I marina Hannibal e Lepanto in ansia per quasi 200 barche: la metà dei clienti austriaci o tedeschi

Ormai da mesi mancano da Monfalcone Cazzaniga: «Temo la fuga come nel 2011». Cugola ottimista: «Torneranno»
Bonaventura Monfalcone-20.06.2017 Marina Hannibal Barche Campionato Assoluto Altura-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.06.2017 Marina Hannibal Barche Campionato Assoluto Altura-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz fa il duro sull’apertura dei confini verso l’Italia, esorta i tedeschi a rimanere in Austria scoraggiandoli a proseguire verso Sud (se non percorrendo d’un fiato il territorio senza fermarsi), costringe i suoi stessi concittadini, se espatriano nel Friuli Venezia Giulia, a fare la quarantena al loro rientro. E solo a Monfalcone i due più grandi marina come Hannibal e Lepanto sperano nel miracolo, in un’apertura, per non mettere a rischio almeno 200 posti barca.

Nelle due strutture infatti quasi la metà delle imbarcazioni ospitate infatti appartiene a cittadini austriaci o tedeschi che hanno scelto come base nautica Monfalcone. Finora solo in pochi armatori e di nascosto sono riusciti a raggiungere le loro imbarcazioni, la quasi totalità è da mesi che non riesce ad arrivare a Monfalcone. E c’è il rischio che si verifichi quanto è successo tra 2011 e 2014, quando il governo Monti mettendo una supertassa sulle imbarcazioni ha visto fuggire una gran parte degli armatori verso Slovenia e Croazia. Allora sono scappati molti italiani, stavolta potrebbe accadere con tedeschi e austriaci attirati da favorevoli contratti triennali per ormeggiare l’imbarcazione, come nel 2011.

E se il responsabile del Lepanto, Andrea Cugola è ottimista, crede nell’«intelligenza dei clienti che hanno capito la situazione e pazientano», il titolare dell’Hannibal, Carlo Cazzaniga che di esperienza, considerata l’età, ne ha da vendere e ne ha viste di tutti i colori, è molto preoccupato e guarda sconcertato le notizie che si susseguono e si chiede in tutto questo caos dov’è il governo italiano.

«Sono travolto dalle telefonate dei nostri clienti che per metà sono austriaci e tedeschi – racconta – nel marina ospitiamo un centinaio di barche di armatori che arrivano dall’Austria e dalla Germania, in particolare Monaco di Baviera. Mi telefonano, mi dicono disperati che non possono venire a vedere la loro barca e che per farlo devono ottenere un permesso speciale di sole 72 ore per non rientrare con l’obbligo della quarantena. Leggo tutti i giorni i giornali, guardo la tv, vedo tutta questa campagna contro l’Italia. E mi chiedo come è possibile che sia successo in questo angolo della Regione che è dipendente dal mercato austriaco e tedesco. Non abbiamo inventato noi lo sbocco sull’Adriatico di quello che era l’ex impero Asburgico».

Scuote la testa Cazzaniga, dice che «vive alla giornata», osserva molte imbarcazioni sulle quali non sono nemmeno partiti i lavori di manutenzione annuale, teme che si ripeta l’onda negative del 2011 a causa di Monti con le barche che fuggono. Ma intanto tiene duro e non mette in cassintegrazione i 15 dipendenti che ora fanno la manutenzione al marina. In attesa del ritorno. Cugola invece è più fiducioso.

«Abbiamo una settantina di barche di clienti austriaci e tedeschi – spiega – ma fortunatamente non ho ricevuto telefonate di lamentela o di armatori che minacciano di andarsene. I nostri clienti si sono rivelati molto intelligenti, dicono che non appena si riapre torneranno e vivranno la barca ancora più intensamente dopo la chiusura viste le garanzie di sicurezza all’aperto e distanziati. Maggio è andato perduto, speriamo in giugno e nelle notizie delle riaperture del confine dal 3. Forse tedeschi e austriaci torneranno». –

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