I pusher della coca, sgominata la banda a Trieste
La Squadra mobile diretta da Roberto Giacomelli ha smantellato la cupola della cocaina a Trieste: in manette sono finiti il gestore e tre pusher, tutti triestini. Uno dei quali è un insospettabile imprenditore del settore delle case di riposo.
Il capo della banda si chiama Edoardo Sema, ha 58 anni, e molto tempo fa era un passeur di modesto livello residente in via Forti 38. Gli altri arrestati sono Stefano Vatta, 48 anni, Ciro Ianiro, 65 anni e Andrea Rotta, 45. Tutti e quattro sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Guido Patriarchi su richiesta del pm Matteo Tripani, il magistrato che coordina le indagini. Sema, Ianiro e Rotta sono in carcere. Vatta ai domiciliari.
Andrea Rotta è il titolare della “Rotta Corporation”, una società che gestisce varie case di riposo a Trieste (una si trova in via Imbriani). È anche proprietario di una barca ormeggiata a Muggia. Risulta che qualche anno fa abbia avuto qualche guaio con la giustizia in Germania: tre anni di carcere per traffico di droga.
La cupola è stata smascherata dopo ore e ore di intercettazioni, estenuanti appostamenti e filmati realizzati con microtelecamere. In questo modo è stato possibile ricostruire un’attività di tipo “industriale”: dall’ordine ricevuto dal cliente fino alla consegna della neve. Tutto regolato da un’organizzazione perfetta come un orologio. In questo ultimo mese gli investigatori della Sezione narcotici sono riusciti a evidenziare un’attività a larghissimo respiro che andava avanti, in città e non solo, da almeno tre anni. Al mattino la consegna del denaro in un luogo definito, al pomeriggio da un’altra parte la cessione della droga.
Sema era già stato arrestato lo scorso settembre, quando gli agenti della Mobile lo avevano bloccato in strada di Montedoro. Aveva con sé un chilo e 250 grammi di cocaina purissima nascosto nell’auto. A tradirlo era stata la cintura di sicurezza della vettura che non aveva allacciato. Al momento gli agenti avevano ipotizzato che si trattasse di un trafficante occasionale. Ma un caso non era. È emerso infatti che l’uomo ha gestito in questi ultimi anni lo spaccio di chili e chili di cocaina importata in parte dalla Germania, dove nel 2009 era stato arrestato sempre per droga, ma proveniente anche da altri fornitori internazionali. Altra droga era stata trovata a casa, una villetta in via Forti: in totale circa 250 grammi tra cocaina e altre sostanze. E in quella casa, durante la perquisizione, gli agenti della sezione narcotici della Mobile, avevano avuto la conferma del fatto che non avevano di fronte un dilettante. I contanti, oltre cinquemila euro, erano stati nascosti dietro ai quadri. Le banconote erano state sistemate sul retro delle litografie e su quello dei quadri stessi.
Così come un boss, Sema aveva i suoi vice: due pusher che secondo le indagini hanno distribuito su suo ordine rilevanti quantitativi di cocaina anche a personaggi insospettabili di Trieste e dell’Isontino. I due sono Ciro Ianiro e Stefano Vatta. Il primo è considerato dalla Polizia uno spacciatore storico di Trieste. Poche settimane fa era stato beccato in via del Lazzaretto Vecchio con 40 grammi di cocaina in tasca. Ma non si era trattato di un caso fortuito. Perché gli agenti della Narcotici in poco tempo sono riusciti a ricostruire un numero rilevante di episodi riconucibili al pusher.
Quanto a Stefano Vatta, era stato fermato - anche lui casualmente - pochi giorni prima di Ferragosto in città. Era incappato in una pattuglia della Squadra volante. Aveva 80 grammi nascosti sotto il sedile dello scooter. Li stava andando a consegnare a un cliente triestino. Droga fornita da Ciro Ianiro, secondo la Polizia.
Il quarto arrestato, Andrea Rotta, nella banda era considerato un “autonomo”. Secondo le indagini infatti si riforniva tanto da Ciro Ianiro quando da altri grossisti fuori città. Le telecamere installate dagli investigatori lo hanno filmato mentre spacciava nel suo ufficio della casa di riposo di via Imbriani.
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