I pesci rossi invadono il laghetto di Basovizza

Il prezioso ecosistema carsico in pericolo a causa del proliferare della specie Il naturalista Bressi: «Abbandonati da qualcuno, un disastro per la fauna locale»

TRIESTE Lo stagno di Basovizza è stato invaso da decine e decine di... pesci rossi. Amara sorpresa in questi giorni per gli amanti del Carso, che recatisi in uno dei più antichi stagni presenti nell’altipiano triestino si sono imbattuti in una presenza quanto meno bizzarra.

Rimesso completamente a nuovo nel 2015 grazie al fondamentale lavoro dell’associazione Tutori stagni e zone umide del Friuli Venezia Giulia sotto la supervisione del comitato degli Usi civici di Basovizza, l’ente che con una spesa pari a 30mila euro aveva finanziato il progetto, lo stagno carsico di Basovizza è uno dei più pregiati del territorio. E proprio tre anni fa l’esperto Maurizio Bobini aveva da subito lanciato un appello-monito: «Raccomandiamo ai cittadini di non introdurvi alcun animale o pianta e, nel contempo, di evitare il lancio di pietre o legna che possono rompere il nuovo telo di bentonite collocato sul fondo del laghetto». Tra gli animali in questione, il principale indiziato, accanto alla tartaruga, era proprio lui: il pesce rosso. «Pare innocuo, ma in realtà provoca dei danni all’ecosistema enormi. Forse anche peggio rispetto alla trota fario presente nel Rosandra».

Nicola Bressi, naturalista triestino, racconta che la presenza del Carassius auratus auratus negli stagni del Carso non è assolutamente da sottovalutare. Tutt’altro. E purtroppo non si tratta di un paio di esemplari, come registrato anche in altri stagni, ma di circa un centinaio di pesci domestici che stanno nuotando in un’area che non è assolutamente l’habitat naturale di questa specie.

Ma quali sono i danni che possono arrecare i pesci rossi negli stagni? Basta chiedere alle rane, ai tritoni crestati, alle raganelle e alle libellule. Tutte queste specie, autoctone, sono in pericolo. «Solamente il rospo comune e la rana verde resistono ai pesci. Tutte le altre specie sono vittima del pesce rosso che all’interno di uno stagno carsico non ha nemici naturali poiché non vi sono lontre, aironi, martin pescatori o bisce tessellate in grado di mangiare questo pesce. Un paragone? Mettere un pesce rosso in uno stagno è come mettere una tigre all’interno del parco dei mobili Elio di Prosecco...», spiega con efficace metafora Bressi.

Anche i numeri nella gestazione dei piccoli non hanno paragoni: se ad esempio le rane producono 300-400 uova, una femmina di pesce rosso rilascia, all’anno, qualcosa come 300mila uova. Molti si sono chiesti come ci sia potuta essere una proliferazione così grande in poco tempo. In realtà questo è il periodo giusto per iniziare a vedere molto bene a occhio nudo questi animali evidentemente cresciuti dopo la deposizione delle uova di qualche mese addietro.

C’è ancora un aspetto importante da sottolineare come confessa Bressi: «Non vorrei che le persone avessero raccolto il suggerimento di acquistare dei pesci rossi da inserire nelle vasche ornamentali per diminuire il numero di larve delle zanzare. È verissimo, questi pesci aiutano ad abbassare il numero delle zanzare, ma non lasciandoli liberi di nuotare negli stagni a distruggere un ecosistema». –


 

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