I nuovi utilizzi dei droni “targati” Trieste
Dal controllo dei ribelli in Congo, al servizio della missione di pace delle Nazioni Unite al monitoraggio ecologico delle aree marine e coste i droni, i velivoli senza pilota prodotti o informatizzati a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia stanno scrivendo nuove pagine di tecnologia avanzata, apprezzata a livello internazionale.
E se negli Stati Uniti “Amazon” prevede di utilizzare piccoli elicotteri a pilotaggio remoto per recapitare a casa i libri acquistati in Internet e la catena di pizza “Domino’S” vorrebbe utilizzarli per le sue consegne, nell’area giuliana si stanno mettendo a punto altri campi di utilizzo di questi mezzi, dalle dimensioni che variano da pochi centimetri a quasi quelle di un aereo tradizionale. «Possiamo individuare le aree marine più adatte alla pescicoltura, così come ottimizzare, dopo speciali voli mappatura e screening, l’irrigazione o la fertilizzazione dei campi coltivati» spiega il triestino Daniele Gulic. L’ingegnere dell’azienda DerMap, con sede nel Parco scientifico e tecnologico Danieli di Udine, crea ed elabora i programmi informatici necessari a rendere “utili” i velivoli. In questo caso quelli della AirMap, dei “quadricopter”, sorta di piccoli elicotteri dotati di due coppie di motori elettrici, con una velocità orizzontale di 30-40 km all’ora e un’autonomia di 30 minuti. Un modello di questi piccoli Uav (Unmanned Aerial Vehicle nell’acronimo inglese) ha destato molto interesse durante la presentazione in occasione di un seminario sul controllo ambientale in ambiente marino svoltosi allo Ial Fvg di Trieste. «Ad esempio - racconta Gulic - possiamo programmare il drone affinché, con la sua macchina fotografica reflex specifica e altri sensori, possa individuare i tetti in Eternit o discariche che contengono il materiale cancerogeno. È il mio lavoro: ci stiamo occupando anche di un sensore multispettrale specifico per ottimizzare l’agricoltura mentre in Montenegro abbiamo effettuato controlli su aree per acquacoltura. I satelliti hanno una precisione al suolo di un metro, un metro e mezzo: i droni possono averla di qualche centimetro».
Dall’ex Jugoslavia all’Africa la tecnologia degli aerei senza pilota, al centro anche di polemiche e critiche come nel caso dei raid in Afghanistan e nelle zone tribali del Pakistan, continua “a parlare” giuliano. Pochi giorni fa nella Repubblica democratica del Congo, nella zona di Goma contesa tra governativi e ribelli, i “caschi blu” dell’Onu hanno ricevuto i primi dei cinque Uav che li aiuteranno nel monitoraggio del territorio. Sono i “Falco” prodotti dalla Selex Es (galassia Finmeccanica) di Ronchi dei Legionari, in parte con tecnologia “Utri”, azienda che aveva sede a Trieste: ha vinto la gara d’appalto per la prima fornitura in assoluto di tali sistemi a truppe del Palazzo di vetro. Il collaudo pubblico è riuscito, se non fosse che l’aereo non era poi così silenzioso come era stato assicurato. Colpa di un’incomprensione: il silenziatore del motore non era compreso nel prezzo della gara e quindi la Selex non l’aveva montato. Poco male: dopo l’ordine, forse è già arrivato. Per sperare di portare un po’ di sicurezza in quel devastato angolo del Continente nero.
Pier Paolo Garofalo
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