I paramilitari dell’ultradestra slovena, l’altolà di Pahor: «No all’illegalità»

Con armi e asce, li guida l’ex candidato alle presidenziali Šiško per «difendere l’ordine» nel sedicente Stato della Stiria

LUBIANA In marcia in un fitto bosco e poi tutti sull’attenti in una radura, indosso pantaloni mimetici e magliette verde-militare, il viso celato da passamontagna neri. Alcuni brandiscono un’ascia, altri dei fucili automatici. Alla loro testa c’è un politico ultranazionalista. Non sono scene dalle guerre balcaniche degli Anni Novanta, né siamo nell’insanguinato Donbass: è lo scenario osservato lo scorso weekend in un’area imprecisata delle Pohorje, sopra Maribor, nella tranquilla e mitteleuropea Slovenia. Slovenia che in realtà è un po’ in agitazione in questi giorni. Lo è a causa dell’apparizione sui social media e su portali locali di video e immagini che ritraggono un folto gruppo – tra i 50 e 70 – di paramilitari in addestramento.

La sicurezza fai-da-te: nasce il gruppo di paramilitari sloveno "Guardia della Stajerska"


Chi sono? Parziali risposte, inquietanti, non sono tardate ad arrivare. Si tratta della sedicente “Guardia della Štajerska”, la Stiria slovena. Parola di Andrej Šiško, che ha ammesso di essere il fondatore e il numero uno del neonato gruppo in armi. Šiško non è un personaggio qualunque: è il controverso leader del movimento extraparlamentare di estrema destra e anti-migranti Slovenia Unita, fautore della chiusura delle frontiere e del mantenimento della “purezza” etnica, solo lo 0,6% di voti alle ultime parlamentari. Ma è anche ex candidato alle presidenziali del 2017, nelle quali raggranellò un non disastroso 2,2%. Qual è l’obiettivo dei paramilitari? Confuso, al momento. Šiško ha spiegato all’agenzia Sta che sarebbe quello di «assicurare l’ordine», se necessario, nell’immaginario «Stato di Štajerska», da lui stesso proclamato nel 2017 nel nordest della Slovenia, come ha aggiunto a questo giornale. E come ogni Stato anche Štajerska avrebbe «il diritto di avere le proprie forze di difesa e di garantire l’ordine e il controllo delle frontiere». Ma gli uomini in armi sarebbero solo «un gruppo di difesa volontaria», non paramilitari, ha assicurato.



Solo provocazioni, da non prendere sul serio? Non sembrano pensarla così i vertici politici a Lubiana, preoccupati dalla commistione tra politica, estremismo e armi. La Slovenia è una nazione Ue «sicura» in cui «nessuna persona non autorizzata ha il bisogno o il diritto di occuparsi illegalmente della sicurezza e dei confini», ha così ammonito il presidente della Repubblica Borut Pahor. Durissimo anche il premier uscente Miro Cerar, che ha parlato di episodio «completamente inaccettabile» e ha invitato la polizia a investigare, mentre la ministra degli Interni Györkös Žnidar ha promesso «tolleranza zero». Detto fatto, con le forze dell’ordine che indagano per crimini contro «l’ordine costituzionale» e «traffico di armi». Armi, quelle usate dalla Guardia, che non sono state infatti registrate perché «portarle è un diritto umano fondamentale», aveva candidamente confessato lo stesso Šiško.

Siško, con Il Piccolo, si definisce «duca di Štajerska» e conferma di «essere uno dei fondatori» della Guardia, oggi forte di «alcune centinaia di persone». «No, non siamo un gruppo di paramilitari – ribadisce – ma la guardia ufficiale» dell’immaginario staterello. Non fanno paura, a Šiško, neppure le parole di Pahor, «solo un grande comico, comandante dell’esercito sloveno» che non è «capace di proteggere» la nazione. E la Štajerska varda? Sarebbe pronta, ad esempio, a schierarsi in chiave anti-migranti? Certo, confessa Šiško, «non permetteremo scenari come in Francia e in Germania». E non si metta di mezzo la polizia. «Non ho paura di nulla – chiosa – sono solo un uomo libero». E in cerca di visibilità, con metodi malsani e pericolosi. —
 

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