I gioielli trafugati da Palazzo Ducale, caccia al sesto uomo della gang balcanica

I cinque presi fra Zagabria e Medolino. La “mente” fa parte dei Pink Panthers, specializzati in super-colpi nel mondo

ZAGABRIA Quasi un anno di indagini nel riserbo più assoluto, ma alla fine la banda dei gioielli del Maharajà è stata presa. La polizia croata, in stretta e costante collaborazione con quella italiana, ha arrestato cinque persone sospettate del clamoroso furto di gioielli della collezione Al Thani compiuto il 3 gennaio scorso a Palazzo Ducale, a Venezia, durante la mostra «Tesori dei Moghul e dei Maharaja».

E così è finito in manette il 65enne croato Vinko Tomić, secondo gli investigatori, la mente del furto. Una persona con diverse identità, già ricercata in Svizzera per un furto di diamanti del valore di 8 milioni di franchi svizzeri all'esposizione «Baselworld 2011», e per gli inquirenti legata a numerose rapine commesse in tutto il mondo. Tomić sarebbe associato alle “Pink Panthers”, rete internazionale protagonista di furti e rapine in diversi Paesi.

Sarebbe stato lui, secondo la polizia, a prelevare materialmente un paio di orecchini e una spilla del valore di due milioni di euro dalla teca della Sala dello Scrutinio al Palazzo Ducale di Venezia. Per organizzare il colpo si è avvalso dell'aiuto di cinque complici, di cui tre di nazionalità croata e due serba. E così con lui sono stati arrestati Želimir Grbavec, 48 anni (croato), Zvonko Grgić, 43 anni (croato-bosniaco), e Vladimir Durkin, di 48 (croato-bonsiaco), tutti fermati in Croazia e uno bloccato a Medolino nei pressi di Pola in Istria. Un quinto uomo, il 54enne serbo-bosniaco Dragan Mladenović, è stato fermato invece al valico di frontiera di Tovarnik. Un sesto uomo, probabilmente Goran Perović, sarebbe ancora in fuga ed è attivamente ricercato in queste ore.

Gli investigatori della squadra mobile di Venezia e dello Sco di Roma hanno ricostruito i movimenti della banda analizzando le immagini registrate dalle telecamere di Palazzo Ducale e della città e controllando le celle telefoniche. Gli agenti sono riusciti a individuare il luogo in cui avevano alloggiato i ladri e, tramite la collaborazione con la polizia croata e serba e con l'aiuto della tecnologia, li hanno identificati. Fondamentali anche i social network, attraverso i quali la polizia ha raccolto elementi per confermare l'identità dei membri del gruppo. Dai profili Facebook gli agenti hanno notato che uno degli indagati indossava, in una foto, lo stesso anello che portava il giorno del furto.

Due tentativi avevano preceduto il clamoroso colpo del 3 gennaio scorso a Palazzo Ducale a Venezia, commesso durante l'ultimo giorno di apertura della mostra. Il primo risale al 30 dicembre e non era andato a buon fine perché i banditi non erano riusciti ad aprire la teca. Il secondo è del 2 gennaio. In questo caso i ladri erano stati allontanati da Palazzo Ducale dopo che una donna, che aveva notato uno di loro premere sulla teca, aveva avvisato la sorveglianza. Il giorno successivo il colpo è andato a segno.

Ad entrare in azione erano stati tre uomini, scappati con un paio di orecchini e una spilla del valore commerciale di due milioni di euro. I tre, dopo essersi allontanati da piazza San Marco, erano fuggiti verso piazzale Roma, dove ad aspettarli c'era un quarto uomo con una macchina che li ha portati subito all'estero. I cinque indagati si trovano ora in carcere in attesa dell'estradizione. —


 

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