"I militari esperti in aiuti umanitari formino le Ong"
di Pier Paolo Garofalo
“Il concetto stesso di nemico è cambiato e questa circostanza muta le regole del gioco”. In un’epoca nella quale le minacce cosiddette asimmetriche preoccupano più dei conflitti armati sviluppati in maniera convenzionale e nella quale “vincere la guerra è più facile che vincere la pace”, per gli esperti di cooperazione civile-militare (Cimic) è quanto mai opportuno fare il punto della situazione, tentando d’individuare nuove risposte agli inediti scenari operativi attuali e del prossimo futuro.
A tale proposito, un’opportunità importante, a livello internazionale, si è rivelato il recente 10° Forum internazionale dei comandanti delle Unità specializzate in cooperazione civile-militare della Nato, organizzato dal Multinational Cimic Group di Motta di Livenza (Tv) su delega del Supreme Headquarters Allied Powers Europe.
L’evento, svoltosi a Oderzo nella prestigiosa cornice di Palazzo Foscolo, ha riunito ben 49 tra comandanti delle Unità dell’Alleanza Atlantica e membri del Partnership for Peace (PfP) nonché specialisti del settore provenienti da 19 Paesi.
E’ stata un’occasione, nel tipico “stile Cimic”, per condividere con autorità civili, rappresentanti degli atenei, della Croce Rossa Italiana e della stampa, non solo varie tematiche afferenti alla cooperazione e interazione fra la componente civile e quella militare, oramai fattore imprescindibile in tutti i teatri operativi, ma di forgiare nuovi concetti da cui fare discendere prassi funzionali alle mutate esigenze di sicurezza percepite dalla comunità internazionale.
Da qui, a esempio, il concetto più “audace” espresso al Forum, formulato da uno dei principali relatori, l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Militare e poi della Difesa Vincenzo Camporini. Considerando, come la maggior parte dei vertici della Nato, il fianco Sud potenzialmente più pericoloso di quello a Est con il contrasto Ucraina-Russia e il nuovo attivismo di Mosca, il generale ha auspicato che gli esperti e le unità Cimic occidentali possano contribuire a formare il personale delle Ong nella cogestione del fenomeno migratorio. Questo potendosi meglio interfacciarsi con la struttura militare dedicata e magari rilevando alcuni ruoli attualmente svolto dal personale civile delle organizzazioni non governative internazionali, il cui recente operato è stato punteggiato da ombre.
Più in generale, il Forum dei comandanti Cimic ha affrontato la cooperazione civile-militare nell’ambito delle cosiddette Operazioni “Articolo 5”, ossia quelle azioni intraprese dai Paesi dell’Alleanza Atlantica in termini di difesa collettiva e reazione a un attacco armato. Camporini, attuale vice presidente dell’Istituto affari internazionali, ha sottolineato l’importanza e la necessità di conoscere profondamente i costumi, le tradizioni, la cultura e, più in generale, l’ambiente in cui le unità e gli specialisti Cimic devono operare sviluppando la capacità d’interagire con le molteplici e diversificate entità civili presenti nel teatro d’operazioni, a prescindere dal relativo quadro legale (“Articolo 5” o no). Flessibilità rimarcata anche dal generale Toon van Loon, già comandante del 1° German/Dutch Corps con pluriennale esperienza nei Comandi Nato.
E’ dal 2002 che l’Italia si è dotata di un’unità specializzata in cooperazione civile-militare, appunto il Multinational Cimic Group, interforze a guida Esercito e multinazionale, affiliata alla Nato, con i contributi di Grecia, Portogallo, Romania, Slovenia e Ungheria. Attualmente al comando del colonnello Francesco Greco, è in grado d’intervenire in tutto lo spettro dei conflitti e delle crisi. Effettuando una valutazione costante dell’ambiente socio-culturale, agisce per mantenere il consenso della popolazione civile e coordina gli sforzi a esempio relativi alla realizzazione di progetti formativi, infrastrutturali, di sviluppo economico e sanitario. Uno dei fattori, questo, che contribuisce alla “force protection” e al conseguimento degli obiettivi della missione nella quale è inquadrata.
Il Multinational Cimic Group fornisce attualmente assetti in tutte le principali missioni che vedono impegnati contingenti italiani, dal Libano al Kosovo, dall’Afghanistan alla Somalia e per l’Operazione Eunavformed Sophia, di contrasto alle rotte dei trafficanti di esseri umani.
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