I parassiti flagellano gli ulivi dell’Istria A rischio il raccolto

Coltivatori in allarme per la diffusione della rinchite «Corriamo il pericolo di perdere il 100% della produzione»
Lasorte Trieste - Caresana Dolina - Ulivi
Lasorte Trieste - Caresana Dolina - Ulivi

POLA. La rinchite o punteruolo dell’olivo sta flagellando gli oliveti dell’Istria meridionale e nelle zone di Medolino, Altura, Dignano e Marzana, dove ci sono circa 60 mila piante. E le previsioni sono pessime: il raccolto risulterà danneggiato in una percentuale che va dal 30 al 100%. Il grido di allarme arriva da Silvano Tanger, presidente dell’Associazione agricola Ulika di Medolino, ma le sue preoccupazioni sono condivise da tanti piccoli olivicoltori.

La rinchite è un coleottero di piccole dimensioni, di colore rossastro molto diffuso negli oliveti della Puglia. Compare adulto in primavera e si nutre prima delle foglie, poi dei fiori e infine delle olive quando sono ancora piccole. Il frutto si asciuga, diventa nero e cade a terra. Sembra che il punteruolo colpisca soprattutto le specie d’olivo importate, per esempio il leccino, mentre si accanisce con meno vigore su quelle autoctone, come la busa.

Come mai, però, quest’anno il fenomeno è così esteso? Di certo gli olivicoltori non hanno fatto il trattamento giusto entro giugno, sebbene ci sia chi l’abbia ripetuto anche cinque volte, oppure lo hanno fatto con antiparassitari sbagliati. Alcuni sono riusciti a sconfiggerlo usando antiparassitari indicati per i frutteti, ma privi di permesso per gli oliveti. Il noto agronomo istriano Italo Zuzic, autore di diversi manuali sull’olivicoltura, osserva che anche in questo campo esistono forti interessi commerciali: le multinazionali produttrici di antiparassitari si fanno pagare il permesso per l’uso su queste o quelle colture.

L’olivicoltore, però, ha l’obbligo di salvare il raccolto e lo fa (o dovrebbe farlo) ricorrendo a tutti i mezzi a disposizione, a meno che gli antiparassitari non siano proibiti per tossicità. Zuzic afferma che gli antiparassitari validi per i peschi o i peri vanno sicuramente bene anche per gli olivi. Ma gli olivicoltori rischiano controlli e, nella peggiore delle ipotesi, una multa di 400 euro. In cambio, però, salvano l’intero raccolto il cui valore è notevolmente superiore.

Se la Regione istriana ultimamente ha fatto molto per incentivare l’olivicoltura, non ha fatto altrettanto per coordinare la lotta contro i vari parassiti ed è per questo che tra gli olivicoltori regna una certa confusione. (p.r.)

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