I medici sloveni: «Siamo come sul Titanic»

Il direttore del centro infettivi della clinica di Lubiana: «I capi pensano solo ai posti letto». Croazia, record di nuovi contagi
Zagabria tutti con la mascherina mentre si scende o si sale sul tram che attraversa la capitale. jutarnji.hr
Zagabria tutti con la mascherina mentre si scende o si sale sul tram che attraversa la capitale. jutarnji.hr

ZAGABRIA Troppi i morti e ospedali oramai soffocati dai ricoveri: è questo in sintesi quanto appare dal quadro epidemiologico in Slovenia e Croazia. L’epidemia di Covid 19 sta letteralmente facendo scricchiolare il sistema sanitario dei due Paesi contermini dove solamente il superlavoro dei medici e del personale infermieristico riesce a tenere le due “navi” in linea di galleggiamento.

Tuttavia il dottor Aleš Rozman, direttore dell’ospedale Golnik in Slovenia non usa mezze parole: «Qui in ospedale - dichiara il medico al quotidiano Delo di Lubiana- abbiamo ancora poche stanze, ma non abbiamo più personale che si occupi dei pazienti. Dobbiamo anche trattare pazienti con cancro, tubercolosi e polmonite grave. Dovremmo lasciarli morire? si chiede. Le sue sono parole di sfogo di un professionista che lavora 24 ore al giorno e da molti giorni non dorme che poche ore la notte. «Non ho mai visto persone così gravemente ammalate in tutta la mia carriera - prosegue il medico - chi non crede che il virus esista comincia a crederci solo quando si ammala». Come procedere allora in questa situazione? Come lavorare?

«Questo deve essere chiesto alle persone che cercano ogni scappatoia nelle leggi per evitare l'azione. Ci sono dei limiti. Non abbiamo un numero infinito di letti. Noi qui siamo come sul Titanic». Parole taglienti che fanno capire come non tutti stanno remando nella stessa direzione. Anche i dirigenti del Collegio universitario di Lubiana si occupano "solo" del trasferimento del personale. L'aspettativa del ministero che il Centro clinico universitario (Ukc) si faccia carico di 500 pazienti con Covid-19 - ce n'erano 255 ieri, 49 dei quali in terapia intensiva - andrebbe a scapito di altri pazienti difficili. «La situazione è allarmante. Ogni giorno aggiungiamo letti supplementari, anche in terapia intensiva, ma manca il personale medico, anche noi medici ci ammaliamo non siamo superman», spiega il professor Matjaž Jereb, responsabile della terapia intensiva presso la clinica per malattie infettive. Da settembre ad oggi sono stati contagiati 525 membri del personale medico del Centro medico universitario di Lubiana, altri sono «stanchi, esausti, ai limiti delle capacità». Per la cronaca ieri i nuovi contagi in Slovenia sono stati 1.564 su 5.895 tamponi, quindi il 26,5% dei testati è risultato positivo. I ricoverati erano 1.069 di cui 168 in terapia intensiva. Decedute 26 persone.

Stesso triste copione anche per la sanità croata. Ospedali che traboccano pazienti Covid e medici e infermieri sull’orlo del collasso. Nelle ultime 24 ore i nuovi contagi sono stati 2.890 (nuovo record) su 9.317 tamponi effettuati, un test su tre è risultato positivo. Deceduti 34. Numeri che fanno paura, ma che le autorità politiche e sanitarie del Paese sembrano sottovalutare. A sottoscrivere ciò è stato ieri lo scienziato e ricercatore all’università Goethe di Francoforte, il dottor Ivan Đikić il quale sostiene che la situazione in Croazia nell'ultimo mese è stata estremamente allarmante. «In quattro mesi ci sono stati oltre 680 morti - afferma - rispetto alla primavera, c'è un aumento di 5,3 volte della mortalità, il che è incredibilmente allarmante». «Il governo deve fare sul serio - precisa Đikić - oppure ci saranno 1.500 morti o forse anche di più entro la fine dell’anno». Insomma o si “chiude” il Paese o sarà una strage. —

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