I giochi di Palazzo “resuscitano” il Pdl

A più di un mese dalla scissione in Consiglio non c’è traccia di Forza Italia e Nuovo centrodestra. I motivi: posti e personale
Di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Era la sera del 19 novembre quando, chiusi i lavori in aula, Renzo Tondo aveva annunciato la scissione nel Pdl secondo lo schema nazionale. Da una parte i berlusconiani Riccardo Riccardi, Rodolfo Ziberna e Roberto Novelli, confluiti nella rediviva Forza Italia, dall’altra Alessandro Colautti, Paride Cargnelutti e “l’indipendente” Luca Ciriani pronti a mettere in piedi la scommessa di Alfano creando il Nuovo Centrodestra. Sono seguite conferenze stampa, dichiarazioni e incoronamenti sul campo per i futuri capigruppo. Ma è passato più di un mese e in Consiglio regionale, concretamente, non se n’è fatto ancora nulla. Tutto resta uguale.

Così, in Fvg, il Pdl non va in scadenza, di fatto sopravvive. Basta osservare cosa è accaduto appena qualche giorno fa: l’opposizione a Debora Serracchiani, durante la Finanziaria, l’hanno fatta tutti sotto la stessa sigla di prima. Più o meno come l’anno scorso, con la differenza che Elio De Anna e Bruno Marini, i due che per primi si erano staccati dal partito del predellino, sono confluiti nel Misto. Dagli uffici, peraltro, non è arrivata alcuna comunicazione, né richiesta per la creazione dei nuovi gruppi. Cosa sta succedendo in piazza Oberdan, nei corridoi del centrodestra? Dietro la calma apparente che avvolge il Palazzo, ora a riposo dopo la maratona sul Bilancio, continuano le battaglie per posti di comando e addetti di segreteria.

Il primo nodo riguarda la commissione Controllo, finora in capo a Riccardi. Da futuro capogruppo di Fi avrebbe lasciato l’incarico al collega De Anna. Solo che Autonomia Responsabile, l’altra forza della coalizione di cui è capogruppo Roberto Dipiazza, reclama il ruolo. Non tanto l’ex sindaco di Trieste, quanto il consigliere Valter Santarossa. Il braccio di ferro con Riccardi è tutt’ora in atto. L’altro problema investe, ancora una volta, il personale. Con la nuova squadra forzista, Marini e De Anna vorrebbero portarsi appresso persone di propria fiducia. Il triestino punta i piedi per Maurizio Marzi, mentre il pordenonese per Patrizia Armaroli, dipendente regionale e già capo-segretaria dell’ex assessore, ora assegnata agli uffici della Segreteria regionale del Consiglio. Due inserimenti che porterebbero squilibri tra gli assunti, considerando che il decreto Monti aveva stabilito un limite di spesa. Anche Autonomia Responsabile, che in passato aveva ceduto sugli addetti, si starebbe opponendo.

Marini però tira dritto: «Io e De Anna siamo gli unici consiglieri di centrodestra a non avere una persona di propria assoluta fiducia negli staff – ricorda – prima nel Pdl e poi nel Misto. Adesso in Fi non ci devono più rompere i c...». Critico, il triestino, anche sullo stallo nella coalizione: «A distanza ormai di tantissimi giorni dagli annunci pubblici non capisco cosa ostacola ancora la formalizzazione giuridica dei due gruppi». Riccardi stempera: «Siamo stati impegnati in Finanziaria, che si è chiusa venerdì e poi c’era Consiglio. Non mi pare che ci sia alcun problema». Lo stesso Dipiazza allontana le polemiche sottolineando «il buon rapporto» tra i gruppi. «Non ci sono tensioni all’interno, il nostro obiettivo – osserva – è creare un centrodestra forte, alternativo alla sinistra. Ci metteremo attorno a un tavolo e decideremo. Poi – chiosa l’ex sindaco di Trieste – ricordiamoci che stiamo parlando della presidenza di una commissione. Cioè, rendiamoci conto, lo zero virgola uno cosmico».

Colautti, prossimo capogruppo di Ncd concorda con Riccardi «che il rallentamento è stato determinato dalla Finanziaria. Ora – assicura – per noi ci sono le condizioni per attuare il cambio da gennaio, visto che entrerà in vigore la norma che consente i passaggi senza troppa burocrazia e che permette al personale di non doversi licenziare per poi venire riassunto, con il rischio di perdere diritti acquisiti come le ferie». Con il nuovo corso e gli addetti di segreteria in sicurezza, Ncd lascerà definitivamente il vecchio marchio Pdl, che permaneva ancora con la contrarietà dei forzisti. Ma l’operazione potrebbe non piacere a Ciriani che vorrebbe mantenere il cappello con cui è stato eletto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo