I quattro secoli di storia dei cavalli lipizzani

TRIESTE Il nome della razza deriva da Lipizza, borgo sloveno a una decina di chilometri da Trieste. Proprio lì fu creato, nel 1580, un allevamento di cavalli, destinato alla corte imperiale. A quel tempo la tipologia prediletta di cavallo era quella Andalusa e il Carso, simile alla Spagna sia sotto il profilo ambientale che climatico, rappresentò un’opzione ideale per dar vita a un allevamento di cavalli dagli standard molto alti.
L’arciduca Carlo di Stiria scelse di collocare l’attività equestre a Lipizza: nel 1578 intraprese i lavori di modifica di un castelliere abbandonato precedentemente appartenuto ai vescovi di Trieste e, due anni dopo, vi insediò l’Equile, l’allevamento originario di cavalli Lipizzani per la corte imperiale.
Un gruppo di fattrici di origini italiane – provenienti da Polesine, Aquileia e Verona – e un nucleo di stalloni Andalusi, importati dalla Spagna, diedero vita a questa nobile razza di quadrupedi.
Al termine della Grande guerra, con la caduta dell’Impero austro-ungarico, l’allevamento fu trasferito in Austria, ma quello di Lipizza non cadde nel dimenticatoio; le trattative di pace assegnarono la località – attualmente slovena – all’Italia che, insieme al territorio, ottenne anche un discreto numero di esemplari e potè così mantenere l’allevamento in attività. Durante la Seconda guerra mondiale, i tedeschi si impossessarono dei cavalli che, nel 1947, furono restituiti ai proprietari. Fino al 1955 furono mantenuti dall’Esercito, finché furono trasferiti al Ministero dell’Agricoltura, vicino a Roma.
L’Equile resta, ancora oggi, una figura rilevante a livello mondiale nell’allevamento moderno di cavalli Lipizzani, ma sono anche altri i Paesi che si cimentano in questo settore: tra questi la Slovenia, l’Ungheria, la Romania, la Cecoslovacchia, la Croazia e l’Italia a Monterotondo, nei pressi di Roma, all’Istituto sperimentale per la zootecnia.—
Riproduzione riservata © Il Piccolo