I parroci aprono ai richiedenti asilo le porte di canoniche e patronati

Il primo, tra un paio di giorni, sarà il nuovo parroco di Aquilinia, don Paolo Iannacone. Ma, a ruota, altri “colleghi” in servizio in alcune parrocchie di Trieste, faranno altrettanto. I sacerdoti della Diocesi cittadina si preparano ad aprire le porte di canoniche e patronati ai migranti in arrivo nel nostro territorio.
Ad Aquilinia gli ospiti alloggeranno al primo piano dell’ex asilo delle suore canossiane. Saranno al massimo venti, molto probabilmente afghani. «Si tratta di una permanenza temporanea per affrontare una situazione di emergenza - puntualizza don Paolo Iannaccone, che ha manifestato al prefetto la propria disponibilità a fare la propria parte nella partita dell’accoglienza diffusa -. "Le persone, probabilmente afghani, rimarranno qui per due o tre settimane al massimo. Io ho dato la disponibilità perché i profughi avrebbero rischiato di rimanere all'addiaccio. Non so esattamente quanti saranno, non molti comunque», aggiunge don Paolo.
Nonostante l'immediata disponibilità ci vorranno dei tempi tecnici per valutare le condizioni degli immobili. Dal regolare funzionamento del riscaldamento al reperimento di alcune brandine dove poter dormire. Gli immigrati risiederanno nell'ex canonica utilizzata dalle suore canossiane, struttura al primo piano dell'ex asilo, di proprietà della Diocesi di Trieste. In base a quanto comunicato ieri da don Paolo gli ospiti utilizzeranno la struttura alla notte, per dormirvi e per la prima colazione. «La stanza-dormitorio verrà chiusa, come da accordi con la Prefettura: poi gli ospiti si recheranno a Trieste, nelle strutture della Caritas e dell'Ics, attrezzate per l’accoglienza dei profughi», aggiunge don Paolo.
La notizia ha scatenato subito una bagarre politica. «Siamo e rimarremo sempre contrari ad ogni forma di accoglienza. Prima gli italiani», tuona il capogruppo di Fratelli d'Italia di Muggia Nicola Delconte. Per il consigliere di Forza Muggia-DpM Andrea Mariucci la questione è un'altra: «Se arrivassero delle famiglie, Aquilinia le accoglierebbe con affetto enorme, ma sappiamo che non è così. Inoltre la struttura indicata si trova vicino alla scuola elementare e al centro sportivo. Rimarranno poco tempo? Sappiamo che in Italia non c'è niente di più definitivo del provvisorio». Roberta Vlahov, capogruppo di Obiettivo comune per Muggia, lamenta un vizio di forma: «Nella procedura della scelta della location non è stata, ancora una volta, ascoltata la voce dei cittadini. Ne prendiamo atto».
Chiamata in causa il sindaco Laura Marzi ha voluto ringraziare don Paolo: «Condivido la scelta del parroco, che si è comportato come si dovrebbe sempre comportare un sacerdote, tenendo ben presente la morale dell'accoglienza delle persone provenienti da zone in cui vi sono delle situazioni pesantissime». Marzi ha rimarcato come si tratti di «una soluzione temporanea dovuta ad una emergenza in cui saranno ospitati al massimo dieci persone».
Visto anche il polverone politico sollevato, don Paolo ha voluto fare una precisazione: «Il contatto che ho avuto con la Prefettura mi ha colpito, ho sentito l'umanità di un’istituzione che, in attesa dei tempi tecnici per un’accoglienza strutturata e convenzionale dei profughi, si preoccupava dell'emergenza nel tentativo di dare a queste persone un tetto dove dormire. L'alternativa era la strada». Ecco perché, conclude don Paolo, «confrontandomi con la Caritas diocesana e avendo la disponibilità dell'ex casa delle suore di Aquilinia, attualmente vuota, mi sono sentito in coscienza di aprire loro le porte per una sistemazione temporanea ed emergenziale, che sono sicuro farà bene non solo a questi nostri fratelli, ma anche a tutti coloro che incontreranno i loro volti e incroceranno le loro storie».
(r.t.)
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