I genieri della "Julia" per il ponte della pace in Centrafrica

Nella capitale Bangui collegheranno due quartieri di comunità divise

Due comunità ostili, in conflitto, un fiume che le divide nel perimetro della città dove si auspica possano tornare a convivere. Infine un ponte su quel corso d’acqua, da presidiare, da ricostruire o da edificare, a seconda delle circostanze. È accaduto tante volte e accade ancora. Ieri ad esempio a Mitrovica, in Kosovo. Oggi a Bangui, la capitale della Repubblica centraficana, dove l’odio, la violenza e la miseria rimangono vivi dopo lo scoppio della guerra civile nel 2013.
In questo caso il ponte va costruito “da zero” e a farlo saranno i genieri alpini della Brigata Julia, la grande unità con quartier generale a Udine. Ridislocati in quel Paese, gli uomini del 2° reggimento fanno parte della missione dell’Unione europea Eufor-Rca in Centrafrica. Dopo avere trascorso il Natale e le festività di questa stagione in una cornice insolita, a 44 gradi all’ombra, lontano migliaia e migliaia di chilometri da casa ma circondati dalla solare umanità degli abitanti locali, i “genieri con la piuma” di recente hanno portato a termine il loro primo progetto di ricostruzione e sviluppo. In quella che può definirsi una sorta di prova generale dell’importante operazione con la quale si uniranno, almeno logisticamente, le due comunità rivali, hanno costruito e messo in opera nello spazio di tre giorni un ponte metallico leggero nonostante le pesanti condizioni meteo.

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Con la nuova struttura è stata ripristinata la viabilità pedonale e dei veicoli in un quartiere di Bangui, nei pressi dell'aeroporto. Una mossa dalla valenza duplice: offrire un’opportunità di sviluppo economico ai locali e garantire ai reparti militari internazionali una maggiore mobilità, quindi più efficacia e sicurezza.
La struttura, realizzata dal laboratorio lavorazioni metalliche, era stata richiesta dalla comunità della zona per facilitare il transito dei prodotti agricoli della zona verso i mercati della capitale, con un considerevole risparmio di tempo e maggiore sicurezza.
Come spesso in Africa, alla posa del ponte avvenuta con l’ausilio di macchine speciali del Genio hanno collaborato anche numerosi abitanti del quartiere, in un clima festoso per il dono ricevuto, molto utile e di lunga durata.
A breve i genieri alpini di Trento, nelle cui fila sono inquadrati anche militari del Friuli Venezia Giulia, affronteranno il progetto principale. Che è esso stesso simbolo della vasta cooperazione internazionale nelle missioni di peace-keeping, cioè di mantenimento della pace. Il ponte per Bangui, di oltre 20 metri, costruito in Polonia, è stato fornito dalla Repubblica ceca, trasportato con un volo della Germania e sarà appunto installato dal contingente italiano.

I saluti di Natale tra gli alpini e i residenti a Bangui
I saluti di Natale tra gli alpini e i residenti a Bangui


Il 2° reggimento della “Julia”, ha avvicendato i colleghi dell'8° della Brigata Folgore in seno alla missione Eufor-Rca. Per le “penne nere” si tratta del ritorno dopo 20 anni nel continente africano, quando le Truppe alpine fornirono la maggioranza dei contingenti della missione di pace in Mozambico sotto l'egida delle Nazioni Unite, l’”Albatros”. La Eufor-Rca, che opera in partenariato con l’Ue e altre organizzazioni, dispone di circa 700 militari di 13 nazioni, a guida francese: il compito è di ristabilire la sicurezza e favorire lo sviluppo nella capitale di un Paese che nel 2013 è stato sconvolto da una crisi politica sfociata in una guerra civile e interconfessionale che ha provocato migliaia di vittime e un milione di sfollati, pari a un quarto della popolazione.

Le forze europee sono impegnate anche a facilitare lo schieramento dei “caschi blu” della missione delle Nazioni Unite Minusca, già iniziato e la cui fine è in calendario a marzo. Già l’arrivo degli uomini dell’Ue ha scongiurato una catastrofe umanitaria. L’Eufor-Rca ha rafforzato la sicurezza dell’aeroporto, un’area che ospita un campo profughi con 20mila sfollati, ben 100mila prima dell’arrivo delle truppe internazionali.

I genieri e i tecnici tricolori oltre a ripristinare la viabilità sono impegnati ogni giorno nella bonifica dei canali di scolo intasati, nei quali proliferano insetti e zanzare fonti di trasmissione della malaria, ancora oggi la prima causa di morte infantile a Bangui. «Anche per il carattere della nostra opera - commentano fonti italiane - siamo benvoluti: i peggiori nemici, se così si può dire, sono il caldo e le zanzare».

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