I grillini tagliano le buste paga di Palazzo
TRIESTE. «Adesso non si dirà che siamo gli unici a chiederlo. In Emilia Romagna ci sono già arrivati». Elena Bianchi è pronta a sventolare in Consiglio le notizie che arrivano dall’assemblea di una regione non troppo lontana: indennità mensile degli inquilini di Palazzo fissata a 5mila euro lordi, sforbiciate alle indennità di funzione, riduzione del rimborso per le spese di esercizio a 2.258 euro, eliminazione dell’indennità di fine mandato. «Anche il Friuli Venezia Giulia dovrà tagliare i costi della politica nella prossima Finanziaria» incalza Bianchi.
Ci avevano già provato, i grillini. Sempre respinti. Ma, nei giorni in cui inizia il percorso consiliare – oggi la giunta illustra la Stabilità 2016 in prima commissione - la portavoce rilancia l’assalto alla Casta, annunciando sin d’ora un emendamento mirato a ridurre le buste paga degli eletti da 6.300 a 5mila euro lordi mensili e i rimborsi da 2.500/3.500 (la cifra più bassa per triestini e goriziani) a 2mila/2.500 euro. «Non saremo i più bravi di tutti perché l’Emilia Romagna ci ha preceduti – ironizza la consigliera 5Stelle –, ma meglio adeguarsi». Una sollecitazione concreta nell’attesa, per i grillini come per il resto dell’opposizione, di approfondire la manovra.
A prima vista, secondo Riccardo Riccardi, «vengono però confermate le preoccupazioni della Corte dei conti su un bilancio bloccato per il 90%». Su 3,4 miliardi a disposizione, evidenzia il capogruppo forzista, «2,4 vanno a sanità e welfare, altri 400 milioni agli enti locali, 200 milioni a trasporti e mobilità. Non c’è dubbio che, per poter incidere davvero, si dovranno ridefinire i rapporti finanziari con lo Stato». Dall’assessorato alle Finanze, fa sapere ancora Riccardi, «attendo di capire quanti soldi ci spetterebbero del fondo sanitario nazionale se non avessimo rinegoziato le compartecipazioni per un Ssr autonomo. Fatti i conti, potrebbe essere inderogabile un cambiamento strutturale perché non possiamo pensare di trasformare la Regione in una grande azienda della sanità».
Ci fossero più risorse libere, prosegue il consigliere azzurro, «sarebbe opportuno approvare un piano espansivo per i lavori pubblici, per l’edilizia in particolare. Anche in questo caso lo Stato dovrebbe riconoscere la virtuosità dei nostri bilanci e allentare la morsa del patto di stabilità, consentendo agli enti locali di spendere denaro già in cassa». Tra gli altri input, «un’attenzione straordinaria alla questione immigrazione, la revisione degli strumenti finanziari e l’abbattimento delle tasse».
Il fisco, pure per Alessandro Colautti (Ncd), è un tema chiave: «Premesso che ormai le manovre sono “work in progress” nel corso dell’anno e che, a quanto pare, la Finanziaria 2016 si presenta come tradizionale e nulla più, si pone come urgente lo sfruttamento dell’opportunità della fiscalità di sviluppo, ora sancita con decreto in norma statutaria. In linea con lo sforzo, e i primi risultati, di Renzi a Roma, anche la Regione deve agire sulla pressione tributaria per riavviare i consumi». Barbara Zilli (Ln) chiede invece più fondi per le giovani coppie: «Il reddito integrato non può funzionare perché assistenziale e limitato come platea. Né possono bastate i 5,2 milioni per l’abbattimento rette asili nido per chi è ancora oggi costretto a scegliere tra fare un figlio e mantenere il lavoro». Insomma, insiste la consigliera leghista, «serve più coraggio». Anche in sanità: «I 3 milioni destinati all’assistenza domiciliare delle persone con bisogno assistenziale a elevata intensità sarebbero una somma utilmente destinata se non rappresentassero la contropartita di un taglio indiscriminato dei posti letto in virtù di una assistenza territoriale che non è neppure stata enucleata». Quanto al Pd, per ora, nessuna particolare richiesta. Renzo Liva assicura che «sarà una Finanziaria per sostenere riforme, sistema economico e imprese».
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