I profughi tornano a “popolare” il Silos
TRIESTE Il Silos torna a popolarsi. Sono una ventina gli immigrati di nazionalità afghana e pachistana che, in questi giorni, dimorano nella struttura a fianco della Stazione ferroviaria. Sono ritornati e, nonostante l’ordinanza di divieto dell’ex sindaco Roberto Cosolini, si sono aperti un varco nella rete metallica con cui l’area è stata transennata. I numeri non sono certamente quelli di un anno fa quando l’edificio, abbandonato e degradato, era stato letteralmente colonizzato da decine e decine di richiedenti asilo che, per lunghi mesi, avevano bivaccato all’interno in gravi condizioni igienico sanitarie. Ma in queste settimane sono ricomparsi i rifugi di cartone e plastica, con materassi di fortuna e qualche sacco a pelo.
Il vicesindaco Pierpaolo Roberti ha allertato il vicecomandate della polizia locale e, accompagnato dagli agenti, è andato personalmente a fare un sopralluogo. Sono stati sanzionati due giovani afghani, mente un altro gruppetto è riuscito a dileguarsi dalla parte opposta da cui sono arrivati gli uomini della municipale. Probabilmente, da quanto si è saputo, sono stati intercettati da una macchina dei carabinieri che gravitava nei paraggi. La sanzione comminata deriva proprio dall’ordinanza di divieto di accesso firmata nei mesi scorsi da Cosolini. «So bene che non possono pagare alcuna multa - spiega il vicesindaco Roberti - ma noi osserviamo la legge e le regole. Le facciamo rispettare, tanto più su un tema del genere».
Il leghista intende prendere subito provvedimenti: innanzitutto contatterà la proprietà della struttura per far riparare le barriere divelte e togliere i bivacchi.
«Ho predisposto una lettera formale - puntualizza il vicesindaco - per richiedere, sempre in ottemperanza all'ordinanza, di smantellare le baracche ricomparse, di chiudere i varchi aperti e di aumentare la vigilanza. I tempi sono cambiati e l’attuale amministrazione non è quella che nasconde la polvere sotto al tappeto. Non tollereremo le baraccopoli e, anzi, questa sarà una delle motivazioni che daremo al prefetto per richiedere che il numero di clandestini a Trieste venga ridotto, visto che appare sempre più chiaro che il "modello Trieste" non esiste».
Il vicesindaco, in secondo luogo, si rivolgerà all’Ics e alla Caritas - le due realtà che gestiscono i profughi a Trieste - per domandare spiegazioni. «Se gli immigrati sono al Silos - afferma l’esponente del Carroccio - non è vero che il problema dei profughi è risolto come ci aveva detto e ripetuto la giunta Cosolini e come ci avevano assicurato l’Ics e la Caritas. Se ci sono immigrati che dormono in quelle capanne, tra la sporcizia, significa che il sistema non sta affatto reggendo. Noi, contrariamente a chi ci ha preceduto, non stiamo a guardare, non nascondiamo la polvere sotto il tappeto. Ma rispondiamo subito ed è per questo che sono venuto personalmente a verificare la situazione. Comunque è ovvio che le sanzioni andranno a finire in nulla - rileva ancora - perché sono persone che non hanno i soldi per pagare. L’Ics è al corrente che c’è gente al Silos? Stanno facendo qualcosa? Voglio avere spiegazioni sul perché ci sono persone all’interno di quella struttura abbandonata visto che è in corso una convenzione sia con loro che con la Caritas».
Ancora: «Avevano detto che non c’era alcuna emergenza sul fronte immigrazione nella nostra città. Bene - insiste Roberti - dal momento che riscontriamo la presenza di richiedenti asilo nel capannone, le loro parole non corrispondono al vero. Non si può sostenere che è normale e accettabile che delle persone dormano e vivano in quelle condizioni. Voglio risposte - ribadisce il vicesindaco - io sto già prendendo provvedimenti».
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