I piccoli hotel di Trieste messi in ginocchio dalla crisi nel mirino della criminalità organizzata

Allarme sul rischio infiltrazioni mafiose. Federalberghi: «Già arrivate proposte di acquisto da parte di realtà “sospette”»
L’hotel Solun di via Milano. Aperto l’anno scorso è già stato messo in vendita a 8,6 milioni. Foto Silvano
L’hotel Solun di via Milano. Aperto l’anno scorso è già stato messo in vendita a 8,6 milioni. Foto Silvano

TRIESTE I turisti che latitano, i ricavi in picchiata, le spese che diventano impossibili da sostenere. La crisi legata alla pandemia sta mettendo in ginocchio il settore alberghiero. Lo stesso su cui ha iniziato a mettere gli occhi la criminalità organizzata, pronta ad approfittare proprio delle difficoltà dei proprietari di hotel per investire i proventi di attività illecite. Un fenomeno che, purtroppo, non interessa solo le grandi città, ma inizia a farsi sentire a Trieste.



Anche per gli alberghi della nostra città, infatti, iniziano ad arrivare le prime proposte di acquisto. E il rischio concreto, confermano addetti ai lavori e forze dell’ordine, è che imprenditori arrivati ormai con l’acqua alla gola, cedano a società poco trasparenti, interessate a riciclare denaro per conto di mafia o camorra. Senza contare poi il pericolo usurai che non solo non sono mai spariti, ma al contrario possono trovare campo fertile in questa fase di assenza di liquidità.

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La pandemia, del resto, ha colpito al cuore l’intero sistema economico che ruota attorno al turismo, a Trieste come nel resto del Paese. Le strutture più importanti, con alle spalle catene alberghiere di respiro internazionale, fondi finanziari o comunque capitali importanti resistono. Gli alberghi o i residence a conduzione familiare, o comunque gestiti da piccole società, che magari erano in affanno già prima che l’emergenza da Covid-19 scoppiasse e avevano difficoltà di accesso al credito, ora traballano sul serio. E alle loro porte bussano i primi papabili acquirenti, interessati a rilevare non solo l’attività, ma pure gli immobili che le ospitano. «Arrivano proposte da più fronti, – ammette Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste –. Alcune da soggetti seri, altre da realtà meno serie che si presentano attraverso intermediari. Gli stessi che, oltre ad entrare in contatto direttamente con i singoli titolari degli alberghi, – riferisce – hanno chiamato anche la segreteria di Federalberghi per avere indicazioni su quali strutture potrebbero essere interessate alla vendita. Ovviamente la nostra associazione di categoria non fornisce questo tipo di informazioni».

Il momento per il comparto è estremamente delicato. La luce in fondo al tunnel per ora non si vede, ed è saltato anche il business che ogni anno ruota attorno alle feste di Natale. «Ci tengo a mettere in guardia tutti i colleghi, – dichiara Lanci –. Invito a farsi avanti se sorgono dubbi e, sorpattutto, a segnalare eventuali strane proposte in maniera da rendere possibili eventuali verifiche» .

Gli alberghi più esposti sono quelli dai restauri meno recenti, con tre stelle, che magari nei prossimi anni per resistere sul mercato avrebbero bisogno anche di importanti lavori di riqualificazione. «Ma nessuno è escluso», specifica Lanci che pone l’accento sul fatto che «a rischio c’è un grande capitale imprenditoriale. Parliamo di albergatori locali che hanno contribuito alla crescita turistica di questa città, ben integrati sul territorio e capaci di un proficuo confronto con l’intera categoria».

Il primo albergo a mettersi ufficialmente sul mercato, con tanto di annuncio sui principali siti di vendite immobiliari, è il Solun di via Milano. Quell’immobile nel marzo del 2018 era stato rilevato per 1 milione e 70 mila euro dalla Salonicco srl, società che fa capo ad alcuni imprenditori macedoni. Dopo un importante restauro, è stato aperto lo scorso anno. Ora al prezzo di 8,6 milioni è in vendita sia l’immobile a 4 piani con 32 camere, sia l’attività di ricezione. Per 420 mila euro, invece, è sul mercato anche un bed & breakfast in Largo Barriera 15.

Il rischio di infiltrazioni mafiose con l’immissione di capitali illeciti nel comparto del turismo è già all’attenzione della Prefettura. «Lo scorso giugno, dopo la prima ondata della pandemia e il lockdown - spiega il prefetto Valerio Valenti - avevamo già istituito un tavolo di confronto, un osservatorio con alcuni interlocutori tra i quali Banca d’Italia, Abi, Finanza e Camera di Commercio per intercettare situazioni che possano finire nel mirino di mafia e usura». Un ruolo di primo piano per stanare eventuali trattative illecite su questi fronti lo sta giocando da mesi la Guardia di Finanza. Gli osservati speciali sono prima di tutto gli alberghi, come detto, ma non sono risparmiati nemmeno pubblici esercizi e grande distribuzione. «Il rischio c’è, l’allarme anche, ma esiste comunque una rete che monitora – spiega Valenti –. Apriremo ora un focus sugli alberghi. Invito le associazioni di categoria che rilevassero irregolarità o i singoli imprenditori a segnalare». —


 

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