal sepolcro delle suore a Cosala, di circa venti metri quadrati, sono stati disseppelliti i resti di un imprecisato numero di corpi, messi in bare senza alcuna scritta.
Grazie all'identificazione, con le spoglie che in futuro saranno meta di pellegrinaggio, potrà arricchirsi la dimensione religiosa di Fiume che vanta, oltre al Santuario mariano di Tersatto, la visita di quattro giorni di Papa Giovanni Paolo II, avvenuta nel giugno di 17 anni fa.
Già alcuni anni orsono, l'arcivescovo di Fiume, monsigno Ivan Devcic riconobbe a Suor Crocifissa i segni della santità. Sarà forse la prima santa di Fiume. —
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