I giudici fermano “Zamparini-city” a Grado

Il Tribunale condanna il figlio per violazione delle norme ambientali e invalida i permessi di costruzione
Di Franco Femia

GRADO. Il progetto del Gruppo Zamparini di creare l’insediamento “Vivere in laguna” a Valle Cavarera rischia di saltare o quanto meno di slittare nei tempi dopo la sentenza emessa dal tribunale di Gorizia. Il giudice monocratico Rossella Miele, infatti, ha condannato a un anno e 4 mesi di reclusione Andrea Maurizio Zamparini, 47 anni, figlio del imprenditore Maurizio Zamparini patron del Palermo calcio e legale rappresentante della ditta Monte Mare, proprietaria dell’area. Andrea Zamparini è stato ritenuto responsabile di aver contravvenuto alle norme ambientale eseguendo lavori in area paesaggistica senza le dovute autorizzazioni.

Ma il giudice ha disposto anche dichiarato l’inefficacia del permesso di costruzione in sanatoria rilasciato dal Comune di Grado il 12 febbraio 2009 nonchè dei decreti emessi dalla Regione numero 397 del 20 giugno 2008 e del 6 agosto 2009. Ha inoltre ordinato il ripristino dello stato dei luoghi.

Una sentenza, quindi, che non può non avere ripercussioni sul progetto Zamparini anche se probabilmente contro la condanna sarà presentato ricorso in appello. Tra l’altro va ricordato che il consiglio comunale nel maggio scorso ha dato via libera al piano particolareggiato di Valle Cavarera proposto da Zamparini. Il piano di lottizzazione prevede insediamenti per attività di wellness, sportive ed edilizie oltre a parcheggi. La superficie interessata a questo progetto è di 495mila metri quadrati con una volumetria di 394mila metri cubi.

Con Andrea Zamparini è stato pure condannato a un anno e 4 mesi Giovanni Bearzotti, 48 anni, residente a Bagnaria Arsa; un anno di carcere (pena sospesa) invece per Giulio Ranni, 67 anni, residente a Valencia e Remo Livoni, 56 anni, residente a Trivignano Udinese, tutti e tre coinvolti a vario titolo nell’inchiesta giudiziaria. Sono stati invece tutti prosciolti per intervenuta prescrizione per una contravvenzione riguardante la gestione in discarica di rifiuti speciali non pericolosi senza le prescritte autorizzazioni.

I fatti rievocati in tribunale risalgono al 2007 e riguardano, come recita il capo di imputazione, interventi fatti nella Valle Cavarera. Si trattava di lavori di riporto in quota dell’area mediante l’apporto di inerti (terra e rocce di scavo) all’interno di un’area a vincolo paesaggistico in quanto dichiarato di notevole interesse pubblico; lavori che sono stati eseguiti senza le necessarie autorizzazioni previste dalla normativa in materia di tutela dell’ambiente e regolata dal decreto legislativo numero 42 del 2004. Gli inerti, centinaia di migliaia di metri cubi, provenivano da Muggia e secondo gli accertamenti eseguiti contenevano idrocarburi in una percentuale superiore al consentito.

I difensori dei quattro imputati hanno chiesto l’assoluzione dei loro clienti con varie formule che vanno dal non aver commesso il fatto al fatto non sussiste chiedendo in via subordinata l’applicazione della prescrizione per la contravvenzione relativa sempre a normative di tutela ambientale.

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