I raid della “banda del gavettone” seminano il panico a Trieste

TRIESTE. Forse è soltanto questione di ore. Prenderli non dovrebbe essere impossibile: le testimonianze parlano di una Focus grigio metallizzata con un portapacchi nero sul tettuccio. Non mancherebbero nemmeno le immagini, quelle riprese dalle telecamere piazzate in giro per la città. La polizia sta indagando sulla “banda dei gavettoni”, il gruppetto che si aggira di notte a bordo di un’auto lanciando palloncini d’acqua sui passanti. Il trentottenne Luca P., colpito in faccia sabato attorno all’una, in galleria San Vito, ha rischiato la vista. Il gavettone, sferrato a tutta forza da una macchina in corsa, gli ha fratturato l’orbita dell’occhio destro. Ma non è affatto un episodio isolato. Ce ne sono altri due analoghi e accertati, avvenuti tutti lo scorso weekend tra venerdì e sabato. Come una sorta di “raid” della goliardata, ma che poteva costare la vista a Luca, ora sottoposto a un intervento chirurgico.
Gli episodi precedenti. Le altre vittime non hanno riportato ferite particolari, solo spavento e stupore. Come il ventiquattrenne Alessandro Sironich, venerdì a mezzanotte e mezzo, in via Roma. «Ero in compagnia a bere un bicchiere fuori con gli amici - racconta - e all’altezza di Ponterosso, mentre stavamo attraversando la strada per andare verso piazza della Borsa, ci siamo accorti di una macchina che accelerava verso di noi. Direi che andava tra i settanta e gli ottanta all’ora. Ha cambiato subito corsia...è stato un attimo. All’improvviso abbiamo sentito una botta trovandoci bagnati. Sul momento non ci siamo resi conto, poi abbiamo capito che era un gavettone. Pochi istanti dopo è passata una pattuglia - ricorda ancora Alessandro - a cui abbiamo riferito l’accaduto. Ma gli agenti ci hanno preso un po’ in giro...”beh, dai, solo acqua”, ci hanno risposto all’inizio. Dopo però si sono convinti che forse la situazione poteva essere pericolosa, quindi ci hanno domandato che macchina fosse e dove si stesse dirigendo». Alessandro ha fatto denuncia non appena ha saputo di quanto accaduto al trentottenne Luca la sera successiva, in galleria San Vito. «Quando ho letto cosa era successo, ha capito che non era una cosa da poco, che non era soltanto una bravata».
L'auto in corsa. Alessandro ricorda piuttosto bene l’auto da cui è partito il gavettone: una Focus grigio metallizzato, una berlina, con un portapacchi nero sul tetto. Non era l’ultima serie, bensì il modello del 2006 o il precedente. Il primo o il secondo. «Non ce l’abbiamo fatta a vedere chi ci fosse dentro e nemmeno la targa, purtroppo...». Ma erano almeno in due: uno guidava e l’altro lanciava. Stesso copione in via San Michele. Ancora sabato, poco dopo mezzanotte, quindi un’ora prima del gavettone contro Luca in galleria San Vito. Il trentenne Giuliano stava scendendo lungo la via in direzione del centro. «Ho visto arrivare un’auto grigia da dietro e poi il rumore - spiega - qualcosa aveva colpito la mia ragazza sulla schiena. Il giorno dopo le è spuntato un livido abbastanza grosso, di circa dieci centimetri». Giuliano e gli amici, comunque, hanno allertato immediatamente la polizia. «Sembrava quasi ridicolo chiamare per un gavettone - riflette - però, dopo quanto successo a San Vito, sono certo di aver fatto la cosa giusta». Anche Giuliano, probabilmente, sporgerà denuncia. Non ci sono molti altri particolari, se non che la ragazza che l’accompagnava sembra essersi accorta che il lancio del palloncino d’acqua era partito dal retro dell’automobile. Chi c’era dentro? Giovani? Non si sa. Dai racconti non è possibile a risalire ad altro.
Altri due casi simili. Uno sarebbe avvenuto in via del Veltro e uno a danno di alcuni studenti universitari. Uno ancora, infine, risalirebbe a qualche mese fa, sulle Rive. Sempre una Focus grigia. La descrizione dell’auto è confermata dalle testimonianze.
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