I gabbiani si specializzano nel furto di panini e brioches

Crescono le segnalazioni dei triestini che si sono visti rubare il cibo dalle mani. L’esperto: «Sono aumentati e hanno trovato una nuova strategia per nutrirsi»
Gabbiani in volo nello scatto di Francesco Bruni
Gabbiani in volo nello scatto di Francesco Bruni

TRIESTE Gelati, toast e brioches. In riva al mare e in centro città. I gabbiani “triestini” rubano il cibo dalle mani umane. Non è una leggenda metropolitana. Nemmeno una boutade estiva. «Signora, stia attenta, qui i panini li fregano facilmente» avvertono al famoso Pedocin non appena avvistano la cliente con il panino in mano. Uomo avvisato, mezzo salvato. Mezzo salvato, però, perché spesso il proprio pasto diventa per intero quello di un gabbiano. È un attimo e la mano rimane vuota.

Non succede solo nello stabilimento balneare, sul lato destro come su quello sinistro, perché i gabbiani non fanno differenza tra donne e uomini. Da piazza Ponterosso a piazza Goldoni, come raccontano i malcapitati, i gabbiani sfiorano le dita umane e a volte le feriscono pur di prendere al volo quel che passa il convento e che di solito sono sandwich con prosciutto e formaggio o gelati con tanto di cono annesso.

Ma cosa sta succedendo? Fabio Perco, direttore del parco Isola della Cona, esperto naturalista, fornisce una risposta scientifica: «I gabbiani sono aumentati e sono arrivati alla massima disponibilità alimentare. Quindi studiano nuove strategie per procacciarsi il cibo e qualcuno impara alcune soluzioni “originali”. Se la cosa ha successo, la trasmette ai suoi simili per emulazione». Il primo gabbiano, insomma, va in avanscoperta. E ci prova. Poi seguono gli altri. Il “furto” dalle mani degli uomini che stanno per mettersi in bocca un pezzo di pane, come ha sperimentato il “pioniere”, evidentemente funziona. E quindi si diffonde.

 

Un'altra splendida foto di gabbiani (Massimo Silvano)
Un'altra splendida foto di gabbiani (Massimo Silvano)

 

«Questo meccanismo è diffuso in diverse specie che stanno a contatto con gli uomini - continua Perco -. Dopo di che i gabbiani hanno molta plasticità nel comportamento e sono dotati di una certa intelligenza». Questi uccelli, che cacciano anche carcasse di delfini, animali moribondi e che si nutrono di immondizie, toporagni e grillotalpe, ora sono saliti di qualità.

Nei giorni scorsi sono molte le persone in giro per città che hanno visto il loro pranzo... volatilizzarsi. Ma nell’unica spiaggia in Europa che divide ancora i due sessi è un continuo tormento. Ormai succede che alcune clienti persone, spaventate, si mettono pure sotto la tettoia per finire il pranzo. «Una signora si è dovuta far fare dieci punti all’ospedale e un’altra è stata ferita alla mano» raccontano al Pedocin. Una nonna molto giovane e in forma passa con il nipotino: «Ho solo un graffio, ma mi vado a disinfettare, perché da infermiera so che sono animali zozzi». I gabbiani volano in tondo, a quota bassa, sopra le teste dei bagnanti, come dei corvi in cerca di prede. Un giro, due giri e poi stop, si ritirano in vedetta, proprio sopra lo stabilimento, un po’ di qua e un po’ di là del muro. Poi tornano, si appostano all’ombra sulle finestre dell’edificio che separa l’Ausonia dal Pedocin, tanto possono valicare qualsiasi confine. Una delle bagnine di turno racconta che la zona d’azione preferita risulta quella a destra della spiaggia, a ridosso del confine uomini e donne. E infatti, sempre nei giorni scorsi, i gabbiani hanno colpito anche nel reparto maschile. «Era ora di pranzo - racconta un ragazzo -, ho preso al baracchino un panino e un’acqua, il tempo di stendere l’asciugamano e togliere il panino dalla borsa, mi sono distratto un attimo e un gabbiano ha provato a portamelo via. Ma non ci è riuscito. Ho difeso il mio panino come quando a scuola “nascondi” i compiti al compagno di classe e l’ho mangiato velocemente». Un’altra vittima è Angela che, seppur messa immediatamente in guardia dal barista, forse non ha creduto alla storia dei gabbiani famelici: «Il mio panino è stato fatto in mille pezzi».

Dalla riva al centro la musica non cambia. Ponterosso è indiscutibilmente uno dei luoghi più amati a Trieste dai gabbiani. Testimone ne è Giulio che, con la sua focaccia appena sfornata, è uscito con mamma e nonna da un bar. Et voilà, tutto è sparito. Il “pericolo” viaggia anche in piazza Goldoni: Margherita si trovava lì quando il suo pranzo si è volatilizzato. Nemmeno via Rossini è sicura, come confida Giovanna. E che dire del Viale dove a essere inghiottita da un “rapace” gabbiano è stata la brioche di una ragazza? I gabbiani, senza timore, sorvolano pure i piatti degli ospiti dei ristoranti del centro da cui hanno attinto finora succulenti portate come prosciutto e melone e costate di maiale.

La soluzione? «La gente deve cercare di stare più attenta», dice Perco. E aggiunge che, come unica alternativa, «bisognerebbe abbattere i gabbiani, ma l’opinione pubblica sarebbe contraria».

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