I negazionisti croati emendano la voce Jasenovac su Wikipedia

ZAGABRIA Fu uno dei lager con le condizioni più atroci sul suolo europeo, non a caso ribattezzato la «Auschwitz balcanica», tristemente celebre per le almeno 80 mila vittime, annientate non attraverso una scientifica macchina dello sterminio come quella tedesca, ma presi per fame, malattie, uccisi con metodi barbari, con coltelli e armi rudimentali. Eppure per qualcuno Jasenovac, attivo dal 1941 al 1945, non fu un campo di sterminio, ma solo un ordinario «campo di raccolta e lavoro», utilizzato prima dallo «Stato indipendente della Croazia» e poi dalla «Jugoslavia socialista».
È questa la più che controversa definizione di Jasenovac ispirata al negazionismo che è ricomparsa sulla versione croata di Wikipedia ad agosto, provocando aspre reazioni nei Balcani. Wikipedia croata, nella pagina sul lager, apertamente indica ora che diversi e non specificati «autori» ritengono il «numero delle vittime esagerato». Fra le basi del revisionismo propagandato attraverso Wikipedia, hanno denunciato vari media locali, una ridda di siti internet poco affidabili e di ricercatori e personalità vicine all’ultradestra croata, in un tentativo di riscrittura della storia che il portale croato Index ha apertamente definito una vera e propria «apologia filo ustascia».
La versione revisionistica di Jasenovac ha provocato forti critiche. Il politologo croato Zarko Puhovski citato dal giornale serbo Telegraf, si è detto scioccato, mentre per il politico e attivista serbo Miodrag Linta si tratterebbe di un rinnovato tentativo di riabilitare il regime di Ante Pavelić.
Tentativo che era stato osservato anche la scorsa primavera, con la rimozione su Wikipedia di tutti i riferimenti precedenti al «campo della morte», modificati appunto in «campo di raccolta». A marzo, a reagire era stato per primo il più celebre cacciatore di nazisti, il direttore del Simon Wiesenthal Center a Gerusalemme, Efraim Zuroff, che aveva parlato di «aperto negazionismo dell’Olocausto». Ma a incendiare il dibattito è stato, in queste settimane, anche un corsivo pubblicato dall’autorevole quotidiano croato Vecernji list, dedicato a un libro su Jasenovac, scritto da Igor Vukić, in cui si sostiene che nel lager furono commessi crimini. Ma nel campo ci sarebbero state anche «occasioni di divertimento, match sportivi, concerti, performance teatrali». Poi, immancabile, il tentativo di ridurre il numero delle vittime, segnalando che, secondo presunti nuove fonti, «nel 1941 ci sarebbero stati circa 1.200 prigionieri nel campo», ma si parlò di «10.700 uccisi».
«Ci sono orribili realtà della storia che non vanno messe in discussione, distorte o negate da chi abbia anche un minimo di integrità morale o senso di decenza», ha scritto in una lettera aperta Menachem Rosensaft, consigliere generale del World Jewish Congress, commentando l’articolo sul Vecernji list. E mettendo all’indice chi partecipa a una «inaccettabile campagna per riabilitare gli ustascia. E cancellare i loro crimini». —
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