I profughi di Lampedusa accolti all’ex Cie

Venti immigrati nordafricani già trasferiti a Gradisca, oggi ne arriveranno altri 35. Il prefetto di Gorizia: «Non diventerà un Cara 2»
Un gruppo di donne arrivate in Italia con uno degli ultimi barconi
Un gruppo di donne arrivate in Italia con uno degli ultimi barconi

GRADISCA D’ISONZO. Non avrebbe mai più dovuto riaprire i battenti. Poi li ha riaperti “soltanto temporaneamente”. E invece oggi, di fatto, l’ex Cie di Gradisca ha completato la sua metamorfosi. Raddoppiando le sue funzioni. È diventato a tutti gli effetti un “Cara-bis”, come il suo “gemello” che sorge a pochi metri di distanza, nel complesso dell’ex caserma Polonio.

L’ex struttura di detenzione non è più soltanto la soluzione d’emergenza per ospitare i profughi presenti sul territorio provinciale arrivati in Italia via terra (in massima parte cittadini afghani e pakistani) e scoperti da una convenzione per l’accoglienza: da qualche giorno ospita anche i migranti sbarcati sulle coste siciliane. Già giovedì scorso 20 nordafricani intercettati nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” sono stati trasferiti all’ex centro di identificazione ed espulsione. E altri 35 sono attesi oggi.

E così, mentre il “Cara-1” è sempre ben oltre i limiti della capienza (208 regolari asilanti contro i 138 previsti da convenzione), il Cara-bis o ex Cie che dir si voglia - che nella sua massima agibilità conterebbe altri 248 posti- diventa la soluzione tampone sia per i flussi da terra che per quanti sulle “carrette del mare” dall’Africa approdano a Lampedusa. Flusso che con l’arrivo della bella stagione non è destinato certo a diminuire. Il prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto, conferma che la situazione è molto fluida.

L'ingresso all'ex Cie di Gradisca
L'ingresso all'ex Cie di Gradisca

«Sì, un’ala dell’ex Cie sarà destinata a ospitare temporaneamente anche i profughi trasferiti dalla Sicilia. Il prologo a un totale riutilizzo del Cie come Cara da 250 posti? No, non credo. Verrà utilizzata soltanto l’unica sezione agibile dopo i lavori di ristrutturazione». E se l’emergenza, come tutto lascia prevedere, continuerà? «Bisognerà inventarsi qualcosa di diverso - ammette il prefetto -. Il fenomeno migratorio non è facilmente governabile. La provincia di Gorizia è interessata di fatto da un doppio flusso di migranti, via terra e indirettamente via mare. I sindaci devono mettersi in testa che è il caso di collaborare e dare la disponibilità ad accogliere in ciascun Comune piccoli numeri di profughi. Solo così il fenomeno può essere fronteggiato senza impatti eccessivi. Se gli amministratori non lo faranno spontaneamente - così Zappalorto - saranno le circostanze a imporlo, quando si troveranno queste persone sulla porta di casa».

Gianni Torrenti, assessore regionale all’Immigrazione, si dice convinto che l’attuale riutilizzo dell’ex Cie sarà una soluzione ponte. «Nulla di nuovo, i trasferimenti fanno parte di quella quota di 80 migranti che il Viminale ha assegnato due settimane fa alle diverse Prefetture - commenta -. La quota verrà rispettata e non vi saranno ulteriori arrivi che andrebbero a gravare sul territorio. La situazione si normalizzerà presto – conclude con un pizzico d’ironia – una volta passata la tornata elettorale, visto che qualcuno strumentalizza regolarmente il problema». Prudente il sindaco di Gradisca Linda Tomasinsig: «Le istituzioni ci dicono che il riutilizzo dell’ex Cie è temporaneo. Confido non vi saranno ampliamenti che porteranno a un maxi-Cara».

Molti dei migranti provenienti dalla Sicilia neppure vorrebbero fermarsi nel nostro Paese. Perché, spiegano le forze dell’ordine, non intendono chiedere asilo in Italia quanto piuttosto in Nord Europa. Venire identificati qui li costringerebbe invece a chiedere in Italia lo status di rifugiati. Ecco perché rifiutano di lasciare le impronte digitali e sottoporsi alla fotosegnalazione. E tentano la fuga, come dieci dei nordafricani appena trasferiti a Gradisca da Lampedusa.

Lancia l’allarme Angelo Obit, segretario provinciale del sindacato di polizia Sap. «Tra un’«emergenza» e una “soluzione temporanea”, il Cara è passato dalla capienza originaria di 138 persone ai 280 che avremo con gli arrivi dalla Sicilia: e la struttura nemmeno dispone di tanti letti. Nonostante le rassicurazioni del ministro Alfano al Parlamento, l’ex Cie non ha chiuso. E se andasse a regime si andrebbe verso un doppio Cara da 500 posti».

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