I mille cuccioli sequestrati curati al centro Terranova

di Laura Blasich
SAN CANZIAN D’ISONZO
In quattro anni il Centro di recupero della fauna selvatica istituito dalla Provincia a Terranova ha accolto non solo animali ritrovati feriti, ma anche un migliaio di cuccioli di cane provenienti dai sequestri effettuati dalle forze dell’ordine in provincia e nel resto della regione. Nella maggior parte dei casi, cagnolini di nemmeno due mesi e ridotti in condizioni di salute precarie dal viaggio.
Il team guidato da sempre da Damiano Baradel è però riuscito a ridurre la mortalità a una media del 10%, che comunque significa che un centinaio di piccoli non ce l’ha fatta. Lavorando poi sul recupero di un giusto rapporto con gli umani. «Al momento, sono ancora accolti 13 cani, provenienti da due sequestri distinti effettuati dalla Polizia di frontiera di Gorizia e dalla Polstrada di Gorizia», spiega Baradel. Nei box ricavati all’interno dell’edificio di famiglia c’è anche un bulldog inglese di circa due mesi arrivato in seguito a un sequestro precedente e non ancora affidato, perché con problemi di deambulazione. Negli altri box dormono o giocano tre bulldog francesi, dei maltesi e tre cuccioli talmente piccoli (arrivati attorno ai 20 giorni di vita) che, al momento, spiega Baradel, non è stato possibile identificare con certezza la razza.
Solo la scorsa settimana, il Centro ha completato l’affidamento dei 41 cuccioli di cane scoperti a inizio marzo a bordo di un furgone dalla Compagnia della Guardia di finanza di Gorizia e di sei gatti di razza. «Il Centro di Terranova è quindi estremamente simbolico per far comprendere cos’è il traffico di piccoli di cane di razza», ha detto Ilaria Innocenti, responsabile nazionale del settori cani e gatti della Lav (la Lega antivivisezione), presentando giovedì pomeriggio nella struttura il libro “La fabbrica dei cuccioli”, scritto assieme alla giornalista Macrì Puricelli. Ad ascoltare alcune delle persone che hanno adottato uno dei cuccioli transitati dal centro, ma anche i carabinieri e personale del Corpo forestale regionale. «Mille cani sono transitati di qua - ha proseguito -, ma molti di più non sono stati intercettati». Nel libro, che prende le mosse dal dossier realizzato nel 2008 dalla Lav e che ha portato nel 2010 l’Italia a riconoscere il reato di traffico di animali da compagnia (unico Paese in Europa), si parla del fenomeno, ma anche delle storie di chi ha accolto uno dei cuccioli introdotti illegalmente nel territorio nazionale. Dopo un viaggio spesso effettuato in condizioni spaventose e non breve. I Paesi di “produzione” dei cuccioli sono la Slovacchia, la Repubblica Ceca, Ungheria e Romania, come a Terranova possono confermare. La domanda, del resto, c’è, ha sottolineato Ilaria Innocenti, ed è di duplice natura, perché c’è chi vuole un cane di razza a basso costo e allevamenti e negozi che invece puntano a rivendere per il loro valore di mercato (in alcuni casi superiore ai 1000 euro) cuccioli acquistati per 50-60 euro. «In ballo ci sono quindi il benessere degli animali, la salute pubblica, riverberi di tipo fiscale», ha sottolineato Ilaria Innocenti. Il libro offre comunque non solo gli ultimi dati di questo traffico legato alla zoomafia, ma illustra le attuali leggi, anticipa i futuri regolamenti che la Commissione europea varerà, dà conto dell’impegno delle associazioni animaliste, delle forze dell’ordine e della magistratura.
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